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recensioni
CHE COSA SONO LE NUVOLE A PORCARI, IL REPORT CRITICO DI MARIO BIANCHI
IL 25 e 26 Marzo nel paesino alle porte di Lucca

Ed eccoci a farvi il resoconto dei due giorni ( 25 e 26 Marzo) della vetrina del “Lucca Teatro Festival – Che cosa sono le nuvole?”, realizzato per la terza volta da “La Cattiva Compagnia” in collaborazione con il Teatro del Giglio, il Comune di Lucca e la Provincia di Lucca con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio della città toscana. La manifestazione, programmata dal 24 Marzo al 2 Aprile, oltre alle due giornate dedicate agli operatori, ha visto realizzarsi un congruo numero di spettacoli dedicati alle scuole del territorio e al pubblico dei ragazzi e dei genitori, rappresentati nelle strutture teatrali di Lucca.

La vetrina invece, come l'anno scorso si è tenuta alle sue porte, nel paesino di Porcari, negli spazi dell'Auditorium Vincenzo da Massa Carrara e dello Spazio Spam di Aldes, la compagnia di Danza di Roberto Castello.

Edizione chiaroscurale questa terza edizione della vetrina con spettacoli già visti come il convincente omaggio a Munari di Schedia Teatro” Le rose in insalata” con gli ottimi Irina Lorandi e Riccardo Colombini, creazioni di sgangherata e improbabile messa in scena come “La storia di Ahmed” di Circomare teatro e lezioni spettacolo come nel caso di “Cittadini fai da te”, interessante approfondimento con in scena Mariano Nieddu sulle Micronazioni con la regia di Giacomo Verde, di cui conoscevamo già il progetto, avendolo ascoltato dal suo ideatore, Graziano Graziani, al Festival “Terreni creativi”.

Abbiamo anche assistito a spettacoli di grande azzardo, senza parole, non del tutto riusciti come

“ Cuore “ dei Teatri Soffiati di e con Alessio Kogoj e “Dream of Dreams” di Officine Montecristo.Il primo è la storia di un signore che decide di togliersi il cuore, mettendolo nel cassetto più alto del suo armadio. Nello spettacolo assistiamo a una settimana tipo del protagonista, costellata da gesti e situazioni che dovrebbero esprimere la condizione di una vita senza sentimento. Purtroppo, secondo noi, la drammaturgia dei segni e degli accadimenti che costellano la messa in scena risultano estremamente ripetitivi e senza eccessive invenzioni sceniche che possano in modo efficace permettere al pubblico di partecipare emotivamente a ciò che accade in scena.

La stessa cosa succede in “Dream of Dreams” che con  6 attori in scena, dotati di maschere espressive che li caratterizzano, avrebbe l'obiettivo di creare uno spettacolo “ dove musica, maschere ed oggetti collaborassero a creare un linguaggio universale che potesse essere compreso da ogni tipo di spettatore: dai bambini agli adulti di differenti culture e paesi” ...attraverso i sogni. Tutto ciò a nostro avviso rimane nelle intenzioni di uno spettacolo estremamente lungo, diviso come è in ben 13 quadri, di difficile e comprensibile, almeno per noi, sviluppo narrativo che solo a tratti riesce nel suo intento, nonostante il lodevole sforzo dei 6 giovani e volonterosi attori. Dobbiamo dire che dello spettacolo abbiamo gradito e molto invece l'aspetto musicale dovuto a Francesco Leineri che dal vivo, suonando diversi strumenti, vibrafono, fisarmonica, pianoforte elettrico, pianoforte giocattolo, accompagna sempre con efficacia tutte le azioni che avvengono sul palco,dando loro sostanza emotiva.


Ma veniamo a concentrarci sui 4 spettacoli che ci sono sembrati maggiormente degni di approfondimento.

“Terra Matta (1918-1943)” è il secondo tassello del racconto in prima persona che l'attore lecchese Stefano Panzeri ha dedicato alla straordinaria biografia di Vincenzo Rabito, un ragazzo del’99, scritta in sette anni, tra il 1968 e il 1975 su una vecchia Olivetti, 1027 pagine a interlinea zero, senza un centimetro di margine superiore, né inferiore, nè laterale. Un’opera che si caratterizza per una lingua orale, dura, grezza, infarcita di “sicilianismi”, con il punto e virgola a dividere ogni parola dalla successiva.

A Porcari noi ne abbiamo vista la parte in cui l'esistenza di Vincenzo viene accompagnata dalla fine della prima guerra mondiale agli anni difficili che si sono susseguiti, in cui si adopera con ogni sforzo per sopravvivere dalle miseria e dal vuoto umano, sociale ed economico lasciato dall' immane conflitto; lo vediamo poi muoversi sullo sfondo dei primi scontri ideologici da cui nascerà la dittatura fascista, partecipando ignaro alla costruzione di un finto impero in terra d'Africa. Eccolo quindi lavorare in Germania e poi ritornare alla sua terra d'origine fino a quando "hanno trasuto li americane".

Accompagnato, sempre di spalle alla fisarmonica da Francesco Andreotti, Stefano Panzeri, attraverso una narrazione commossa e commovente in cui compare in modo naturalmente ritrosa anche la moglie , intrisa di forte partecipazione per i fatti narrati, si immerge in una piccola storia, che pur guardando da lontano quella che noi consideriamo grande, ne esalta tutte le componenti più intime, rendendole universali. E così Vincenzo Rabito diventa uno dei nostri progenitori più cari, un fratello che ha aperto la strada con doloroso e umano sentire al nostro essere Italiani.Utilizzando una lingua particolare che il narratore rende in tutta la sua inusitata potenza lessicale non del tutto perduta, Panzeri/Rabito ci fa percorrere 25 anni della nostra storia, con gli occhi di un uomo semplice e generoso che l'ha sempre subita la storia, accettandone con semplice umiltà le piccole gioie e le grandi difficoltà.


Il teatro dell' Orsa, dopo Pollicino, ritorna alle amate fiabe per raccontarne un' altra delle più famose “ I Musicanti di Brema “.

Bernardino Bonzani, armato di orecchie, baffi, piume e coda, in modo semplice e gustoso, ci conduce per le strade di Germania, in un viaggio sonoro e divertente, verso Brema, narrandoci le epiche storie di un riscatto fortemente voluto di un vecchio asino, una cane spellacchiato, un gatto orbo e un gallo pronto per essere messo in padella, 4 scarti della società animale che, combattendo contro un destino che pareva avverso, troveranno nella musica una inaspettata possibilità di salvezza.

Insieme a loro, anche tutto il pubblico, come un'enorme banda partecipata, concorrerà alla festa finale dei nostri animali, simboli di un'umanità reietta che confida però nelle possibilità che la vita offre loro, attraverso anche le canzoni e musiche composte ed eseguite dal vivo Fabio Bonvicini. Uno spettacolo divertente e portatore di gioia per i piccoli spettatori, ma non solo.


Sandro Mabellini è di casa a” Cosa sono le nuvole”, dopo aver visitato in modo coinvolgente Rohald Dahl con “Valentina e i giganti”, quest'anno si immerge in "Antigone" una delle tragedie sofoclee più attuali e significanti.

In una scena volutamente spoglia, ecco che ci vengono presentate le ragioni dei 4 personaggi principali del plot, Antigone, Creonte, Ismene, Emone.

Antigone, figlia di Edipo che decide di andare contro la legge imposta dallo zio, seppellendo il fratello Polinice, colpevole di aver iniziato una guerra sanguinosa, Creonte il re di Tebe, che impone quella legge per tutelare la giustizia conto chi ne interrompe il flusso, Ismene, sorella di Antigone che non la segue, avendo paura delle conseguenze di quel gesto, anch'esso possibile portatore di lutti, ed Emone, figlio di Creonte, sposo promesso di Antigone, vittima sacrificale così come è stato posto tra il padre e l'amante.

Nella bella riscrittura di Deborah Gambetta la dicotomia tra legge e pietas, viene esplicitata in modo semplice ed esemplificatrice anche se il tono declamatorio della recitazione potrebbe sembrare in qealche modo  in contrasto con il voluto minimalismo della messa in scena. Sulle musiche originali eseguite dal vivo per contrabbasso da Pietro Cavallucci e il bellissimo controcampo sonoro del coro affidato al solo mezzosoprano Francesca Lisetto, Stefano Baffetti, Creonte, Chiara Verzola, Antigone, Cecilia Elda Campani, Ismene, Alberto Baraghini, Emone, conducono per mano anche gli spettatori meno avezzi al teatro greco nelle pieghe più recondite di una storia quanto mai ancora più attuale.



Dopo






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