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Eolo
recensioni
ZONA FRANCA A PARMA
UN FESTIVAL CHE GUARDA AL FUTURO

PARMA VETRINA EUROPA A Parma dal 4 al 7 Novembre si è svolta la seconda edizione di “Zona Franca” il festival di creazioni artistiche per un pubblico giovane, nato dalle ceneri feconde di “Vetrina Europa”, organizzato dall’Associazione Micro Macro Festival con la direzione artistica del Teatro delle Briciole e accompagnata per mano dal “ padre nobile” Marco Baliani.
Come sempre tantissime le proposte e gli stimoli offerti dal festival e come sempre svariati gli operatori stranieri presenti e pochi quelli italiani. 4 le principali sezioni in cui era diviso il festival, 'Progetto maledetta gioventù' 'Teatro d’autore' 'Corti teatrali' e 'Recitare con gli oggetti'
Il progetto “Maledetta gioventù “ era composto da due spettacoli “Pel di Carota” del Teatro delle Briciole, tratto dal famoso libro di Jules Renard,già visto e apprezzato con molte riserve a” Colpi di scena” e “ Benji “ testo di Claire Dowie , molto celebrato in Inghilterra e messo in scena da Cesare Lievi in una classe delle scuole superiori ITC Bodoni con Paola Di Meglio. Ambedue gli spettacoli come recita espressamente il titolo della sezione mettono in scena la difficoltà del vivere in un’età così complessa come l’adolescenza . Lo spettacolo diretto da Lievi aveva l’indubbio merito di essere agito specificatamente di fronte ai propri interlocutori diretti , presentando un caso di malessere patologico nei confronti della società da parte di una adolescente , ma nel monologo presentato in prima persona dalla pur brava Paola Di Meglio, tutto era detto, senza possibili altre suggestioni emotive e alla lunga il ritmo risultava monotono e senza spessore teatrale.
La sezione teatro d’autore presentava invece quattro spettacoli di tre autori per qualche verso molto simili tra loro Libertini , Molnar e Cristian Carrignon del theatre de Cuisine.
“Il silenzio è d’oro” come accade spesso con gli spettacoli di Libertini ha diviso molto il pubblico, confenzionato,è il caso di dirlo in modo impeccabile(in scena Anna Balducci e Bianca Papafava) con innegabili suggestioni ci è sembrato alla fine però solo una perfetta costruzione esplicativa poco coinvolgente, tutta mentale( con tanto di spiegazione cartacea inclusa) delle infinte potenzialità del silenzio .
Giulio Molnar regista e autore di grande e personalissima linea creativa,che purtroppo ”lavora “molto poco in Italia, ha presentato a Parma “Cenere o il signore delle api” e “Yeti” ambedue come è suo costume, di rarefatta e squisita invenzione poetica. Infine Christian Carrignon ha dato ancora prova della sua istrionica e burlesca capacità di reinvenzione della realtà, presentando sotto una tenda, per pochi spettatori, una sua particolarissima storia del mondo( La caverne c'est un Cosmos ), tutta nascosta dalla sabbia, non solo metaforica del tempo.
Senz’altro la sezione che ci ha più interessato e stimolato è stata quella dei “corti “ , cioè dei progetti di spettacolo dedicati ai ragazzi dalla durata di un quarto d’ora, in cui, dei giovani artisti lasciati completamente liberi, hanno proposto 8 microspettacoli affiancati da due vere e proprie nuove creazioni(per Accadueò di Teatro Minimo rimandiamo alle recensioni dei festival) , risultato finale di due corti presentati nell’edizione passata. Molti come è detto i corti stimolanti , dalla prova attoriale di Angela Iurilli che si misura con efficacia in due personaggi diametralmente opposti in Spade e cipolle. a “Di riffa e di raffa” di Carlo Ottolini che racconta con leggerezza soave una fiaba di Hikmet , sino al gruppo carrarese “Blanca” che naviga con ironia e consapevole disimpegno tra Cenerentola e Cecov utilizzando cabaret, narrazione e musica restituendoci però diverse suggestioni non solo letterarie.
Insomma progetti di spettacolo che fanno ben sperare nel risultato finale come del resto è successo a Davide Doro e ad Amal e Samir Oursana che hanno terminato in modo egregio il lavoro creativo a loro affidato nella precedente edizione di Zona Franca. Amal e Samir Oursana segnalati al Premio Scenario dove avevano raccontato la loro esperienza di immigrati di seconda generazione in”Fate la faccia feroce” si immergono questa volta nella loro infanzia per ridonarci intatti, deliziosi brandelli del loro passato fatti di personaggi curiosi e di paure ataviche. Così sulla scena, in modo ironico e poetico, ma efficacemente credibile, personaggi e mostri si alternano trasportandoci in un’infanzia molto particolare, forse diversa dalla nostra ma in cui ognuno può facilmente ritrovarsi. Davide Doro invece propone sulla scena ai ragazzi un personaggio che incarna un modello di vita assai consono ai tempi in cui viviamo, intriso di disvalori in cui solo il successo e la sopraffazione dell’altro contano , per svelarne poi con la metafora della fiaba di Barbablù tutti i reali contorni. Le linee di sono chiare e ben condotte dal giovane attore del Teatro delle Briciole che deve articolare meglio la seconda parte affinché tutto l’impianto dello spettacolo acquisti una sua dimensione più profonda e allusiva.
“ Recitare con gli oggetti ” ha presentato soprattutto produzioni straniere ( due spettacoli dei belgi del “Tof theatre” ) ma quella che ha conquistato di più gli operatori ed il pubblico è stata la performance leggera e preziosa degli italianissimi Abbiati e Nicolini, “Il viaggio di Girafe al ritmo dei perditempo”. Roberto Abbiati come nel precedente intrigante progetto su “ Moby Dick” coadiuvato dalla drammaturgia di Francesco Nicolini(realizzata con il contributo di Carlo Rossi e Claudio Cremonesi) sceglie ancora un piccolo spazio chiuso e vi accoglie 40 spettatori per raccontarci le mirabolanti avventure di una Giraffa. Avventure di una giraffa che,condotta in modo roccambolesco a Parigi, nella prima metà dell’Ottocento, ora deve essere riportata nel suo ambiente naturale, ed il diario di questi affascinanti viaggi viene proposto da Abbiati e dai suo fidi aiutanti ,Claudio Cremonesi e Alessandro Calabrese, utilizzando tutto un mirabolante inventario di oggetti e di situazioni che lo stimolante spazio scenico via via regala. Le atmosfere del tempo e dei vari luoghi che l’animale portentoso attraversa, vengono suggerite da piccole invenzioni teatrali che rendono la performance un piccolo gioiello di gustosa intensità.
Hanno concluso il festival tra dibattiti e incontri anche la presentazioni di due interessanti progetti di formazione quello di Giorgio Rossi con gli allievi della scuola di Dimitri e l’Ubu Roi del Laboratorio permanente di Quelli di Grock.
Insomma una Zona Franca soprattutto proiettata al futuro, un punto di vista molto personale e unico nel panorama dei festival italiani dedicati alle nuove generazioni.
MARIO BIANCHI




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