.
Eolo
recensioni
ZONA FRANCA 2008
Le recensioni di Mario Bianchi e Mafra Gagliardi del Festival che si è svolto a Parma dal 5 all'8 Novembre

Edizione assai contraddittoria di “Zona Franca”quella di quest'anno che se da una parte, tranne qualche significativo bagliore, ha messo in luce tutte le difficoltà che sta vivendo il teatro ragazzi,forse non solo italiano, dall'altra, ha posto invece basi luminose per il futuro, data la grande qualità di quasi tutti i progetti che il Premio Scenario Infanzia ha presentato nella finale del 5,dove ha vinto “Il paese di Stelle e di sorrisi”del gruppo Mosika di S.Lazzaro di Savena, formato da due attrici della Repubblica democratica del Congo.
Significativa tra l'altro, a parte lo spettacolo già recensito delle Briciole “I Saputoni”,la mancanza di spettacoli per i bambini più piccoli, nonostante l'interesse e la ricerca che Alessandra Belledi e Flavia Armenzoni hanno condotto in prospettiva del Festival.

Comunque qualche cosa di positivo, anche al di là degli spettacoli , si è visto e cercheremo di darne conto a cominciare da “Scrooge” il nuovo progetto cooproduttivo del Teatro delle Briciole e Gioco Vita che ,dopo l'esperienza non del tutto convincente di “Alice”, hanno narrato con grande efficacia spettacolare attraverso il loro rispettivo specifico teatrale, attori ed ombre ,il famoso racconto di Charles Dickens “Canto di Natale”aiutati dalle musiche e dalle canzoni di Alessandro Nidi.
Creazione Kolossal ,diremo, per tutti, con quattro attori,Gino Paccagnella,Candida Neri,Michele Radice e Giuseppe Fraccaro che si alternano nelle varie parti,recitando e cantando, maneggiando anche le ombre e diventando spesso anche loro ombre in uno spettacolo come c'era da aspettarsi, dato l'argomento, spesso cupo e dagli intendimenti morali espliciti, dovendo accompagnare ovviamente,passo per passo, in un 'atmosfera dal sapore” gotico “la redenzione del protagonista verso il bene.
Tutto è condotto con perizia e suggestione, a tratti forse un poco fredda, ma tutte le regole del grande spettacolo sono pienamente rispettate e l'atmosfera cupa si dissolve efficacemente in un luminoso finale a più voci,come del resto conviene in una opera musicale.La ballata per attori e ombre vede insieme nella progettazione Bruno Stori Fabrizio Montecchi e Alessandro Nidi.

Di divertente e studiatissimo spessore “Sandokan o la fine dell'avventura” dei Sacchi di Sabbia esilarante messa in scena per attori e verdura de “Le Tigri di Mompracen”in cui cinque attori “rileggono “,interpretandolo con studiata noncuranza, il famoso romanzo di Salgari su un tavolo da cucina attraverso un meccanismo perfetto in cui la verdura non è solo divertente accompagnamento ma protagonista significante. Lo spettacolo dunque gustoso in tutti i sensi è stato giustamente ricompensato dal favore del pubblico
Ha invece diviso molto il pubblico presente a Zona Franca “Him” uno dei tasselli che compongono il progetto di otto spettacoli che Fanny & Alexander sta costruendo sul Mago di Oz e di cui abbiamo già reso conto a Dro. Qui in “Him” Marco Cavalcoli, con una performance di straordinario valore, doppia in diretta il famoso film di Fleming riproducendo tutte le voci dei personaggi,i rumori e le canzoni, camuffato da Hitler come in una famosa scultura di Cattelan.Il parallelismo tra il dittatore e il Mago di Oz accompagna lo spettacolo dandogli uno spessore volutamente straniante.

Teatro a Pedali in collaborazione con Elsinor ha proposto a Zona Franca una curiosa rivisitazione del famoso 'Diario ' di Anna Frank che cerca di riportare sul palcoscenico in modo apparentemente confuso la narrazione sbocconcellata del libro con una messa in scena che mescola considerazioni della protagonista, cenni storici,appunti e musiche.
Il tutto, nel medesimo tempo ambientato in uno spazio riempito da casse bauli e catafalchi che rimanda sia all'appartamento di Anna sia a quello della compagnia di attori musicisti che realizzano lo spettacolo.
'Anne Frank,preludio,corale e fuga ' ha il merito di levare con garbo e intelligenza tutta la retorica che il testo suggerisce per riportarlo in modo attuale al pubblico dei ragazzi. Il progetto è ambizioso ma si scontra spesso con un eccessivo affastellamento di intenzioni e gioverebbe al tutto forse un occhio esterno anche se lo spettacolo è coraggioso e non è poco per una giovane compagnia

Dopo il successo de “La storia del gallo Sebastiano” Serra Teatro con l'aiuto ancora di Marcello Chiarenza si misura questa volta con un classico inglese “Jekyll &Hyde” di Stevenson. Nella scena deserta dove troneggia un clavicembalo si muovono tra narrazione e rappresentazione i personaggiinterpretati con misura da Paola Baldarelli,Pier Paolo Paolizzi e Lucia Pucchler. Lo spettacolo si sviluppa attraverso cambi di inquadratura che si riverberano non solo nello spazio scenico ma anche nella narrazione ed è solo alla fine , con la ricomposizione di tutti i tasselli, che il teatro prende forma con lo svelamento del mistero.Tutto è misurato, non concedendo niente al mero “spettacolo”.Scelta sì rigorosa ma che a volte forse penalizza le aspettative emozionali dello spettatore. La musica di Cialdo Cappelli gioca un ruolo centrale. Essa accompagna l’azione e manifesta la presenza di Hyde nello svolgersi degli eventi.
A Zona Franca nella sezione 'Preamboli ' sono stati presentati anche frammenti delle nuove creazioni di Rodisio,Catalano e Teatro Necessario.

Momento estremamente importante ed emozionante del Festival è stata la presentazione da parte di Fabrizio Cassanelli de ' La Città del Teatro ' di Cascina del progetto Cuore Buio . Durante l'incontro è stata proposta la visione del Film documentario “Kidogo’’ un bambino-soldato” realizzato dal giornalista Giuseppe Carrisi che lo ha anche presentato.L'opera ripercorre la storia di un bambino-soldato intrecciata con quella di altri bambini e bambine che vivono lo stesso dramma in vari Paesi africani.Cuore Buio il nuovo spettacolo in preparazione di Francesco Niccolini e Fabrizio Cassanelli è infatti nato grazie ai racconti e l’esperienza di Jean-Baptiste Onama ex bambino soldato, oggi docente di europrogettazione all'Università di Padova
Nello stessa circostanza sarà lanciata una iniziativa per il riscatto dei bambini soldato e la realizzazione di una rete di teatri e luoghi di cultura finalizzata a iniziative Nazionali e Internazionali contro ogni forma di sfruttamento dell’infanzia.
Altro momento importante del Festival è stata la presentazione del progetto “La compagnia dei bambini “ che ha già avuto un assaggio quest'anno a Spoleto.Infatti all'interno del Teatro delle Briciole nascerà una nuova compagnia, la Compagnia dei bambini appunto guidata da Letizia Quintavalla.Saranno proprio i bambini i protagonisti delle creazioni e dei progetti di questa curiosa compagine che intende rinnovare il vocabolario, le intenzioni poetiche, i temi e il linguaggio del teatro a cominciare da un rovesciamento del rapporto tra scena e spettatori, perché le creazioni realizzate dai giovanissimi attori della nu ova compagnia si rivolgeranno agli adulti. Come si vede molte cose bollono in pentola e al di là di tutto ci fanno ben sperare nel futuro.
MARIO BIANCHI


Seule dans ma peau d’ane - testo e regia di Estelle Savasta - Compagnie Hippolite a mal au coeur, Théatre 71, Scène National de Malakoff, Le Créa Kingdersheim et Arcadi - (Francia)

Lo spettacolo rielabora l’omonima fiaba perraultiana (Pelle d’asino) intesa come metafora del passaggio dall’infanzia all’adolescenza, in un itinerario di formazione. La pelle d’asino”rifugio e prigione” a un tempo, è l’elemento di rito di passaggio che introduce alla maturità e alla conquista dell’amore. La prima parte dello spettacolo affascina per la limpida poesia che pervade parole e immagini: i regali genitori, così come l’asino del titolo, sono rappresentati solo dai loro abiti fluttuanti che piovono dall’alto. L’universo sonoro è costituito dal mormorio di un violoncello e da filastrocche ripetute come un mantra. La morte della regina madre, che ha come contrappunto i gesti ansiosi della bambina che lava estende i panni, raggiunge un pathos che non si trova di frequente sulla scena del Teatro/Ragazzi. Ma via via che procede, lo spettacolo purtroppo perde d’intensità: le parole diventano eccessive e diffondono sulla scena una patina di letterarietà. Le iterazioni troppo insistite finiscono per diventare stucchevoli. Peccato, dopo un inizio così prezioso.

Giorgio e il drago, coreografia e concezione scenica di Simona Bucci, Compagnia Simona Bucci, La Corte Ospitale, Rubiera.

Che ne è della suggestiva Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, dove sono finiti l’incanto e il mistero che provengono dalle profondità di un mondo mitico? Difficile rintracciarli in questo lavoro di teatro-danza che riduce la potente metafora del rapporto tra il bene e il male ( che è il cuore della storia) a un modesto divertissement privo di spessore. Non migliora la situazione il gioco di parole sui nomi dei personaggi (Andro/Meda e Pe/Gaso), men che meno il ricorso al coinvolgimento della platea infantile, forse ritenuto un dispositivo peculiare del teatro/Ragazzi, che risulta invece in questo caso privo di qualsiasi efficacia.

Kali Yuga - di Antonio Calone e Nicola Lieta - Libera Scena Ensemble/Punta Corsara

Ricordate Tanikò, lo spettacolo che vinse nel 2006 il premio Scenario Infanzia? Torna ora il gruppo che lo propose con un nuovo spettacolo. Nel quale si ritrova la contagiosa energia che lo contraddistingue, insieme alla generosità nel prodigarsi sulla scena in un turbinio di movimenti, di gags, di lazzi di inconfondibile sapore partenopeo. Anche stavolta al centro dello spettacolo c’è un tema etico: il conflitto tra bene e male, sondato attraverso molteplici attività di laboratorio condotte anche nel disastrato quartiere di Scampia. La vicenda, ambientata in un’India da fiaba , è quella di un piccolo demone che ha un grande difetto: non riesce in nessun modo a essere cattivo, come il suo ruolo comporterebbe. Al contrario, si prodiga per distribuire a piene mani affetto e bontà. Il padre, un potente demone divenuto re della terra, ne è disgustato e afflitto: perciò fa ricorso a un’ultima risorsa, quella di iscrivere il figlio divergente a una “scuola per diventare cattivi”. Ed è a questo punto che lo spettacolo mostra alcune debolezze: deborda, esagera nel macchiettiamo, diventa eccessivo. Il concetto di male finisce per coincidere esclusivamente con il bullismo in situazione scolastica. E invece il tema meriterebbe un approfondimento più meditato. A Zona Franca, lo spettacolo era alla sua prima nazionale: il che fa sperare che il rodaggio delle repliche possa consentire una potatura dell’esuberanza di troppo, senza mortificarne la sostanziale vitalità.

Visioni …di incantesimi, peripezie, fiabe- di Febo del Zozzo e Bruna Gambarelli - Laminarie ( Bologna)

Come si può desumere dal titolo, non di un plot unitario si tratta, ma di un collage di scene appartenenti ad alcuni spettacoli precedenti: qui convocate (le scene) come biglietto da visita di una Compagnia, attiva sia sul versante del teatro di ricerca, sia su quello delle produzioni per pubblico infantile. Nell’ambito del Festival, Laminarie ha presentato infatti anche un libro, (Tragedia e fiaba/Il teatro di Laminarie 1996/2008, a cura di B. Gambarelli e C.Meldolesi, Titivillus Editore), che descrive il suo percorso artistico e le sue poetiche). Le “schegge” (da “Alice nel paese delle meraviglie”,”Jack e il fagiolo magico”, “Storia senza nome” e “l’Iliade”) presentate in “Visioni” costituiscono dunque frammenti di un discorso che richiede di essere compiuto altrove: ma sono comunque godibili di per sé, in quanto tracce attraenti di un percorso che ha due guide d’eccezione: Agnese e Sofia, quattro e cinque anni, figlie degli autori dello spettacolo, che si muovono con naturalezza e inimitabile grazia nei territori del ludico e del fiabesco.

La quinta stagione di Mario Bianchi - adattamento e regia di Roberto Abbiati - I Teatrini e Teatro Città Murata

Una bottega di orologiaio, una vecchia bottega ingombra di cianfrusaglie di tutti i tipi, di vecchie fotografie, di sveglie di ogni foggia e dimensione. Una specie di antro magico foderato di ticchettii pulsanti come il battito d’un cuore, un luogo delle meraviglie da cui nascono le storie. Il tema di quella che verrà narrata nello spettacolo è suggerito dagli oggetti che riempiono gli scaffali: nulla, forse, è collegato all’idea della morte come l’orologio, misuratore del tempo. Si parlerà dunque della morte, questo argomento tabù nel Teatro/Ragazzi. E non solo. Il tema affiorerà poco per volta, facendosi strada tra i battibecchi di Stefano l’orologiaio e Efisio, il suo garzone di bottega un po’ scimunito; tra i ricordi di un’infanzia lontana che ha avuto come protagonisti lo stesso Stefano bambino e il suo amico Giuseppe, ora prossimo a morire. Per cercare di salvarlo, il bambino intraprende un viaggio avventuroso e pieno di pericoli alla ricerca della Grande Madre Nera che detiene il potere sul destino di tutte le creature. Affronta pesci mostruosi e pirati ferocissimi. Ma la sua ricerca è inutile: come un orologio che ha esaurito la sua carica, la vita di Giuseppe è arrivata alla fine. Bisogna saper accettare senza ribellarsi ciò che è nell’ordine naturale delle cose e riguarda tutti gli esseri viventi. L’amaro messaggio arriva con pacatezza e si inserisce in un clima nient’affatto funereo, ravvivato anzi dalle gags esilaranti dei due personaggi, Stefano Bresciani e Marco Continanza., che la regia indirizza costantemente su un registro di comicità e leggerezza. Ed è importante che lo spettacolo si chiuda con un video che suggerisce il valore della memoria: ecco, l’amico che muore sopravviverà nel ricordo.del bambino anche quando diverrà adulto.
MAFRA GAGLIARDI




Stampa pagina 


Torna alla lista