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recensioni
LA COMPAGNIA DEI BAMBINI
Massimo Marino ci ha regalato la sua recensione dello spettacolo

Un antro oscuro, dove navigano le stelle. Una colonna ricoperta di tela rossa. Una musica dolce e penetrante. Una nascita. Entrano in scena a quattro zampe, come comete, tra versi di animali, gli attori di questa nuova, originale, trascinante Compagnia dei Bambini che Letizia Quintavalla ha creato presso il Teatro delle Briciole di Parma.
È Bambini.
Animali e altre Divinità, la prima di due brevi pièce accostate sotto il titolo L’inizio, una recita che i piccoli offrono agli adulti, e non viceversa. Sono loro in scena, a scoprire quella stele per rivelare un’incudine, a percuoterla scatenando una danza, a evocare lontananze, migrazioni, re pastori interpretati da uno scricciolo di sei anni col cappello e un bastone, a camminare, danzare, evocare… Sono loro i corpi leggeri, le vocine squillanti, le altezze diverse, ragazzine in vestiti colorati, precise, briose, giovanotti dagli sguardi timidi, vivaci, guizzanti, dai sei agli undici anni, vari bei tipi, tanta concentrazione, molta energia.

Ai loro cerchi cullanti, alle loro file incalzanti, ai loro momenti di follia sovrintendono le parole di una poetessa, Mariangela Gualtieri, e di altri testi del mondo dei grandi, don Milani, Nietzsche, perfino una tirata sulla libertà e la democrazia di Pericle, che poi alla fine era un bel manipolatore di maggioranze, uno che i governi e la volontà popolare se li sapeva manovrare bene…
Recitano i versi di Mariangela Gualtieri un bellissimo Sermone ai cuccioli della mia specie, proiettando sui piccoli, “muti”, l’infanzia dell’adulta, e le sue insofferenze di oggi.
Non sappiamo, non capiamo, se loro sono proprio così, vicini allo stupore, alla magia silente della natura, degli animali, o già corrotti dallo spreco, dal consumo.
Li vorremmo puri, noi come la poetessa, che sogniamo infanzie per ripulirci delle viltà, di ciò a cui abbiamo abdicato, di quanto abbiamo perso, di come ci siamo adattati, incapaci di cogliere la bellezza del mondo.

La seconda parte, Nostre tane, nostre parole, mostra uno scoiattolo trasformato in bambino. Che, in realtà, si dice una talpa che il mondo lo può solo sentire, non vedere. Impara le parole e gli altri, in coro o da soli, gliele fanno provare. Cosa sia il pianto, cosa mangiare, ciao, manovella, pensare, dormire, perfino morire, cessare. E le risposte sono sorprendenti, un po’ parole di grandi uomini, un po’ pensieri di questi attori in erba, che provano il teatro da più di un anno, che tengono il palco con piglio di grandi interpreti.
Nel buio del cosmo che avvolge sempre la scena, squarciandosi di tanto in tanto con altre luci, si costruisce un rifugio, una capanna, una tana. Non di paglia o di legno: di mattoni, solidi. Ma con un buco per potere uscire, per rotolare, di nuovo, nel mondo, dopo essersi abbracciati, protetti… Qui si parla di libertà, di democrazia, e ci si perde a cercare di acchiappare le lucciole, nel buio. Lo spettacolo sfuma negli applausi entusiasti, in attesa della meritata paga, che arriverà con le torte di una festa finale.

Si respira aria buona in questi esperimenti per dilatare il teatro, per tirarlo fuori dalle paludi dell’inaridimento e dalle pur sacrosante lamentele per i tagli. Se si coglie una nota stonata tra l’altezza dei testi e la presenza leggera, divertita, compresa, entusiasta, perfino giustamente esibizionista dei piccoli interpreti, tutto sta nell’empito comunque educativo delle parole scritte dai grandi, nella questione della pedagogia come necessità di trasformazione.
Dallo stupore, dal silenzio, dalla natura, che vuole strappare gli adulti ai loro tradimenti, si è costretti a uscire, prima o poi. È il dolore del crescere. La ferita del separarsi dalla totalità del corpo, con il frutto maledetto, necessario del pensiero.
MASSIMO MARINO

Compagnia dei Bambini:

Diretta da Letizia Quintavalla. Mariangela Gualtieri ha curato la parola, i versi e la voce.
In scena Pier Mario Allodi, Rocco Balestrieri, Sofia Fogolin, Arianna Grossi, Fadal Lo, Silvia Marrazzo, Benedetta Pozzi, Lorenzo Pozzi, Pietro Pozzi, Federico Rozzi, Greta Vettori, Marco Riccò, Alberto Superchi, Adelaide Corradi.
Agnese Scotti e Manfredi Perego hanno curato lo studio del movimento, Alessandro Nidi il suono, Emiliano Curà ha disegnato le luci, Patrizia Caggiati ha realizzato i costumi, Oscar Accorsi ha creato il 'cielo'. 'Compagno di palco' Adriano Arganini, organizzazione Giulia Zaccherini.