eolo | rivista online di teatro ragazzi
recensioni
FESTIVAL DI PORTO SANT'ELPIDIO
LE RECENSIONI DELLA VENTIDUESIMA EDIZIONE

Come ogni anno il festival “I teatri del mondo” di Sant'Elpidio, la più longeva manifestazione italiana dedicata al teatro per l'infanzia, che quest'anno si è svolto per la ventiduesima volta dal 15 al 23 Luglio, nella sua sezione dedicata alle così dette giovani compagnie, ci consegna ad un mondo inesplorato dove decine di gruppi si dedicano con impegno, certo, ma anche con molta approssimazione al teatro ragazzi, un mondo di cui abbiamo già diffusamente parlato e su cui certo non ritorneremo per sottolinearne le rare ahimè positività e le molte storture. Ma ci piace lo stesso verificare sul campo stili, metodologie ed ingenuità e, qualche rara volta, forza inventiva proprio perchè il mondo del teatro-ragazzi è popolato per molta parte da queste realtà.
Poi ti capita anche di osservare diverse eccellenze impegnate in spettacoli dove il teatro fatica ad arrivare e di ciò ti spiace moltissimo. Come succede per esempio in “Filu' e la matita magica” in cui Alvalenti, bravissimo e fantasioso disegnatore, coadiuvato per altro degnamente dall'attrice Silvia Saturnia, si impelega però in una produzione senza capo né coda o dove alcuni bravissimi musicisti I Bimbumbrass imbastiscono una recita parrocchiale in cui i personaggi delle fiabe, ma non solo, vestiti di tutto punto, si intersecano tra loro in un gioco surreale per altro già visitato decine di volte (e ci si domanda: perchè non si prendono un regista ed un drammaturgo che valorizzino le loro capacità ?) o infine ci si imbatte in un maestro, Andrea Bouchard , pieno di buonissime intenzioni che” mette insieme “ una recita sconclusionata dove protagonista è anche il pubblico di bambini.
Poi ti succede anche di vedere “Chitarra di sfiabe” dove due improbabili sorelle di Cenerentola non sanno né cantare né recitare o sette donne di tutte le età, diconsi sette, orrendamente agghindate in ruoli a loro del tutto estranei, che propongono su una drammaturgia corale, di per sé plausibile, uno spettacolo che ci rimarrà nella memoria per la sua goffaggine, l'Hansel e Gretel della Compagnia Bismantova

Ma questo è nel bene e nel male il festival di Sant'Elpidio che giustamente dà spazio a molte compagnie che si affacciano da poco nel mondo del teatro-ragazzi. Tra le nuove compagnie che abbiamo visto al Festival si salva Shedìa Teatro , giovane, questa sì, compagnia di Magenta, che con la regia di Giorgio Putzolu mette in scena in “La voce della luna” la passione del gatto Guglielmo per una gattina spagnola tra sacchi di immondizia che per merito dell'amore diventeranno un giardino fiorito. Ci vorrebbe forse un attore in più , qualche bamboleggiamento in meno e una cura maggiore per la scenografia ma lo spettacolo è delicato, originale e quel che più conta pensato per i bambini.

Ovviamente grande parte del Festival è occupata dalle compagnie che da tempo e con merito si occupano di teatro per l'infanzia. Artemista teatro di Mauro Buttafava, di cui avevamo già visto “L'Isola Ferdinandea “, ci regala con “Sulle tracce dell'uomo” una creazione apprezzabile, dedicata a nostro parere soprattutto ai bambini delle materne, di stampo ecologico, che pone al suo centro gli animali di una pozza i quali per difendere il loro bene comune, aiutati da un gatto sapiente, vogliono risolvere il problema copiando l'animale che dovrebbe sulla carta essere il più intelligente, ossia l'uomo. Va da sé che cadranno dalla padella nella brace.
Elisa Pifferi e Alessandro Chiergato, tra narrazione ed interpretazione, riescono a dare credibilità ad una cosmologia animale composita e di divertente presa per un pubblico di piccolissimi. Per i piccolissimi è proposto anche “Mare “ della Contrada di Trieste una creazione in cui Daniela Gattorno tra rime e canzoni si muove agevolmente in un universo marino popolato da mille animali.

Due gli spettacoli che al Festival hanno celebrato i centocinquant'anni dell'Italia. I Bergamaschi di Teatro Daccapo in”Qui si fa l'Italia e ci si diverte” attraverso il racconto di un cuoco e di un oste ( i bravi Max Fenaroli e Marcello Nicoli) su un gustoso testo di Giampiero Pizzol. accompagnano il pubblico in modo scanzonato nel viaggio dei Mille e del suo eroe dalla partenza dalle sponde della Liguria all' arrivo in Toscana, dallo sbarco a Marsala alla marcia verso Palermo, sino a Napoli e Teano sino ad arrivare alla dolorosa partenza dell' Eroe dei due mondi verso Caprera. Ogni tappa del viaggio è contrassegnata anche dal coinvolgimento degli spettatori in danze che richiamano le varie usanze delle regioni italiane. Un modo inusitato ma esemplificativo per sottolineare come l'Italia sia un crogiuolo di varie identità che stanno molto bene insieme. Una festa più che uno spettacolo per celebrare un compleanno condiviso da tutti.
Più ambiziosa la creazione di Onda Larsen “La spedizione dei Mille+ 5... in ritardo” che racchiude in una piccola locanda nel 1861 cinque personaggi che vogliono essere simpaticamente emblematici del rapporto che si era instaurato ai tempi della gente comune con l' avventura garibaldina, dalla giovane invasata per l'eroe dei due mondi ad un finto giornalista inglese, da un disilluso meridionale al borghesucolo padrone della locanda in oggetto. Peccato che la recitazione sempre sopra le righe renda fastidioso l'andamento dello spettacolo che pur contiene elementi di nota soprattutto per un pubblico adulto.
Ben strutturata e accattivante per un pubblico di ragazzi invece la versione teatrale de ”L'isola del Tesoro”dovuta alla milanese Ditta Gioco Fiaba con Andrea Cereda, Luca Follini e Massimiliano Zanellati, su testo e regia di Luca Ciancia, che traspone sul palcoscenico la complessa trama del capolavoro di Stevenson affidandola a tre attori che interpretano in modo convincente ruoli diversi.
Personalmente ci sarebbe piaciuto soprattutto nella prima parte una resa più approfondita del rapporto tra Jim, il giovane protagonista del plot, e il mitico Long John Silver ma tutti i principali snodi della vicenda sono narrati ed interpretati con sobria accuratezza su una semplice scena di Luca Tombolato che diventa ora locanda, ora tolda di nave, ora isola, dove con bella invenzione viene tenuto in vita anche il mitico Capitano Flint. Alla fine lo spettacolo risulta una godibile ed intelligente trasposizione di uno dei testi apparentemente più semplici ma in realtà più complessi della letteratura inglese.

Come è prevedibile largo spazio è dedicato alle fiabe, Molto apprezzata dal numeroso pubblico che ha sempre gremito tutti gli spettacoli del Festival la versione della celebre fiaba di Andersen “ I vestiti nuovi dell'imperatore” messa in scena dal Teatro Verde di Roma. Andrea Calabretta, come sempre a suo agio sulla scena, immerso in una scenografia formata da numerosi siparietti di tutti i colori, in un continuo e ben congegnato contrappunto con il contrabbasso di Ugo Valentini e la chitarra di Enrico Riciocchi, interpreta tutti i personaggi della celebre fiaba utilizzando pochissimi elementi di scena. A volte, a nostro avviso, gigioneggia un po ' troppo, tutto preso dal rapporto favorevole col pubblico, dimenticando una sobrietà che gli fa perdere per strada il succo tutt'altro che gioioso della fiaba, ma lo spettacolo è divertente e godibile per un pubblico di ogni età, come si conviene al buon teatro per ragazzi.
Livio Valenti di Nata narra invece “I quattro musicanti di Brema” con il teatro di figura e affidando alcune parti a tre bambini catturati tra il pubblico, scelta difficile e rischiosissima, che a nostro avviso, almeno nella replica vista da noi, viene superata attraverso la delicatezza che l'attore instaura con i tre condiscendenti piccoli attori. Viene così allontanata, anche se solo in parte, l'animazione ed il pericolo dell'imitazione fini a se stesse che questa scelta spesso sottende.
Infine misurata ed efficace, nella sua semplicità calcolata, ci è sembrata la trasposizione per attore e musicista della celeberrima fiaba di Cenerentola operata dal Florian di Pescara con la brava Flavia Valoppi accompagnata dalla voce e dal violino di Germana Rossi con la consulenza e regia di Mario Fracassi
MARIO BIANCHI