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recensioni
FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA NARRAZIONE DI ARZO
LE RECENSIONI DI MARIO BIANCHI

Arzo è un piccolo paese che si inerpica su una montagnetta, posta nel mendrisiotto nel Canton Ticino,il Monte San Giorgio, patrimonio dell'Unesco per i suoi fossili  : è qui che da 14 anni si svolge il Festival internazionale della narrazione. Noi ci siamo stati per la prima volta quest'anno,Sabato 31 agosto, in una giornata assai interessante, trovandoci davanti a diversi spettacoli che hanno coniugato in modo diversificato e stimolante questa precisa tecnica teatrale dalle origini antichissime che negli ultimi anni ha invaso il teatro non solo italiano, purtroppo con creazioni spesso non sempre all'altezza, soprattutto perchè il narrare sembrerebbe una pratica facilissima da proporre, quando invece, come si sa, non è affatto così.



Oltre agli spettacoli di cui vi parleremo, il Festival quest'anno ha ospitato due pezzi da novanta, già per altro, da noi recensiti per KLP, Lucilla Giagnoni con “Apocalisse” presentata nella suggestiva cornice delle cave di marmo e Giulio Cavalli con il suo teatro civile.


Molto interessante tutto quello che abbiamo visto a cominciare da“Aspettando il vento, il fantastico volo di un'amicizia” il terzo spettacolo di Luigi D'Elia, immerso completamente nella natura, scritto ancora con Francesco Niccolini, dedicato questa volta al luogo dove lavora il narratore pugliese con Thalassia teatro, l'oasi Torre Guerceto.Ed infatti il sottotitolo recita “Torre Guaceto, il passaggio degli uccelli migratori e tre bambini nel tempo: partire, tornare, custodire i luoghi”. Dopo “Storia d'amore di Alberi” tratto da “L'uomo che piantava gli alberi” di Jean Jono, “La grande foresta” quest'anno premio “Eolo Award”, piccolo capolavoro, spettacolo di formazione, al centro di “Aspettando il vento” vi sono gli uccelli, la loro vita, la loro migrazione, i venti che accompagnano il loro destino e quello degli adulti,visti con gli occhi di tre bambini molto particolari , Arturo, il protagonista e i suoi due amici, Caterina e Andrea.

Arturo,ragazzetto, timido e balbuziente, stimolato dalla sua sapiente amichetta ornitologa Caterina, contravvenendo ai consigli della madre, si avventura nella palude che c'è ai margini del suo paese, è lì che incontra Andrea, creatura bizzarra che vive a stretto contatto con gli uccelli che popolano il luogo. E' insieme a lui che Arturo e gli spettatori osservano l'infinita varietà di volatili che vi convergono, in attesa di quando le stelle dell'Orsa maggiore e quelle dell'Orsa minore si posizionano sulla stessa altezza, per poter spiccare il volo della migrazione. Ancor più del solito la narrazione di D'Elia entra nel cuore dell'infanzia per regalarci la definizione di un mondo dove l'incanto regna sovrano, nella descrizione di una natura arcana, tutta da scoprire, dove Andrea, il bambino uccello, che ad un certo punto, forse, migrerà  con i suoi amici alati con cui vive quasi in simbiosi, è il tramite tra il protagonista ed il mistero di un rito miracoloso che ogni anno si compie inevitabilmente. E poi c'è anche chi resta insieme ad Arturo e Caterina, ormai diventati inconsapevolmente adulti, Il barbagianni, custode di un mondo che anche qui l'anno dopo, inevitabilmente, si ripopolerà. La minuziosa descrizione del mondo ornitologico e delle sue abitudini, operata dal testo, non frena in nessun modo la vena poetica di questo nuovo spettacolo di D'Elia- Niccolini, intriso di commozione, spesso venata di ironia che si posiziona ancora una volta tra le creazioni più originali del teatro ragazzi italiano.


“W l’Italia.it…noi non sapevamo” scritto da Egidia Bruno e Marie Belotti, diretto ed interpretato da Egidia Bruno, accompagnata dai canti di Francesca Breschi, si iscrive invece nobilmente negli spettacoli di ispirazione civile, narrandoci a modo suo, partendo da una precisa angolazione, i 150 anni della storia del nostro paese, prendendo spunto dalla così detta “questione meridionale”. E' una storia dolorosa che ha al centro un vero e proprio grido di dolore ,“ Noi non sapevamo” appunto, e che, indagando sul nostro presente, compie nel contempo una lucida analisi sul prezzo pagato dagli abitanti del Sud per un’unità più subita che auspicata.

Egidia, partendo dal Brigantaggio e soprattutto dalle donne che vi parteciparono, compie servendosi di immagini e testi, una galoppata nella storia della formazione dello stato italiano, analizzando punto per punto lo sfruttamento operato  dal Nord nei confronti del Sud italiano, non dimenticando per altro le debolezze spesso intrinseche del Sud, dove lei è orgogliosamente nata.E così piano piano anche gli spettatori vengono a conoscenza di una storia sommersa che i libri di storia non dicono, non dicono di come il sud fosse pieno di ricchezze di industrie di arte e che pano piano per varie ragioni vennero smantellate dai nuovi padroni succedutisi ai Borboni. E che in fin dei conti poi alla fine il divario non è solo tra Nord e Sud, ma tra chi ha tanto e chi troppo poco. Lo spettacolo prende le ali soprattutto quando lo sdegno dell'attrice si fa più personale e meditato mentre verso la fine, a nostro modo di vedere, qualche eccesso didascalico di troppo, fatto di nozioni a sé stanti, frena un poco la forza di una prova teatrale nel complesso di grande efficacia .


Ad Arzo abbiamo avuto la piacevole sorpresa di conoscere un giovane attore di razza, Salvatore Motta, narratore siciliano dalle radici Grotowschiane,  evidentissime nel fuori programma che ha dedicato agli spettatori: la resa scenica del primo canto dell'inferno di Dante, eseguito con grande trasporto dove corpo e parola trasmettevano tutta la forza e la poesia dei versi del divino poeta.

Il vero e proprio spettacolo in programma “Nonni Avi, Emigrante di mezzo “ concepito con la cooperativa teatrale di Ancona Ponte tra Culture, in co-produzione con il Colectivo Errante di Bogotá, racconta invece delle sue migrazioni dalla natia Sicilia in America e da lì in Colombia, collegate dalla tenace presenza del nonno. E' un racconto forte e corposo anche se spesso, dobbiamo dire, nelle esemplificazioni dei costumi dei due paesi stranieri, un po semplicistico ma che si riscatta pienamente nel ricordo della figura dell' avo che si staglia su tutto, raccontato, come è, tra dialetto e italiano con grande efficacia. Comunque il tema dell'emigrazione ci sembra coniugato in modo nuovo, divertente, e finalmente non retorico ma dove, lo stesso, il bisogno e la nostalgia della terra natia sono ben presenti e latenti in tutta la narrazione di Motta.

La nostra giornata ad Arzo è terminata nei migliore dei modi con lo spettacolo rappresentato nella grande piazza del paesino svizzero: “Vecchia sarai tu” interpretato da Antonella Questa, narratrice giunta a questo spettacolo dopo il grande successo di “Stasera ovulo”

“Vecchia sarai tu” è uno amarissimo e nel contempo divertente spettacolo che parlando del tema della vecchiaia, riesce con arguzia e commozione a coniugarlo in tre modi diversi. L'attrice infatti tratteggia benissimo ed in modo assolutamente diverso e credibile tre donne di tre generazioni differenti, messe a confronto con l'inevitabile passare del tempo. L'ottantenne Armida, chiusa dentro le quattro mura di un ospizio, sua nuora, la quarantacinquenne Sabine, che vive tra diete e cure di bellezza nella continua e ossessiva ricerca di congelare il tempo e Monica infine, la nipote di venticinque anni, precaria in tutti i sensi, tre facce di una stessa medaglia che vogliono tutte e tre fuggire dalla loro condizione rinfacciandola al mondo che sta intorno a loro.Scritto molto bene ( anche qui ribadiamo come la drammaturgia sia veramente al centro del fare teatro) a quattro mani con Francesco Brandi, lo spettacolo tra pianto e riso ci invita a riflettere tutti sul passaggio inevitabile del tempo a cui possiamo rimediare lasciandolo correre come vuole e vivendo la vita in tutta la sua bellezza senza rimpianti.




Tra le altre offerte narrative del Festival abbiamo vissuto e gradito quella di Ombretta Zaglio, qui liberata dagli obblighi di uno spettacolo vero e proprio, che ha narrato con la sua solita padronanza dei mezzi teatrali in modo efficace e divertente alcune fiabe di Calvino accompagnata dalle musiche dal vivo di Gianni Robotti e il vecchio amico Bruno Tognolini il quale gira di scuola in scuola, di Biblioteca in Biblioteca a raccontare e a raccogliere per poi narrarle le sue famose filastrocche, scampoli di vita vera che elargisce al pubblico in modo sincero e disinteressato. Sotto la tenda di un circo abbiamo infine rivisto le fiabe degli svizzeri Nicole§Martin, questa volta “I Musicanti di Brema”, narrata attraverso l'uso sapiente della giocoleria e della corporeità in un caleidoscopio di immagini e di suoni che hanno divertito i moltissimi bambini presenti.

MARIO BIANCHI