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recensioni
DUE ARTICOLI DI EUGENIA PRALORAN
CONTROLUCE A TORINO SPIRITUALITA'/ I TESORI DEI NIEMEN AD OLCENENGO

Festival Incanti per Torino Spiritualità: Cinque Parabole di Luce


Sabato 28 il Festival Incanti, in collaborazione con Torino Spiritualità, ha proposto nel cuore di Torino, in pieno Quadrilatero romano, cinque eventi performativi legati al tema scelto per l'edizione 2013 di torino Spiritualità: Cerca Il Significato.

Cinque parabole, scelte da Roberta Lena, per illustrare rispettivamente l'universo induista, ebraico, buddista, cristiano, islamico, sono state messa in scena per voce narrante ("trasmettitore" o "trasmettitrice", per rimanere in sintonia con il gioco di parole "parabola/antenna parabolica") e luci, ombre, video pittura, in altrettanti locali di Via Franco Bonelli e Via Bellezia. Piccole strade strette fra alte case antiche come foyer, e come teatri piccole stanze imbiancate a calce in cui si sono alternati buio e luce di fiammelle e candele, di lampade e videoproiettori, e suggestioni di sagome, oggetti e specchi del Teatro di Luce e Ombra.

La Parabola Induista, su testi tratti dall'Hitopadesa, attrice/trasmettitrice Elettra Mallaby, è stata messa in scena con sagome e piccoli oggetti da Paolo Valli e Caterina Yanoskowa.

La Parabola Ebraica, con testo tratto dai Racconti Popolari Yiddish di Beatrice S. Weinreich, attore/trasmettitore Daniel Lascar, con Irene Jona, messa in scena di Ombre di Controluce a cura di Alberto Jona.

La Parabola Buddista, con testi tratti dagli Udana, attore/trasmettitore Alfie Nze, è stata illustrata tramite video pittura da Stefano Giorgi.

La Parabola Islamica, su testo tratto da "Il verbo degli uccelli" di Attar, attore/trasmettitore Alessandro Vanoli, è stata messa in scena da Cora De Maria e Rosa Mogliasso per sagome di Teatro d'Ombre, di Ombre di Controluce.

La Parabola Cristiana, su testi tratti dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, attrice/trasmettitrice Valentina Diana, performance per ombre e luci di Tadeusz Wierzbicki.


Le performances, della durata media di dieci minuti, si sono ripetute in prima e seconda serata per due sessioni di novanta minuti circa, con grande impegno dei performers e altrettanto notevole successo di pubblico. Lungo le due vie abili tecnici hanno creato con gelatine e semplici effetti teatrali un'atmosfera luminosa onirica e festiva che ha accolto gli spettatori in attesa prima di ogni evento. 


Fra mille suggestioni di suono e colore delle cinque tappe, da affrontare nell'ordine preferito da ciascuno spettatore, ha spiccato per nitore, poesia e bellezza la performance della brava e forte Valentina Diana con il Maestro polacco Tadeusz Wierzbicki, geniale e schivo creatore di meravigliose, mutevoli icone di pura luce per la Legenda Aurea. 

Tadeusz Wierzbicki ricreerà l'installazione presso il Castello di Rivoli sabato 5 e domenica 6 ottobre, in occasione del laboratorio organizzato dal Festival Incanti. Ci rallegriamo del ritorno a Torino di Tadeusz Wierzbicki, anche perché è un insegnante generoso, che il Festival Incanti ospitò per la prima volta anni fa per uno spettacolo e un workshop indimenticabili. Ritroviamo con gioia la sua arte minimalista, commovente e surreale, fra i fiori all'occhiello della Ventesima Edizione del Festival.

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La vita segreta dei burattini. La mostra "I tesori dei Niemen e le storie che non si raccontano più"


Ad Olcenengo (Vc) è stata inaugurata il 27 settembre la mostra temporanea "I tesori dei Niemen e le storie che non si raccontano più". Presso la sala Polivalente del Comune di Olcenengo rimarranno in esposizione fino a domenica 6 ottobre burattini, fondali originali, e una selezione di rari copioni d'epoca, con autografi e annotazioni di autori ed interpreti, il tutto proveniente dal fondo dei materiali di scena dei Niemen, famiglia storica di burattinai e marionettisti itineranti oltre che di giostrai, di artisti di arene ginniche, e di circensi, legati da vincoli di sangue con le maggiori famiglie di giostrai e di circensi italiane: i Gerardi, i Casartelli, I De Bianchi, i Riva, i Togni, gli Orfei, i Medini, i Caveagna...I Niemen che scelsero il Teatro di Figura coltivarono nel tempo scambi e vincoli artistici con le maggiori famiglie di burattinai e marionettisti dell'Alta Italia: i Canardi, I Marengo, i Lupi, i Concordia, i Gambarutti. Molti dei numerosissimi copioni sono frutto di scambi di materiali e di esperienze stratificatesi nel tempo, con un'evoluzione complessa che non permette quasi mai di individuare in maniera univoca un autore originale. Il repertorio storico copre tutto la gamma dei generi a seconda dell'età e del tipo di pubblico: fiabe, favole, farse, commedie, drammi storici, il tutto solidamente documentato da un consistente corpo di testi originali.

 

In esposizione, fra le rarità, biglietti e locandine d'epoca, una significativa serie di testimonianze fotografiche in bianco e nero provenienti dall'archivio Niemen. A testimonianza del legame fra la Famiglia Niemen e la Famiglia Lupi, una cartolina con effigie di Gianduja e firma autografa del patriarca Lupi con affettuosa dedica alla famiglia Niemen, datata 1949. Ricordiamo che molti burattini della Collezione Niemen sono stati realizzati a partire da splendide marionette della grande tradizione Lupi, modificate per il Teatro dei Burattini. Altri pezzi storici sono nati direttamente nella tradizione familiare Niemen, come il burattino del Re, fatto realizzare come dono di Edoardo Niemen per la fidanzata Emma Maria, genitori dell'attuale Maestro Eliseo Bruno e di Giuliana Niemen, attualmente custodi e interpreti dell'arte familiare. Molti burattini storici continuano tuttora ad andare in scena, con fisionomie che rivelano l'arte dell'intaglio di altri tempi, con occhi di vetro, capelli di crine, ciglia di pelo, e costumi dei primi anni del Novecento. Altri, letteralmente rimodellati dall'uso (scena dopo scena e anche bastonata dopo bastonata, perché tale è la vita del burattino), e restaurati strada facendo, mutano fisionomia, acquisiscono l'espressività estrema che troviamo anche nel Mamulengo brasiliano e nelle Guarattelle napoletane. Il legno deve logorarsi, a volte, perché emerga la vera personalità del personaggio, la sua fisionomia più segreta ed autentica, come nel volto umano maturo, come nelle polene levigate ed erose dalle onde di molti mari. A questo proposito, molto interessante la scelta del fotografo Alessandro Pessana che ha isolato un primissimo piano impressionante, distorto, del volto ligneo di un Gianduja  particolarmente segnato per la locandina dell'esposizione, realizzata insieme al grafico Paolo Zanarello. Una locandina controcorrente, non comune, che evidenzia non la grazia o la comicità tipiche del teatro dei burattini, ma la forza profonda e la violenza grottesca che talora ne attraversano forme e contenuti.


Non si tratta di semplici pezzi da museo, né di cimeli di un'epoca conclusa. Il fascino particolare della collezione, da sempre curata con grande passione dal Maestro Eliseo Bruno Niemen, risiede nella vitalità dei materiali, in particolare dei fondali e dei burattini, vitali in quanto vengono tuttora utilizzati, restaurati, talora reinventati secondo la più genuina e ininterrotta tradizione del teatro viaggiante, riassemblati e restaurati per la scena e non per rimanere immobili nelle teche di un museo. La stessa  struttura dell'attuale teatro Niemen, efficace, suggestiva ed agile nello stesso tempo, rispecchia perfettamente l'evoluzione dei materiali e del repertorio, e non a caso rimane sempre nella memoria del pubblico, sia in Italia che all'estero.I Tesori dei Niemen hanno letteralmente percorso monti e valli del Nord Italia, da una sponda all'altra del mare, e costituiscono una vivida testimonianza di centocinquanta anni di storia d'Italia e del Teatro itinerante. I Tesori dei Niemen sono tangibile prova di un secolo e mezzo di evoluzione del linguaggio verbale e scenico del Teatro di Figura, dai tradizionali copioni, ai canovacci dialettali, agli attuali testi italiani. I Tesori dei Niemen hanno viaggiato leggeri, stagione dopo stagione, anno dopo anno, sostenuti dall'intelligenza di una tradizione che coniuga la capacità di reinventare un repertorio, e la stessa anatomia strutturale del burattino, senza perderne identità e funzione, anzi precisando sempre più chiaramente uno stile, un'estetica e una funzione assolutamente distintive del genere.


Non a caso il Maestro Eliseo Bruno Niemen è sempre aperto all'incontro con il suo pubblico e con chiunque si interessi alla tradizione, ed è favorevole ad ogni forma di dialogo e di insegnamento che possa permettere la trasmissione di q uesta forma e di questa esperienza.


Dall'epoca d'oro del Teatro itinerante, attraverso la grande trasformazione del secondo dopoguerra e la grande crisi legata alla massiccia diffusione dei mezzi di comunicazione di massa e alla rapida scomparsa delle tradizioni rurali, il Teatro dei Fratelli Niemen è riuscito a coltivare proposte adeguate al nuovo pubblico, senza sacrificare i valori della tradizione, dell'esperienza e dell'inspirazione originale di sei generazioni di artisti.In occasione dell'esposizione il Maestro Eliseo Bruno Niemen ripropone copioni storici del repertorio dialettale per il pubblico adulto (le "Storie che non si raccontano più" ) insieme alla consueta antologia dei burattini ballerini e all'irresistibile Ballo dei Testoni di Gianduja e Brighella.