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recensioni
BECKETT& PUPPET A GORIZIA E TRIESTE
Una manifestazione che segna un punto di svolta nel teatro di figura italiano, recensione a cura di Mario Bianchi

Dal 13 al 19 ottobre si è svolta tra Gorizia e Trieste, organizzata dal cta Centro Regionale di Teatro di Animazione e di Figure, nell’ambito di “Tendenze” il progetto biennale del PuppetFestival 2006, la manifestazione “Beckett&Puppet”, dedicata al rapporto tra Samuel Beckett e il Teatro di Figura nel centenario della nascita dello scrittore irlandese ,curata da Antonella Caruzzi, Fernando Marchiori, Roberto Piaggio.
'Tendenze ' è la sezione del PuppetFestival che “ ha da sempre privilegiato il Teatro di Figura nei suoi aspetti più innovativi e sperimentali, aperti a commistioni di più linguaggi” Dal 2005 'Tendenze ' si va articolando in percorsi di ricerca biennale che, pur mantenendo l’originaria collocazione all’interno del PuppetFestival, si misurano con una più ampia autonomia progettuale. E’ in questa prospettiva che è stato concepito“Beckett&Puppet”

Cuore dell’iniziativa è stato il bando di concorso per la messa in scena di un progetto di spettacolo ispirato alle opere e alla figura di Samuel Beckett da realizzarsi con i linguaggi propri del Teatro di Figura. Ben ventitré compagnie vi hanno partecipato, italiane ed estere, con un ricchissimo ventaglio di proposte, tanto più interessanti in quanto provenienti, per la maggior parte, da artisti non sempre riconducibili all’ambito specifico del Teatro di Figura.
Così sintetizza il critico Fernando Marchiori il rapporto tra Beckett e il teatro di figura e il senso dell’iniziativa. “Che Samuel Beckett abbia influenzato profondamente il teatro di figura, lo dimostrano i numerosi allestimenti con fantocci e oggetti che all’opera dell’autore di Aspettando Godot si sono ispirati o che ne hanno messo in scena i testi. Ma l’universo burattinesco ha a sua volta influenzato la scrittura, non solo teatrale, di Beckett. In fondo, tutti i suoi lavori sono dei drammi per personaggi ridotti a marionette, manipolati come oggetti, con relazioni frammentarie in scene concepite come meccaniche dell’assurdo. Personaggi che saltano invece di camminare, che restano legati a una sedia a dondolo o a rotelle, mezzi uomini, pezzi di carne. Sbucano dai bidoni della spazzatura proprio come dei burattini dalle loro baracche, oppure corrono come nelle comiche, si afflosciano, ripetono movimenti elementari, diventano sagome, ombre. La direzione è sempre la stessa: scomposizione del corpo, ricomposizione in una partitura gestuale differente, scrittura come referto di fenomeni e non di psicologie, frammentazione dell’evento, ingrandimento del dettaglio, ripetizione come ritmo interno alla pagina e alla scena. E il paradosso di cercare la scrittura nel fallimento della scrittura, la vita – il suo puro accadere, senza pensiero – in personaggi inorganici. In questo senso, marionette e burattini sono “beckettiani” prima di Beckett. Indagare il “tema della marionetta ” in Beckett – e attraverso Beckett – significa dunque guardare in una prospettiva diversa l’opera di uno dei più grandi autori del Novecento e insieme assumere i linguaggi del teatro di figura, le loro potenzialità originali, come campo di ricerca all’altezza delle questioni che la complessità del presente pone alle arti sceniche”


Tutto ciò è stato discusso sotto vari aspetti e sotto diversi ambiti in un convegno che ha fatto da corollario all’iniziativa con interventi di Edvard Majaron, Ana Alvarado, Fernando Marchiori, Marisa Sestito, Alessandro Serra, Gabriele Frasca, Alfonso Cipolla, John McCormick, Roberto Canziani, Luca Scarlini, inframmezzati sapientemente da video e piccoli spettacoli(tra cui un video di Motus ed una performance di Viva opera circus) degli artisti presenti al festival e concluso da un’interessante tavola rotonda finale a cui hanno partecipato insieme gli studiosi e gli artisti invitati alla manifestazione.

Possiamo ben dire che “Beckett&Puppet” ha rappresentato un punto di svolta nel teatro di figura italiano. Lo ha affrancato dal Teatro ragazzi accentuando esponenzialmente la sperimentazione di nuovi linguaggi al di là del mercato per formare anche un mercato ora pressochè inesistente. Pochi infatti i nomi che operano in Italia per un teatro di figura che vuole svincolarsi dal teatro ragazzi e che si scontra quindi con la mancanza di piazze e di pubblico. Ricordiamo Dino Arru con il suo “Giorni felici” con una straordinaria Paola Roman già concepito dieci anni fa e che a Gorizia ha presentato in una iconografia baconiana le sue particolarissime versioni de “L’ultimo nastro di Krapp” e “Atto senza parole“ , gli spettacoli di Gigio Brunello e Gyula Molnar,di Paolo Paparotto e Mimmo Cuticchio,di Beppe Rizzo, “Solo” diWalter Broggini, Se77e di Gaspare Nasuto e pochi altri. “Beckett&Puppet” ha inoltre messo insieme organizzazioni diverse nella realizzazione dell’evento, ha stimolato gli artisti a condividere i progetti, ha permesso a molti attori e artisti giovani di aprirsi al teatro di figura mescolando tematiche e stili. Ha aperto poi un utilissimo dibattito reale sull’essenza stessa del teatro di figura ,stimolato anche dal vincitore del concorso, la compagnia Teatropersona di Civitavecchia con ' Beckett Box ' , diretto e ideato dal giovane e talentuoso regista Alessandro Serra. Serra popola un particolarissimo solaio della memoria di oggetti e personaggi intrisi di morte e di rimpianti che da soli ed insieme paiono rimandare al grande drammaturgo inglese. Un vecchio vicino alla morte, forse cieco,una coppia nera, inquietante nella sua ingessatura, giocattoli di legno appartenuti ad un' infanzia perduta, gesti sempre uguali, gli immancabili genitori di ' Finale di partita ', una finestra che occhieggia tra dentro e fuori, una piccola bara di legno. Tutto immerso in un’atmosfera di attesa continua su cui incombe un destino ineluttabile. Purtroppo lo spettacolo che ci ricorda fortemente anche Kantor,(ma Kantor faceva teatro di figura?) pieno di immagini di grande rilievo, invece di giocare al gioco della riduzione, si carica piano piano di ridondanze spesso di facile impatto emotivo riducendone così la valenza prettamente teatrale. Comunque uno spettacolo interessate e che fa intravvedere un gruppo di sicuro avvenire.
Tre gli altri progetti segnalati. “Zachès” di Scandicci propone “One ree” , un omaggio divertito e divertente al cinema muto. Complice le efficacissime maschere di Francesco Givone lo spettacolo riesce ad essere, attraverso i protagonisti ancora una volta di “Aspettando Godot”, una pantomima raffinata di grande divertimento e cosa non trascurabile , godibile anche da un pubblico totale e agita in modo impeccabile nei modi e nei tempi dai giovani attori della compagnia, avvenimento molto raro nel teatro delle nuove generazioni. Pathosformel di Venezia in “Che cosa sono le nuvole” mescolando sapientemente Pasolini e Beckett mette in scena uno dei più famosi drammi televisivi del drammaturgo inglese”Nuvole”. Qui in su un progetto di Daniel Blanga Gubbay in una piccola discarica in cui gli oggetti abbandonati dialogano tra loro, un vecchio televisore riprende vita e chiusa al suo interno, l’inconfondibile figura di Samuel Beckett, costruita su diverse dimensioni , cerca di uscire. È dunque con un’invenzione di grande pregio l’immagine stessa di Beckett a prestare così il corpo al protagonista del dramma, nel tentativo di giocare intelligentemente – in assenza del video – sul linguaggio televisivo, trasportandolo nel corpo di un burattino. Un discorso dunque affascinante sullo stesso concetto di realtà e della sua rappresentazione. Di grande interesse anche la prima assoluta di “En attendant Pierrot ' di Otto Mani Diver Genti (Treviso)coproduzione Paolo Papparotto Burattinaio e L’Aprisogni .Lo spettacolo riesce nel miracolo di trasporre 'Aspettando Godot ' nella tradizione delle maschere della Commedia dell’Arte. Così Vladimiro ed Estragone aspettando Pierrot diventano Arlecchino e Brighella, due personaggi che hanno nell’irriverenza la loro forza e nella fame ovviamente la loro caratteristica prevalente. Fanno da contraltare un Pozzo nei panni di Pantalone e Lucky in quelli di Colombina sadomaso al guinzaglio.. Uno spettacolo divertente che mette insieme nella sperimentazione due diverse compagnie, ricco anche di spunti di riflessione metateatrale. Peccato che le parti affidate ai comprimari siano di grande fragilità interpretativa afflosciando così in alcune parti lo spettacolo. Ma Beckett e Brighella veramente convivono in maniera perfetta senza alcun sfasamento drammaturgico.

Meno riuscita anche se sulla carta di grande interesse la collaborazione tra due guarratellari di diverse generazioni come Bruno Leone e Gaspare Nasuto che in “Aspetta aspetta” non riescono a trovare però un vero nucleo rappresentativo veramente convincente, anche se il progetto va salutato in modo molto positivo per il tentativo genuino di rendere veramente beckettiano Pulcinella, mescolando. tecniche e generi e con le dovute correzioni potrebbe diventare un 'opera a tutti gli effetti convincente Ovviamente e sapientemente gli organizzatori hanno poi lasciato per ultimo il “Finale di partita” del Teatrino Giullare già recensito su queste pagine e che rappresenta la più riuscita versione teatrale italiana di un’ opera di Beckett per il teatro di figura.
Ed ora dopo “Beckett&Puppet”bisogna che tutti si rimbocchino le maniche per rilanciare questo teatro di figura in manifestazioni analoghe per reinventare un mercato che manca solo dell’abitudine per realizzare il sogno di 'gustare ' le sale gremite per uno spettacolo che veda insieme Bergman con Pulcinella, Sandrone con Pirandello, Gioppino con Bernhart.



Tutti gli appuntamenti nel corso del biennio

Gorizia, 29 - 30 agosto 2005
PuppetFestival - Tendenze
presentazione del concorso “Beckett&Puppet” per un progetto di spettacolo ispirato all’opera e alla figura di Beckett.
Comp. Rem & Cap (Roma) - Altri giorni felici (prima assoluta)
Il dottor Bostik/Unoteatro (Torino) – B&B (Beckett&Bacon)

Gorizia, ottobre 2005 - febbraio 2006
svolgimento del concorso con la proclamazione del progetto vincitore:
Beckett Box della compagnia Teatropersona (Civitavecchia – Roma).

Torino, 6 maggio 2006
Omaggio a Samuel Beckett
a cura di Il Dottor Bostik/Unoteatro (Torino) con il sostegno della Fondazione Teatro Stabile di Torino
Non-stop di spettacoli di teatro di figura dalle 22.00 a notte inoltrata.

Moransengo, 9 giugno 2006
Festival della Colline Torinesi
Teatrino Giullare (Sasso Marconi – Bologna) - Finale di partita.

Torino, 12 giugno 2006
Scuola Holden
Beckett e il Teatro di Figura, interventi di Dino Arru, Alfonso Cipolla, Fernando Marchiori, all’interno del progetto “Respiro. 1906 2006.
Il secolo di Samuel Beckett. Lezioni, letture, immagini”.

Cividale del Friuli, 22 luglio 2006
MittelFest
Figurina Animation Theatre (Budapest - Ungheria) - Speak No More (prima assoluta)
spettacolo segnalato al concorso “Beckett&Puppet”

Torino, 1 ottobre 2006
Incanti - Rassegna Internazionale di Teatro di Figura
Serata “Beckett&Puppet”
Il Dottor Bostik/Unoteatro (Torino) - Giorni felici
presentazione degli studi degli spettacoli segnalati al concorso “Beckett&Puppet”
Viva Opera Circus (Vallese di Oppiano - Verona) - Non io – Beckett e il suo universo
Zachès (Scandicci - Firenze) - One reel
Pathosformel (Venezia) - (Che cosa sono le) nuvole

Mario Bianchi