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recensioni
TEATRO RAGAZZI E DINTORNI
Tragitti Critici a cura di Valeria Ottolenghi

E'con molto piacere che pubblichiamo il primo intervento di Valeria Ottolenghi nell'ambito di una rubrica fissa di Eolo, Teatro ragazzi e dintorni, appunto.
Valeria Ottolenghi, critico teatrale de 'La Gazzetta di Parma ' è uno dei pochi osservatori e compagni di viaggio ' da sempre ' del teatro ragazzi italiano.Con i suoi interventi e le sue digressioni spazierà nel mondo non solo del teatro ragazzi aggiornandoci dal suo punto di vista sempre acuto e puntuale sulle problematiche e sulle nuove direzioni che attraversano il teatro italiano.


LA CRITICA IN CRISI/PERCHE'HO DECISO DI AGGREGARMI A EOLO

Chi può dare una mano alla critica in crisi? Una domanda sciocca sapendo delle sofferenze reali del teatro oggi, tagli di contributi a tutti i livelli, ministeriali e locali, nel mondo dello spettacolo come nella vita sempre maggiore il divario tra ricchi e poveri, mentre si va corrodendo anche la zona 'borghese ' dell'artigianato colto, delle piccole e medie imprese, teatro di qualità nella produzione e nella cura delle ospitalità. E intanto cresce diffusa la richiesta di attività significative sul piano culturale/ sociale, facendo magari attenzione ai costi, alla possibilità di gustare più cose allo stesso prezzo: abbonamenti nei teatri 'periferici ', partecipazione agli incontri di approfondimento, spiluccando tra più eventi, ascoltando molto il passa parola di amici.
Il teatro come luogo ideale di arricchimento personale e di socializzazione, nel farlo a livello amatoriale (vedi gli innumerevoli laboratori a partire dalla scuola, spesso anche con esiti pregevoli) e nel frequentarlo con curiosità e passione.
Ma con quale possibilità poi di vedere giudicato l'esito, di confrontarsi con chi ha una reale competenza in materia? Anche la critica è sofferente, e più del solito: perché nella mancanza di spazi - specie sui giornali nazionali - i primi a perdere terreno sono ancora una volta i teatri 'minori ', il teatro ragazzi e la ricerca, ma ora anche quella 'borghesia ' che si diceva ha perso quasi del tutto la sua visibilità, se non come velina d'anticipazione, o conquistando un po' di chiasso giornalistico con chi ha superato la soglia del 'successo ' (il vizio di fondo: si parla solo di ciò che già si conosce, di cui si è già parlato. Incompetenza, economia mentale).

Vecchi discorsi: ma solo difendendo la cultura teatrale - che comprende anche questo aspetto del pensiero, l'indagine attenta da parte di chi ha sedimentato esperienze e studio - sarà possibile aiutare le compagnie, i gruppi, i singoli artisti, ma anche i direttori artistici, gli organizzatori che sanno compiere scelte di qualità, perché diversamente, al di là d'alcune vette, più o meno meritate, il resto rischia di diventare una marmellata confusa, dove i primi a smarrirsi (e magari anche in forma definitiva) sono proprio gli spettatori. E' anche per difendere questo dialogo colto che - malgrado il poco tempo - ho deciso di aggregarmi a Eolo : per quanto mi sarà possibile vorrei mettere in luce le opere che meritano, così da facilitarne la circuitazione (anche se ben conosco la logica degli scambi!, ma così, per qualche via periferica), accelerare il loro incontro con più pubblici, ma vorrei anche mescolare i territori, così come un tempo, sempre con il carattere della responsabilità, come è compito della critica, visioni competenti e consapevoli.

TRAGITTI CRITICI 1


E a proposito della capacità di varcare confini: la stagione comunale di Casalmaggiore è stata presentata alla stampa e al pubblico con un prezioso omaggio, seguendo a gruppi le avventure di Moby Dick con Una tazza di mare in tempesta di quel Roberto Abbiati che a Zona Franca ha saputo ricordare la fascinazione di Micro Macro con Il viaggio di Girafe al ritmo dei perditempo. Ottimo! Non solo: Casalmaggiore ha poi aperto la stagione serale con il prodigioso Alì Baba dei Colla . E gli spettatori hanno saputo apprezzare nel suo valore questa raffinata creazione che pure era in programma anche la mattina per le scuole. E pochi giorni fa, seduti su quello stesso palcoscenico, gli spettatori sono stati travolti dalla commozione, ipnotizzati dal magnifico lavoro di Emma Dante, Vita mia . Credo sia importante parlare delle stagioni come insieme di spettacoli che compongono una speciale poetica capace di tenere conto della ricerca, ma anche delle capacità percettive, di coinvolgimento, di crescita del pubblico. Lode grande al direttore artistico, a Giuseppe Romanetti - ma è anche un invito a riflettere sulla composizione dei cartelloni tenendo conto di tante variabili.

E davvero interessante si dimostra, ad esempio, la stagione del Teatro Europa a Parma , che ha saputo raccogliere anche gli eccellenti stimoli del piccolo e valoroso festival di Granara, luogo sperduto dell'Appennino emiliano: tra gli spettacoli ospiti all'Europa anche Un uomo chiamato Francesco, produzione Filarmonica Clown, regia di Letizia Quintavalla , particolarmente bella la prima parte, fuori d'ogni tempo storico, insieme inquietante e spiritoso, e Clinch, testo di Francesco Pititto (di Lenz) , un monologo interpretato anni fa da Bruno Stori ed ora, con diverse sfumature, da Stefano Jotti, figura 'storica ' delle Briciole (vi ricordate Il grande racconto?, spettacolo che ha ripreso a girare!). Anche qui: sconfinamenti, nuovi modi per mettersi in gioco.

E a Fiorenzuola - altra stagione amata, che ha preso avvio con Reportage Chernobyl, molto brava Roberta Biagiarelli - ho rivisto l'amatissimo Corpo di stato di/ con Marco Baliani , che continua a tenere parte del cuore (e delle sue energie) in Africa: non ho ancora visto La monaca di Monza - ma mi ha fatto molto piacere leggere della sua prossima antologica a Milano, al Teatro dell'Elfo.
Ho molto apprezzato Senza cuore di/ con Davide Doro , collaborazione di Manuela Capece, un'intensa, ilare teatralità lasciando trapelare i rischi della tentazione, l'adulto capace di sedurre. Uno spettacolo che mi sembra perfetto per grandi e bambini, un ex 'corto teatrale ' che ha superato ottimamente il traguardo, i corti tra le presenze forse più stimolanti di Zona Franca.

Molti i percorsi del teatro d'impegno, civile, 'responsabile ' , come preferisce chiamarlo Andreina Garella di Festina Lente (molti avranno presente la Giostra di Maggio fidentina, ottime scelte… sperando che possa continuare!): esiti di laboratori, monologhi e non solo. Pinocchio nero. E: Rwanda: sempre meravigliosamente infaticabile Antonio Calbi. Lo penso a Roma e a Milano scopro che sa dare buoni, quotidiani consigli teatrali su City! Perché anche questa è un'eccellente funzione critica: guidare con chiare motivazioni il pubblico a scegliere consapevolmente, avendo precise coordinate.
Ormai in qualche modo lontane Natura Dèi Teatri e Zona Franca, anche se mi fa piacere ricordare del festival di Lenz sia i quattro spettacoli ispirati a Grimm - capaci di affrontare in modo radicale alcune questioni brucianti, compresi il linguaggio della sessualità e l'ambigua relazione con i genitori (rifiuto/ amore/ legame totalizzante) delle persone con deficit, in scena alcuni 'attori sensibili ' - sia la trilogia latelliana, una formidabile coralità che anche il teatro ragazzi aveva a lungo sperimentato, regie d'autore e di gruppo come un tutt'uno.

Un nuovo capolavoro con Ascanio Celestini, Scemo di guerra - ma molto interessante anche il percorso d'incontri/ laboratorio/ ricerca 'matti da slegare '. Vorrei scrivere già in questo primo girovagare anche di alcuni libri, ma, come ho rinunciato a molti degli spettacoli autunnali, così rinvio ad un prossimo appuntamento i pensieri su saggi e testi letti di recente.
Cito però assai volentieri Il Patalogo , strumento preziosissimo di memoria e di pensiero chiedendo al mondo del teatro ragazzi: perché non domandare a Franco Quadri, agli Ubu, una voce specifica per il teatro ragazzi? spettacoli, stagioni, iniziative che possono essere tappe importanti nella formazione teatrale delle nuove generazioni. Bene lo Stregagatto - ma c'è sempre il rischio dell'autoreferenzialità, della chiusura in un cerchio ristretto di persone (in questo molto teatro ragazzi, tanti centri, hanno forse davvero fallito, incapaci di ossigenare se stessi e il teatro come pure aspiravano e continuano vanamente a dichiarare).

Io intanto vado per mostre, fotografiche soprattutto, recensendo per Exibart.com: ho voglia di cimentarmi in campi nuovi, ossigeno anche per i critici! Concludendo questo numero di fine 2004, pessimo anno su tanti fronti, con un'info che riprende la questione iniziale: l'associazione nazionale dei critici musicali - che si è riunita al Teatro Regio di Parma per affrontare la questione Fus, i tagli che ora coinvolgono anche enti lirici, fondazioni e grandi teatri d'opera - è arrivata ad ipotizzare la dichiarazione dello stato di crisi , modello Alitalia, ma ritornando più e più volte sull'urgenza della vigilanza intellettuale, sulla necessità di spazio per l'indagine colta, competente, oltre gli applausi d'abitudine (un problema grande anche per il teatro ragazzi, i cui spettacoli possono ricevere con relativa facilità applausi gioiosi, non sempre però proporzionati al valore dell'opera).
valeria ottolenghi