eolo | rivista online di teatro ragazzi
recensioni
FIGURE DALL'INTERNO 2009
L'APPROFONDITA RELAZIONE DI EUGENIA PRALORAN SUL FESTIVAL DI TEATRO DI FIGURA DI PINEROLO

XVo FESTIVAL INTERNAZIONALE DI TEATRO DI FIGURA “FIGURE DALL’INTERNO”

Dal 20 al 27 giugno, basandosi come sempre sulla rete di scambi internazionali,frutto dell’impegno pluridecennale di Georgina Castro Kustner e Damiano Privitera , arricchitasi quest’anno del prestigioso gemellaggio con il Festival Mondiale di Charleville-Mézières, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura di Pinerolo e della Compagnia di San Paolo, la XV? Edizione del Festival si è svolta fra chiese, piazze e spazi teatrali di Pinerolo e le sedi decentrate sul territorio:Torre Pollice, Vigone e Perosa, per concludersi con l’abituale kermesse serale nell’antica Via Principi d’Acaja di Pinerolo.

Il Festival si è suddiviso in quattro sezioni:

- Classica, per le compagnie di maggior esperienza e prestigio, particolarmente attive nell’ambito del rinnovamento e dell’innovazione nel rispetto della tradizione;
- Bulle e Pupi, la nuova sezione destinata ad offrire particolare visibilità all’universo del Teatro di Figura femminile;
- Contaminazioni,
per i lavori frutto di una ricerca interdisciplinare di meticciato dei linguaggi e dei generi, purché caratterizzati da un rigoroso lavoro sul la Figura.
- Café Teatro,
per le giovani compagnie esordienti.

Il DOGMAR Puppet Prix 2009, che viene attribuito per l’eccellenza nella ricerca in un Teatro di Figura innovativo, contemporaneo, rispettoso della tradizione, coerente per contenuti e mezzi espressivi, e consapevole dell’attuale contesto storico e artistico, per motivi tecnici legati anche al grande numero di creazioni degne di nota, verrà assegnato in un secondo tempo.


SPETTACOLI E PERFORMANCES DELLA XVa EDIZIONE DEL FESTIVAL ”FIGURE DALL’INTERNO”


Fra le compagnie di maggior esperienza e tradizione, fiore all’occhiello del Festival è stata la Compagnia El Chonchòn, qui rappresentata da Carlos Pineiro e Mi guel Oyarzùn, che con due spettacoli e un laboratorio hanno offerto il fior fiore di un’esperienza artistica quarantennale impareggiabile per eccellenza tecnica , profondità drammaturgia e poetica, perfezione di ritmo e manipolazione.
Con tenerezza ed ironia, musicalità e brio, Carlos Pineiro e Miguel Oyarzun hanno proposto la loro versione di Juan Romeo e Julieta Maria, un capolavoro di teatro nel teatro in cui quattro burattini mettono in scena la tragedia scespiriana nella cornice della loro allegra commedia familiare. Infatti i quattro burattini sono parenti (zio, nonno e due nipoti), si prendono delle libertà quanto a costumi e scenografia, si distraggono, si fanno riprendere dal regista, si commuovono in scena (dimenticandosi che stanno recitando), si congratulano a scena aperta (vantandosi di quanto bene stiano recitando), montano al volo una minuscola baracca per rappresentare una scena con i loro propri burattini, e così via.
E tuttavia, l’essenza della tragedia viene rigorosamente restituita in alcune scene fondamentali. Drammaturgia eccezionale, imperdibile, auguriamoci che ritornino prestoin Europa con questo e altri capolavori del loro repertorio.
Ugualmente perfetto sul piano tecnico, più semplice ed accessibile per la sua struttura visiva immediata e l’assenza di testo, il secondo spettacolo dei Chonchò n, “Los bufos de la matinée”, “pantomima per burattini”, è un’incantevole antologia di cammei in omaggio alla storia del cinema muto: Charlot ed il Monello, il Fidanzato che aspetta la Fidanzata, Stanlio ed Ollio sono fra i personaggi che danno vita in scena a un carosello di avventure divertenti e poetiche il cui fascino si basa sulla qualità e il ritmo di manipolazione freschissimi e sorprendenti, qualità che costituiscono insieme all’assoluta nitidezza dell’intenzione e dei contenuti la caratteristica fondamentale di questa grande compagnia.
Fondata nel 1967 a Concepciòn de Chile da Manuel, Roberto e Miguel Oyarzùn, cileni, con il nome Pirulìnpirulero, la Compagnia si arricchisce successivamente con l’arrivo di Carlos Pineiro e Laura Rodriguez Figueredo, argentini di Cordoba,dove si trasferisce. La Compagnia lavora su testi di Shakespeare, Chekhov, Garcìa Lorca, Villafane, Espina, oltre ad elaborare materiale proprio. Dopo molto lavoro di ricerca, numerose creazioni, ed altrettanti laboratori, sempre all’insegna di un fortissimo impegno sociale, il nome della Compagnia muta in El Chonchòn:voce araucana che indica una lanterna ricavata ritagliando una latta di frutta di conserva, diffusissima in ambito rurale sudamericano.
La scelta del nuovo nome fa riferimento a una conversazione al termine di un laboratorio destinato a pazienti psichicamente labili ed ex alcolisti, al termine del quale fu posta la questione delle finalità del teatro; uno degli educatori del gruppo commentò che agli artisti sarebbe servita una buona lanterna, un buon Chonchòn, per illuminare i sentieri difficili della ricerca.
“By my lights”, direbbero gli anglofoni:“secondo i miei lumi”. Nomen omen, i Chonchòn vedono lontano per sé e per il loro pubblico, e la loro vista acuta coglie ogni sfumatura, temperando ogni possibile giudizio con l’ironia e l’affetto di chi comprende profondamente i dilemmi e le angosce universali della natura umana. Parola di Juan Romeo Giovanni Pierluigi da Palestrina Oyarzùn Gonzàles Pineiro (se appartieni a Shakespeare, devi avere un gran pedigree!), di Julieta Maria, dello zio, del nonno, e di tutto il pubblico che ha avuto la gioia di godere del lavoro di questi artisti eccezionali.

La giovane compagnia italofrancese StultiferaNavis ha recentemente perso la propria sede a L’Aquila e si baserà a Charleville-Méziéres, città sede dell’omonimo Festival Mondiale della Marionetta, presso le cui strutture hanno studiato e si stanno perfezionando diversi membri della compagnia.
Pur duramente provata a cau sa delle conseguenze del terremoto, non sapendo ancora se potrà recuperare almeno una minima parte dei propri materiali, StultiferaNavis è stata ospite del Fest ival Figure dall’Iinterno nelle persone di Alessandra Amilcarelli e Julie Linque tte, con le prime fasi del work in progress “Dialoghi tra città”, progetto dedicato alla difficile tematica del nuovo volto dell’Europa attraverso i suoi abitanti vecchi e nuovi.
“Dialoghi tra città” è un progetto europeo che esprime bene lo spirito di questo momento storico di difficile transizione. Ne fanno parte Alessandra Amilcarelli, italiana, marionettista, scenografa e regista, Julie Linquette, francese, drammaturga, Francesca Casolani, italiana, pittrice e performer, Fabian Legay, francese, fotografo, Simone Armini, italiano, musicista, Stefania Bettuzzi, italiana,atelierista, Bruno Mastan e Daria Ganescu, romeni, attori marionettisti. “Dialoghi fra città” consiste in un percorso di creazione a tappe fra quattro città europee: Reggio Emilia e Pinerolo in Italia, Bucharest In Romania, Charlevil le-Mézières in Francia. L’obiettivo è “mettere in dialogo frammenti di città attraverso le voci dei loro abitanti”; ad ogni tappa una diversa modalità multidisciplinare viene scelta per mettere in scena quanto colto attraverso pochi giorni di intenso lavoro a contatto con la città e i suoi abitanti; dove abitante è chi vi è nato, ma anche chi, nato altrove, vi è approdato.
Dall'accostamento fra i “frammenti” delle città e dei ricordi e delle riflessioni degli abitanti viene delineandosi il profilo della città visitata, esplorata, a(u)scultata. Per aggiungere sfida alla sfida, StultiferaNavis ha scelto di individuare le modalità di realizzazione pratica di ogni fase solo dopo essere venuta a contatto con le realtà di cui raccoglie le testimonianze; e giunge quindi in ogni città pronta all’ascolto e all’elaborazione in tempi estremamente brevi. Il materiale raccolto, il volto visivo e sonoro della città e dei suoi abitanti guideranno di volta in volta i partecipanti al progetto nella scelta delle modalità dell’installazione o evento performativo.
In apertura della XVa Edizione del Festival Figure dall’Interno la Compagnia StultiferaNavis, nelle persone di Alessandra Amilcarelli e Julie Linquette insieme a Fabien Legay, ha presentato la prima tappa del progetto, appena completata a Reggio Emilia, sotto forma di proiezione multimediale di immagini e testi di interviste concesse da due abitanti: Priama Gelati, anziana esponente del Popol Gioôst, il Popolo Giusto, la gens di un antico quartiere la cui identità secolare fuminata dal trasferimento in periferia imposto durante le ristrutturazioni del centro storico, e Abdul, migrante, colto fra il dolore della rinuncia alla propri a patria nella speranza di un lavoro, e l’amarezza della patria altrui in cui il lavoro a volte c’è, ma spesso non alle condizioni sognate di giustizia ed equità.
Alessandra Amilcarelli, Julie Linquette e Fabian Legay si sono successivamente dedicati alla raccolta ed elaborazione del materiale per la seconda fase del progetto nel corso della settimana del Festival. I risultati della ricerca sul territorio di Pinerolo, sotto forma di installazione performativa visiva e sonora, basata sulla raccolta e l’elaborazione di numerose testimonianze di cittadini di o gni età e condizione, sono stati presentati sabato 27 giugno al pubblico e lunedì 29 a personalità del consiglio comunale.
L’installazione è stata costruita a partire da materiali provenienti dalle interviste di cittadini pinerolesi di nuova e vecchia data, e dall’opera di Fabian Legay, sensibilissimo fotografo documentarista, i cui ritratti fotografici di grande immediatezza e spontaneità hanno aggiunto poesia alle voci degli intervistati. Un panorama di edifici di parole ed immagini appoggiato su una grande mappa della città, ricomposta dal pubblico sotto la guida degli artisti, è stato creato nel corso della presentazione performativa. L’installazione ha purtroppo dovuto essere smontata dopo pochi giorni, a causa della necessità di utilizzare per altri scopi legati alla programmazione estiva gli spazi pubblici concessi al Festival.

Brillante Animata Cabaret! Collettivo di cinque compagnie di giovani e giovanissime artiste ispanofone, attive in Barcellona, molte delle quali hanno esordito s olo recentemente sulla scena professionale, più un rappresentante del sesso maschile (lui solo sempre rigorosamente in abito da sera rosso fiammante con vezzoso cappellino assortito).
Animata Cabaret è un varietà, non vuol essere altro che un varietà, un’antologia brillante di numeri, canzoni e brevi scene teatrali. Non aspira alla grande drammaturgia. In compenso, è ricco di verve, di musicalità e di ironia. Unico neo:per goderselo tutto a fondo occorre capire la lingua spagnola, perché quando c’è testo, viene sparato a raffica, e le battute esplosive si susseguono alla velocità della luce. Animata Cabaret è eterogeneo: perché un duo di musicisti/giocolieri si alterna a una coppia di burattinaie/marionettiste e a un duo/trio di manipolatrici di oggetti, e variano gli stili, l’energia e i contenuti.
Animata Cabaret propone estratti del repertorio di ciascuna delle compagnie: eccezionale Leonor di Miren Larrea e Arantxa Azagra, bambinetta terribile, imprevedibile, passabilmente scurrile, tenuta e temuta dalle sue manipolatrici, spesso costrette ad inseguirla, censurarla… Se mai una figura ha avuto vita propria, è l ’irresistibile Leonor, che ci ricorda un po’ la Mafalda di Quinho. Quel che è sicuro è che ha dei pensieri. E sono tutti politicamente scorretti, anche se spesso le sfuggono un sospiro, e un passo di danza, che sono pura poesia, come con i bambini in carne ed ossa.
L’andalusa La Canija è una minuscola ballerina di flamenco: baila come nessuna mai, flirta con il pubblico maschile, cerca di farsi invitare a cena e di convincere il pubblico a farsi fotografare con la foto di gruppo della sua famiglia gitana “per un solo Eurito”. Ma soprattutto, e ancora, danza benissimo, anche se a volte il vestito le gioca strani scherzi. Complimenti alle quattro mani che le d anno vita, ancora di Miren Larrea e Arantxa Azagra.
Vola il vampiro, si strugge la sua splendida preda nel breve omaggio ai Nosferatu di Murnau e Herzog. Colpo di scena! Forse Arantxa Azagra, burattinaia cilena e cinefila, ha letto anche Cortàzar. Musica, musica, musica, degna di Brecht e di Brel e di Piazzolla, verve e abiti da vamp e clavette in volo per il duo di Mina Lederberger e Agostino Aragno. Teatro d’oggetti e manipolazione di Valentina Raposo, Aurora Povera, Marga Carbonell, Mireia Nogueras. Quando il secchio s’innamora della misteriosa donnina fatale non si può mai sapere cosa accadrà… Dramma della gelosia e colpi di scena per un teatro d’oggetti a quattro, a sei mani. Danza orientale con ben più di veli. Teatro d’oggetti alla ricerca di nuove soluzioni, non ancora libero dalle convenzioni ma seriamente intenzionato a trovare la sua strada.
Animata Cabaret, in bocca al lupo!

Da Verona, il Gruppo Extrapola (Claudio Moro, chitarra, Thomas Sinigaglia, fisarmonica, Stefano Benino, flauto, Cristina Ribul Moro e Anna Lisa Buzzola, canto) ha presentato il suo concerto visivo “Fabrizio dipinto” sui testi e le note del grande Fabrizio De André, con le bellissime creazioni di Gek Tessano al retroproiettore, creatore e narratore in tempo reale e a tecnica mista di paesaggi poetici indimenticabili. Bravi musicisti, ottime voci, meravigliose ballate, ma il talento di Gek Tessaro è tale che lo preferiamo quando percorre il suo universo libero di abbandonarsi e di portarci con lui, anziché quando ha l’obbligo di rimanere ancorato alle note dell’omaggio al grande genovese.
Delicato, sorprendente, incantevole Frog Musette della Compagnia francese Les Petits Zefs, musicisti ed elettroburattinai creativi, di e con Nicolas Vuillier! Da solo, o con il contributo di Bénédicte Holvoote della Compagnia Les Estropiés,il giovane mago dalla valigia piena di stupefacenti ranocchie tascabili sa catturare e anche far danzare il suo pubblico con le sue piccole installazioni. Da vedere e far vedere, preferibilmente a sorpresa…
La compagnia spagnola “La Picara Locuela” di e con Sonia Zubiaga, attrice, burattinaia e autrice nativa di Segovia, patria di eccellenti compositori ed interpreti musicali, come Ricardo Ramos, flautista e virtuoso delle percussioni che accompagna magnificamente lo spettacolo, ha proposto “Juego de Polichinelas”, estratto delle avventure del personaggio creato dalla Zubiaga: Juana Marcolfo, detta la Pìcara Locuela, parente della Picara Justina del Secolo d’Oro di Cervantés, e anche un po’ di Lazarillo de Tormés; sicuramente cugina di Bertoldo, non a caso quasi omonima della consorte dell’arguto villico creato da Giulio Cesare Croce: in fuga da un re ingiusto che l’ha condannata a morte per essersi rifiutata di diventare la buffona di corte, Juana fugge, beffa il boia, beffa il re, beffa la morte, beffa l’oste avaro che vorrebbe farle pagar pegno per aver goduto del profumo dei suoi porcellini arrosto.
Non solo Juana paga l’odore con il suono della moneta alla maniera di Bertoldo: con finezza femminile, fa apprezzare all’oste fior di conio e lucentezza del soldo prima di darsi alla fuga. Burattino che alterna con un gesto del mento maschera e volto, a seconda che voglia apparire nell’una o nell’altra sua identità, la Pìcara Locuela vuol diventare una Pulcinella portavoce de ll’opinione popolare, vuole interloquire, dire la sua. E guai ai prepotenti che vogliono sopraffare la povera gente. La Pìcara vuol trovare la sua voce inimitabile, come tutti i Pulcinella che si rispettino.

La compagnia greca “Antamapantahou” di e con Nikos Tompros e Eleni Panagiotou ha presentato due spettacoli. “Gargalistis”, dall’omonimo libro per l’infanzia di Dimitris Baslam: un’avventura di Themistokles Gargalistis, grande viaggiatore e ladro gentiluomo, che notte tempo si introduce nelle case per raccogliere le risate dei bambini privilegiati, cui non mancano amore, sicurezza, amici e giocattoli (Garga-lao = risata, lystis = ladro).
Non un vero ladro, poiche le risate dei bambini fortunati si liberano come stormi di uccellini felici di cui i piccoli non hanno più bisogno; piuttosto un raccoglitore, che porta i suoi frutti a una zia golosa e capricciosa, ma impareggiabile distillatrice di magiche pozioni a base di quelle stesse risate. La magica pozione, distribuita ai bambini che non hanno né fortuna né famiglia né giocattoli né tempo libero, ne muterà per sempre il destino. Fra Arsenio Lupin e il laboratorio chimico di Harry Potter, una bella fiaba per bambini di tutte le età. Belle scenografie, ben congegnata l’azione scenica.
“Stringa of music” è una classica antologia musicale umoristica per burattinai, marionette e teatro d’oggetti. Due fisarmoniche e un piccolo fisarmonicista ci stupiscono e ci fanno sognare.

La Compagnia piacentina “I burattini di Luca e Massimo”, con Luca Lambertini, ha presentato “Il vampiro Vladimiro”: Paglia viene rapito dal vampiro Vladimiro, che ha mal di denti e non può consumare il suo pasto; segregato per diventare lo spuntino serale, viene raggiunto dall’amico Gaspare che a sua volta si fa cattur are. Ma tra il servo pigro del vampiro e il famoso dentista tedesco con trapano tedesco dal pulsante italiano (e quindi difettoso), il vampiro non verrà curato,i nostri eroi si daranno alla fuga, dentista e vampiro incontreranno la loro ne mesi.
Rincitrulliti, svolazzeranno insieme per i prati, convinti di essersi trasformati in grossi insetti affamati di polline, amici per la pelle, ormai innocui. Domanda: un calabrone… è un farfallone calabrese? Allegro e scanzonato, segue tutte le convenzioni classiche del teatro dei burattini.
La compagnia di Empoli “Terzostudio-i burattini del sole” di e con Alessandro Gigli ha presentato il suo “Pinocchio”, fra narrazione e rappresentazione, fra can tastorie e burattinaio, fra musicista imbonitore di fiera e storico del capolavoro dell’orrore di Carlo Collodi. Chi ricorda che in una prima versione il racconto termina dopo l’impiccagione di Pinocchio da parte degli Assassini, che lo trascinano via dalla soglia della casa in cui la Bella Bambina dai Capelli Turchini si è affacciata per informarlo che non può aiutarlo, perché in casa non c’è nessuno… sono tutti morti, e anche lei sta aspettando la bara che venga a portarla via. Altro che confetti al rosolio!
Ma i bambini si divertono da pazzi (Alessandro Gigli sa incantare i pulcini), e ha gran successo la distribuzione finale dei libri di cui il burattinaio è autore: fiabe liete e senza ombre terrificanti.
A completare l’evento, l’esposizione, definita “allestimento teatrale-urbano” dai suoi coordinatori Alessandro Gilli e Cristina Icone, del ciclo di opere dipin te su tela, ispirate a Pinocchio e realizzate dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, Scuola di Scenografia, diretti dal professor Massimo Mattio li, nell’ambito del laboratorio dedicato al Teatro di Figura condotto in collaborazione con Alessandro Gigli. Particolarmente interessanti le tele dedicate ai momenti più cupi del racconto: la Bella Bambina alla finestra nella notte mentre Pinocchio sta per essere ghermito dagli Assassini, Pinocchio travolto dai gorghi, l’oscurità nel ventre della Balena...
La compagnia cilena “Moviendohilos” di e con Marcela Chiappe ha presentato due spettacoli. “Fonomimica musical”, antologia musicale con piccoli personaggi molto ben caratterizzati e animati. Musica impareggiabile, splendida Ella Fitzgerald che canta “I can’t be right for others if I ain’t right for me”. E nella sezione di musica sudamericana, divertenti il gaucho e la fidanzata con le trecce. Gradevole e poetico “La plaza”, crocevia di storie e piccoli aneddoti quotidiani.
Molto bella l’avventura del Cane che Sogna di Diventare Supercane. In sogno ci sono prati infiniti, ossa enormi da sgranocchiare, il cagnaccio che ci odia e ci vuole addentare e rubare il cibo non ci raggiungerà mai. Non solo: salveremo la bambina del nostro cuore, che a sua volta ci adotterà e ci toglierà dalla strada.
Al risveglio, qualcosa succederà. Fra un lampione e una panchina di un giardino pubblico, l’incantevole avventura a lieto fine di un botolo non qualsiasi. Una creazione esemplare, anche perché integra in una drammaturgia interessante tutti gli elementi che di solito troviamo sotto forma di semplici numeri nel Teatro di Strada.

Cristian Palacios Miller, della compagnia teatrocorrequete pillo” cileno, giornalista, ha scoperto in sé la vocazione al Teatro di Strada e di Figura. Giovane, ha già percorso gran parte del suo continente, l’America Latina, mosso dal desiderio di esplorare ed esprimere l’essenza della sua terra in forma artistica e non solo intellettuale. Formatosi alla scultura della gommapiuma con il connazionale Sergio Barrios, conosciuto in Bolivia nel corso dei suoi viaggi, ha creato una serie di personaggi grotteschi, dalla presenza forte, di susto espressionista. In “Olvidame”, il personaggio de “El Buitre”,“l’Avvoltoio”, gitano danzatore di flamenco ubriacone e autodistruttivo, celebra in una squallida stanza d’albergo la sua ironica discesa agli inferi di artista che, perso il suo Duende, il suo spirito creativo, non ha altra scelta che rinunciare al sonno e giocarsi la vita nel tentativo di ritrovarlo. Urge rileggere il bellissimo testo della conferenz a di Federico Garcia Lorca sul Duende, tenuto a Buenos Aires e Montevideo nel 1933-34, che non a caso ha ispirato questo artista sensibile. “Olvidame” evolverà certamente verso una forma più matura, vista la profondità della questione, ma ci lascia con il sapore di un ritmo autentico e di un interrogativo appassionato.
Andrea Lorenzetti della Compagnia spagnola “Il Canto del Capro” ha presentato il suo nuovo “Histoires de Madame Lamort”. Madame Lamort e Monsieur Ledimoni, assa tanati (ebbene sì), rientrano allegri da una festa e si danno alla pazza gioia su un morbido letto, fra cuscini di merletto, con tanto di ritratto appeso al muro. Fra un assalto e l’altro si raccontano le storie che a loro piacciono tanto. La Storia dell’Uomo brutto, la Storia del l’Uomo che lavorava tanto, la Storia dell’Uomo che voleva uccidere la Morte. Non per bambini (è roba da grandi). Un’idea nerissima, brillante, da sviluppare, a caccia del ritmo giusto.


I LABORATORI DELLA XVa EDIZIONE DEL FESTIVAL “FIGURE DALL’INTERNO”


Quattro laboratori per professionisti e appassionati di Teatro:

“Teatro di oggetti inanimati” con Carlos Pinero e Miguel Oyarzùn, della Compagnia cileno-argentina El Chonchòn. Argomenti: “manipolazione, animazione e illusion e”. Poiché nell’universo del Teatro di Figura ciò che non può essere eseguito deve essere evocato.
Per gli allievi del laboratorio, esperienza d’eccellenza: rivolta a chiunque, appartenente o meno al Teatro di Figura, desiderasse avvicinarsi o approfondire le tematiche della manipolazione d’Oggetti, e dei segreti del ritmo che ne costituiscono l’essenza. Carlos Pineiro e Miguel Oyarzùn hanno guidato gli allievi attraverso la giungla di tecniche possibili, indicando con chiarezza i principi che consentono di aprirsi un sentiero verso la propria espressività: chiarezza nell’intenzione, pulizia del movimento, musicalità, relazione inequivocabile fra corp o, burattino e scenografia.
Hanno sottolineato costantemente la possibilità di introdurre nuovi elementi, e la libertà di improvvisazione che si conquista quand o le relazioni fondamentali fra le componenti del movimento scenico sono rispettate rigorosamente. E poiché Carlos Pineiro e Miguel Oyarzùn sono dei fuoriclasse, per la gioia degli allievi ogni esempio analizzato nel corso del laboratorio è stato verificato nel corso degli spettacoli del Festival, perché introdotto ad hoc, o in quanto dedotto dall’analisi della manipolazione propria o altrui. Una masterclass esemplare, ricchissima di elementi tecnici, un invito al rigore nella manipolazione, ma anche alla curiosità nei confronti del lavoro altrui: sono s empre i maestri più grandi a ricordarci che c’è da imparare anche dal più piccolo dei colleghi, e che lo spirito d’osservazione va coltivato ogni giorno.

Corso pratico di “disegno ed intaglio su legno di testa e mani di un burattino a guanto”, con l’australiano Jimmy Davies, virtuoso della caratterizzazione emoti va e fisionomica, che ha guidato i partecipanti a partire da una riflessione poetica sul carattere del personaggio scelto da ciascuno, dall’elaborazione del modello attraverso l’apprendimento dell’uso delle sgorbie fino alla fase di rifinitura e colorazione.

“Stage voce, corpo ma soprattutto anima”. Bénédicte Holvoote, giovane interprete della compagnia europea Les Estropiés, ha guidato individualmente i partecipant i alla messa in scena di un breve testo di Paul Emond, creatore del tragicomico personaggio di Mordicus.
Un’occasione privilegiata per creare una messa in scena personalizzata a partire da pochi elementi essenziali: le mani e il testo; un personaggio poetico, una situazione surreale. Un’esperienza per scoprire quanto s ia fertile l’esplorazione rigorosa del testo attraverso l’universo apparentemente limitato delle mani nell’orizzonte di una tavolo. Un percorso basato sulla dis ciplina della memoria, del ritmo e della qualità della presenza scenica.

Un laboratorio per il pubblico di ogni età: “Il cantiere dei Burambini”, con Bianca Chiappino e Anna Bayle, piccolo atelier di ideazione e costruzione di figure, basato sull’apprendimento di tecniche semplici a partire da materiali riciclati facilmente reperibili. Ovvero: stimolare la creatività, insegnare a non sprecare ciò che si trova a portata di mano in casa, alla scoperta di un mondodi figure che esprimano l’unicità di ogni personalità. Le Winx non sono indispensabili, una volta che ci si rende conto che per ogni bambino può esistere almeno un magico “burambino”... se due brave insegnanti ci mostrano come fare.

TIRANDO LE SOMME
Una programmazione oculata ha permesso ai partecipanti di godere di tutte le opportunità di studio e di confronto offerte dai laboratori, dalla rassegna di spet tacoli e dalle discussioni informali prima e dopo gli spettacoli. Chiunque abbia partecipato al Festival è ripartito con un bagaglio di esperienze teoriche e p ratiche proporzionale al proprio desiderio di coinvolgimento, complice la grandissima disponibilità dei Maestri invitati.
Un caso per tutti, la generosità illimitata di Carlos Pinero e Miguel Oyarzùn della compagnia El Chonchòn che, pur reduci da una lunga tournée europea, ed impegnati nel Festival con un laboratorio e due spettacoli, hanno assistito ad ogni evento in programma fino a tarda notte,trattenendosi ulteriormente per e con ogni artista con cordialità, offrendo spunti preziosi per lo sviluppo del lavoro di ciascuno.
E’ superfluo sottolineare l’importanza che riveste per i giovani artisti l’occasione concreta di presentare i propri lavori di fronte a personalità di grande esperienza, in un contesto u fficiale ma amichevole in cui ogni forma di giudizio è abolita per lasciar spazio al dialogo. Si tratta di una scuola di vita e di etica professionale: i grandi offrono con semplicità e generosità la ricchezza inesauribile della loro presenza, della loro poetica e della loro esperienza tecnica al pubblico e ai colleghi. E’ un Teatro Vivo, curioso dei fatti della vita,quotidianamente rinnovato attraverso l’attenzione ad ogni stimolo e sfumatura, che si tratti della lettura de i quotidiani, del volo delle rondini o delle reazioni del pubblico. Appare chiaramente il convergere di tematiche di assoluta attualità nella cornice offerta da i grandi archetipi e dai capolavori della letteratura mondiale. Si delineano con chiarezza esemplare situazioni teatrali di grande e rigorosa nitidezza. Drammaticità e comicità non si elidono reciprocamente, appaiono come aspetti complementari nella ricerca teatrale più autentica di cui il Teatro di Figura rappresenta una componente antichissima e fondamentale.
Per chi si rinnovano ogni anno le proposte del Festival “Figure Dall’Interno”? Per il pubblico di ogni età, compreso chi, passando per caso, scopre baracca e bu rattini nel centro della sua piazza.
Per i giovani artisti esordienti. Per le compagnie di maggior fama ed esperienza. La direzione artistica, nelle persone di Georgina Castro Kustner e Damiano Privitera, insieme allo staff organizzativo dell’Associazione La Terra Galleggiante e del Teatro del Lavoro di Pinerolo, hanno ulteriormente arricchito la tavolozza di proposte sia di spettacoli che di laboratori, mantenendo l’abituale, ed esemplare, semplicità sul piano umano e formale.
Non ci stancheremo mai di ripetere che questo Festival offre occasioni concrete di crescita e di formazione a tutti; chi lo organizza mette a disposizione bagaglio tecnico, contatti umani e professionali, ospitalità, senza trattenere per sé la porzione migliore, come accadrebbe se l’evento fosse congegnato a beneficio di chi lo organizza più che non dei fruitori cui è rivolto. Qui, in maniera che possiamo definire francescana, tutto è concretamente a disposizione di chi partecipa, e nessuno si lasci trarre in inganno dall’apparente frugalità del contesto: quando i grandi brillano, lo fanno senza effetti speciali, e aprono scorci di paradiso e valichi di ironia a partire da poco legno e un po’ di stoffa, ma con infinito mestiere e poesia, e non ridono mai di chi muove i primi passi, ricorrendo piuttosto alla giusta dose di benevola e stimolante ironia. Se si vuole esser certi di sperimentare una rivelazione, qualsiasi sia la nostra natura e il nostro ruolo, come pubblico o come professionisti, dietro o davanti al palco, il Teatro del Lavoro ed il suo Festival sono luoghi da visitare. Dietro e davanti al palco. Alla luce del Chonchòn, del lume di un teatro di ricerca, di tradizione e di innovazione, mai avulso dalla realtà del territorio in cui si muove
EUGENIA PRALORAN