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Eolo
recensioni
A CONTEMPORANEA IN SCENA L'AUTORE
RECENSIONE A CURA DI MARIO BIANCHI

Molto coraggiosa la via scelta dal Festival “Contemporanea”, organizzato dal Teatro Metastasio a Prato e giunto alla quarta edizione, nei confronti del teatro ragazzi, di privilegiare non più gli spettacoli ma gli autori.
Quest’anno infatti non è stata presentata una selezione di spettacoli ma 4 autori ( Panzuto, Abbiati,Libertini e Montecchi) alle prese con un percorso artistico in cui gli spettatori si muovono alla ricerca di emozioni e di punti di vista.
Siamo venuti in contatto dunque con 4 autori per molti aspetti diversi tra loro con le loro poetiche ed i loro mondi ma uniti nella ricerca di nuove sperimentazioni che si sono rispecchiati perfettamente nelle micro creazioni proposte ad “Alveare Arte Infanzia.” nei bellissimi spazi dello Spazio Magnolfi dal 4 al 6 Giugno 2005.
Non a caso opportunamente il curatore Edoardo Donatini ha immesso l’arte nella proposta di quest’anno invitando i 4 artisti a misurarsi con essa. E’anche questa una via utile anzi preziosa per uscire dalle secche di un teatro ragazzi che si confronta poco con gli altri linguaggi e che pensa meramente soprattutto al prodotto finito. E non a caso sono stati scelti questi quattro artisti.
Roberto Abbiati vive con gli oggetti che prepara e costruisce per i suoi spettacoli, è in simbiosi con loro,lo abbiamo capito sia nella rivisitazione del capolavoro di Melville, Moby Dick , sia nell’ultimo spettacolo in cui ricostruisce in modo molto suggestivo il viaggio epico di una giraffa. A Prato reinventa a modo suo l’atmosfera della pianura in una sorta di percorso mostra che mescola in una specie di autobiografia sentimentale teatro e pittura con antiche leggende di alberi e libri ed in cui si rispecchia il mare perduto.
Fabrizio Montecchi invece con le ombre reinventa il mondo poetico di Palazzeschi mentre Libertini con Veronique Nah ritorna ad un suo antico e mai sopito amore, il teatro di figura ( chi non ricorda il suo” Pulcinella ed Euridice” ?) facendo un divertente e divertito elogio del grande Obraszov.
Infine Panzuto che con l'’arte ha sempre uno strettissimo rapporto ha presentato “Haiku” dove il segno fortissimo del suo artigianato che si materializza nella creazione di una marionetta si fonde poeticamente con il suo stesso segno pittorico in un unico mondo di grande e sottile suggestione.
Il festival ha presentato inoltre una nuova tappa del percorso di ricerca che Davide Venturini e Francesco Gandi del T.P.O. stanno conducendo sul rapporto tra infanzia e mondo telematico. Dopo “ Il brutto anatroccolo” “Il giardino giapponese “ecco” dunque il giardino dipinto.”
Il rapporto con lo spazio scenico,l’ormai famoso tappeto sensibile ai suoni e alle immagini, è ora delimitato da gradinate dipinte in simbiosi con lo stile della performance ed il rapporto con il pubblico si fa più complesso con l’ausilio di due danzatrici e con la collaboazione di un pittore curdo nel cui mondo poetico i bambini entrano.
Proprio perché è un progetto di vera ricerca e quindi sempre coraggiosamente in divenire( e ci sembra incredibile che alcuni giurati dello Stregagatto non se ne siano accorti ) lo spettacolo alterna momenti di grande suggestione soprattutto quando la stilizzazione delle immagini si nutre con il rapporto diretto con i bambini, ad altri più facilmente coreografici e per questo più calligrafici e quindi meno intensi.
Inoltre l’apporto della danza deve a nostro modo di vedere scegliere un contesto unico ed entrare sempre e direttamente nel processo di rapporto tra i bambini che si immergono letteralmente nel gioco teatrale . Non c’è dubbio che questa ricerca che fra l’altro quest’anno ha toccato tutta l’Europa con ovviamente pochissime piazze in Italia,sia una delle poche veramente plausibili ed immaginative nel panorama non solo italiano del nostro teatro ragazzi.
Un tentativo nobile ed incessante per creare un nuovo punto di vista del bambino nei confronti di una realtà rivisitata dalla 'macchina ' che sta piano piano cambiando i nostri punti di vista.
Tra le altre proposte non si può ovviamente tacere l’intervento conturbante della Raffaello Sanzio all’interno di Alveare C-Arte dove il rapporto tra corpo e macchina ha esiti di grande e spiazzante intensità.
MARIO BIANCHI




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