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Eolo
recensioni
IL REPORT DI 'VISIONI 2022'
Lo sguardo di Mario Bianchi sul Festival bolognese con una " Visione" di Giovanna Palmieri e le fotografie di Massimo Bertoni

Guarda le foto di Massimo Bertoni


Dal 14 al 20 marzo si è svolta in presenza al Teatro Testoni di Bologna e online su https://www.visioni.it  la 19^ edizione di "Visioni di futuro, visioni di teatro…", festival internazionale di arti performative per la prima infanzia. Sono stati 7 giorni ricchi di spettacoli, laboratori e incontri curati dalla Cooperativa La Baracca realizzati non solo per i più piccoli e le loro famiglie, ma anche per i numerosi operatori culturali, insegnanti ed educatori che come ogni anno vi hanno partecipato numerosi. Sono stati sette giorni (noi ne abbiamo abitati 3) dedicati al teatro per bambine e bambini di età compresa tra 0 e 6 anni con 14 spettacoli presentati in più di 34 repliche da 12 compagnie provenienti dall’Italia e dall’Estero (in particolare da Cile, Paesi Bassi, Slovenia, Belgio, Danimarca, Austria e Polonia), ma anche dialoghi, storie e progetti speciali per il web, oltre performance nei nidi e nelle scuole d’infanzia. L’edizione 2022 è stata la quarta all’interno di “Mapping, una mappa sull'estetica delle arti performative per la prima infanzia”, progetto sostenuto dal programma Creative Europe dell’Unione Europea con 18 partner da 17 paesi, di cui La Baracca – Testoni Ragazzi è capofila. Al Teatro Testoni poi è stato possibile vedere la nuova edizione della mostra di illustrazioni “Il Bambino Spettatore”, realizzata con BolognaFiere / Bologna Children’s Book Fair. La vera novità di quest’anno è stato però un cartellone di eventi che ha collegato differenti realtà culturali di Bologna, raccolti sotto il nome di “Visioni in città”: una vera e propria rete di proposte per l’infanzia, presentate in occasione del festival cercando in questo senso di collegare tutte le realtà operative in città e nei territori limitrofi.

IL PREMIO VALERIA FRABETTI

All'interno del Festival si è tenuta la Seconda Edizione del Premio “ Valeria Frabetti “ dedicato all’indimenticata e indimenticabile artista che per lungo tempo è stata direttrice artistica de La Baracca e promotrice, insieme al fratello Roberto, del progetto "Il Nido e il Tea-tro” .

Sono risultate vincitrici

1) La danzatrice, attrice e regista greca Myrto Dimitriadou fino al 2018 direttrice artistica del Toihaus Theatre di Salzburg, che lo ha co-fondato nel 1984 e che è stato uno dei primissimi teatri a lavorare per la prima infanzia in Austria e in Europa. Le sue numerose produzioni, anche quelle per i più piccoli, sono una vivida miscela di danza, musica, linguaggio e movimento. Myrto Dimitriadou ha saputo attraversare gli ultimi trent’anni facendosi guidare da una curiosità inesauribile e dalla convinzione che per i bambini piccoli non ci siano “cose difficili”.
2) Susana Romo che ha speso la sua attività a beneficio delle bambine e dei bambini di Guadalajara, sede del Festival Internazionale di Teatro per la Prima Infanzia / FITPA. Da qui poi è nata in Messico nel 2015, a partire dall'iniziativa di tre diverse compagnie messicane, Colectivo Teatro en Espiral da Baja California,Teatro a la Deriva di Jalisco e Teatro al Vacío, di cui Susana è una delle fondatrici, la Red Latinoamericana de Creación Escénica para los Primeros Años.
3) Infine dopo aver ricevuto anche nel 2016 il Premio Eolo come miglior progetto di Formazione per  "Teatro a scuola secondo noi" Lucia Vinzi e Silvia Colle sono state premiate anche a Bologna per il loro lavoro ventennale di programmazione artistica e culturale con il Teatro&Scuola di ERT Friuli Venezia Giulia che per la promozione del teatro per la primissima infanzia è stato un esempio unico in Italia. Un esempio di quanto un’istituzione, con un preciso ruolo pubblico, possa fare per dare concretezza e sostanza a diritti e desideri anche dei bambini. In questo percorso, che ha incrociato Scuole di ogni ordine e grado, hanno pensato poi che non potessero mancare i Nidi d’Infanzia, scelta ritenuta da tante istituzioni culturali, invece, non necessaria, forse inutile.

ZERO/TRE CHIAMA ITALIA

Molto interessante e foriero di fertili novità ci è parso il progetto di Roberto Frabetti “Zero/tre chiama Italia “ destinato a combattere nel nostro paese la povertà riscontrata di creazioni destinate ad una fascia di spettatori molto piccoli. Per cui tre compagnie Koreja di Lecce, Teatro nel Baule di Napoli e i lombardi di Skedia sono stati stimolati a presentare tre studi prima nei nidi della città per testarli dal vivo poi al pubblico degli operatori per avere consigli e nuove suggestioni.  L’acqua percepita in tutte le sue forme e riproposta attraverso i vari linguaggi che il teatro possiede, un bestiario curioso che prende improvvisamente vita anche attraverso la musica, un armadio zeppo di vestiti che diventa un bosco, sono stati posti all’attenzione degli operatori del Festival per essere pronti in tempi e modi diversi per volare con le proprie gambe.

RETROSPETTIVE

Ecco poi Retrospettive, la sezione del festival dedicata a creazioni storiche del teatro dedicato ai più piccoli, riproposte per l'occasione. Abbiamo dunque rivisto due spettacoli in qualche modo mitici. Ci siamo ritrovati davanti a “Chiaro di terra , Canto di una creazione” dei Veneti del TAM, del 1999, uno degli spettacoli di Laurent Dupont che insieme a “L’air de l’eau “ hanno letteralmente cambiato il teatro ragazzi italiano per la primissima infanzia : Un teatro scevro di parole, antinarrativo che si affidava a pochi versi cantati, piccole nenie di poetica sostanza, dove gli elementi naturali invadevano piano piano la scena, creando stupori negli occhi dei bambini che vi assistevano : Flavia Bussolotto che coerentemente lo rimette in scena con pochissimi elementi crea piano piano un mondo naturale dove farina, prati verdi e colorati di fiori, acqua, fuoco, terra si rincorrono a ricreare mondi incontaminati in cui il pubblico dei ragazzi si immerge facilmente. Ecco poi “Storia di un armadio “ de La Baracca-Testoni Ragazzi del 1993, altro spettacolo che ha inaugurato uno stile assolutamente diverso, dove le parole e la narrazione di Roberto Frabetti con la Regia della sorella Valeria diventano tutt’uno con i bellissimi oggetti di Vanni Braga. Qui sono il piccolo e il grande a confrontarsi per opera di armadio misterioso che nella sua sapiente costruzione contiene piccoli mondi ma che è che anche capace, trasformandosi ogni volta, di avere dentro di sè grandi alberi, enormi animali, financo un dinosauro . Piccolo e grande, grande è piccolo come lo spettatore che assiste allo spettacolo e il grande che si presta a raccontargli il mondo nelle sue differenze

GLI SPETTACOLI

CON LA TUA PELLE / HEEL-HUIDS
"Con tutta la tua pelle" del gruppo belga Nat Gras dancecompany è uno spettacolo di danza dove i tre performer, Caroline D’Haese, Samuel Baidoo, Goele Van Dijck, attraverso le coreografie di Goele Van Dijck sulle musiche di Jochem Baelus, utilizzando in modo inventivo tutto il proprio corpo che si incunea anche in grossi sacchi di diverso colore, suggeriscono una chiara metafora della scoperta quotidiana di tutte le ricchezze dell'altro che ci è vicino che può avvenire solo per mezzo del confronto continuo. Ma sono soprattutto i capelli a farla da padrone, utilizzati in tutti i modi possibili a far entrare il pubblico dei bambini nelle varie identità di cui  è formato il mondo.

ATLANTIDE
Sempre bello è auspicabile (come avveniva del resto frequentemente una volta) che due Compagnie, anche diverse per i modi teatrali che hanno sempre utilizzato, si mettano insieme per realizzare uno spettacolo. Il miracolo è avvenuto a Visioni con "Atlantide", creazione che ha visto insieme La Baracca - Testoni Ragazzi di Bologna e la sarda Cada Die. Lo spettacolo scritto da  quattro artisti, due per ogni compagnia,  Bruno Cappagli, Fabio Galanti, Mauro Mou, Silvestro Ziccardi con la Doppia Regia di Bruno Cappagli e Mauro Mou vede in scena Fabio Galanti e Silvestro Ziccardi. Utilizzando la metafora della mitica terra, meravigliosa, scomparsa per sempre sotto il mare, dove si narra che ogni cosa fosse perfetta e colma di misteriosi incanti viene narrato il percorso di due esistenze comuni verso il cambiamento della loro realtà.
Protagonisti sono due insignificanti omini Galantazzi e Silvestrini, due Fantozzi, insomma , che lavorano in un ufficio postale dove scarrozzano di qua e di là  un grande pacco sormontato da una grande scritta : Atlantide. Piano piano, partendo da un piccolo zampillo d’acqua, i due uomini cominceranno a volare con la fantasia per immergersi letteralmente in un mare che contiene tutti i loro sogni e le loro speranze,facendoli  uscire dalla monotonia di un mondo sempre uguale a sè stesso. Il rimarchevole spettacolo, al suo debutto, ha ancora ulteriori margini di miglioramento nell’esplorazione al di là di quelle suggerite dal mare di nuove ulteriori suggestioni, riguardanti lo stupore e le meraviglie di un nuovo modo di concepire la vita e la realtà che ci sta intorno .

CYCLO

Una festa del cuore e degli occhi è stato “Cyclo “di Compañía Aranwa , che ci ha portato nel cuore immaginativo non solo del loro paese il Cile, ma di tutta l' America Latina.
Abbiamo assistito ad una specie di celebrazione pagana e sociale con danze latino-americane e musica dal vivo, ma non solo ci siamo immersi nell' immaginario estetico e sonoro di Messico, Guatemala, Panama, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia . Tre musicisti e 4 performer  Alvaro Pizarro, Andrés Zará, Cherie Sanhueza, Ema Pinto, Emilio Mansilla, José Monreal, Ignacio Andrade, cantando, suonando, usando il teatro di figura riescono a ricreare non solo il ciclo delle stagioni ma anche quello della vita, muovendo le alterne emozioni di tutto il pubblico .

QUADROTTO TONDINO E LA LUNA

Di incantevole consistenza abbiamo trovato “Quadrotto Tondino e la Luna” della torinese Fondazione TRG dove i sempre prodi Pasquale Buonarota e Alessandro Pisci per la prima volta si misurano con un pubblico di piccolissimi con la collaborazione drammaturgica di Sara Brigatti. La storia raccontata è quella dell’amicizia costruita passo dopo passo tra il mite Quadrotto, di per sè un po’ fermo, essendo, senza gambe ma che attraverso piccoli accorgimenti viene dotato di grande espressività, dimostrandosi curioso e pieno di aspettative e l’esuberante Tondino che si muove invece birichino e leggero. I nostri due personaggi mossi con sapienza espressività dai due animatori saranno capaci di mettere insieme le loro forze, complice una tempesta per arrivare sulla luna. Sono tutti e due, i nostri eroi, formati da materiali senza vita, legno e metallo, ma sulla scena ci sembrano vivissimi. In perfetta armonia con i loro animatori pur con lingue diverse creano una buffissima sinfonia di suoni di soave efficacia che li spinge a un gioco continuo divertendosi e facendo divertire i piccoli spettatori. Tondino e Quadrotto, così diversi, ma che insieme possono diventare quello che noi vogliamo : e alla fine i bambini lo sanno, sul palcoscenico cosparso da decine di Tondini e Quadrotti potranno sbizzarrirsi a creare tutti quanti i mondi che vogliono in allegria e condivisione.

ASPETTA UN MINUTO / WACHT'S EVEN

Nello spettacolo della compagnia dei Paesi Passi "De Stilte " su coreografie di Femke Somerwil e Gertien Bergstra, Mara Arts e Catarina Paiva sono due entità assai diverse tra loro che si muovono in un mondo tutto bianco, abitato da piccoli oggetti, danzando in modo espressivo, assolutamente personale sulle note pianistiche di Jeroen van Vliet. La prima performer è più compita, forse incarna l'adultità, la seconda, più allegra e sbarazzina, coperta da una riccia pelle bianca, incarna là vitalità dell’infanzia. Insieme prima separate, a volte anche in disarmonia tra loro, impareranno a convivere in modo omogeneo e creativo, scomponendo a loro piacimento gli oggetti che via via troveranno sulla loro strada . 

ABBIAMO CHIESTO A GIOVANNA PALMIERI, CHE E' STATA A TRENTO DIRETTRICE DEL FESTIVAL  DI DANZA PER L'INFANZIA Y GENERATION,  DI APPROFONDIRE CON UN ALTRO SGUARDO LO SPETTACOLO

APPUNTI SU ASPETTA UN MINUTO
COMPAGNIA DER STILTE , Olanda

Conosco la Compagnia der Stilte da alcuni anni e ogni loro produzione riesce sempre a sorprendermi. Al di là di questo pensiero personale l’ultima produzione vista a Visioni “Aspetta un minuto” mi ha fatto riflettere molto sulla potenzialità della danza e della comunicazione del corpo per un pubblico di bambini e di adulti /bambini .
Ho assistito allo spettacolo, anzi ho vissuto lo spettacolo, una prima volta la sera con un pubblico di soli adulti per lo più operatori. E’ stato molto piacevole poiché mi sono sentita cullata dalle coreografie e dalla musica , dal bianco confortante della scena, dalla dinamica dei due personaggi che danzando si presentano al pubblico prima separatamente poi in conflitto ed infine nell’incontro ed nell’abbraccio .
Ne sono uscita come coccolata da un gradevole movimento interiore,ma mi è rimasta alta curiosità di rivivere lo spettacolo con i bambini e così la mattina seguente l’ho rivisto insieme a loro
L’emozione continua che i bambini mi comunicavano coni loro piccoli movimenti e grida di gioia mi ha fatto rivivere lo spettacolo e le sue dinamiche di relazione tra spettatori e danzatrici con tutto un altro approccio e condivisione .Tutto ciò può sembrare normale e scontato, ma non del tutto : la danza, il movimento ,il corpo hanno altri codici di comunicazione totalmente diversi da un teatro che si avvale di parole anche di una narrazione immediatamente decifrabile . Niente di strano, certo, ma ciò di cui mi sono resa conto in questa doppia visione dello spettacolo è che in spettacoli dove prevale il gesto coreografico, proposto con maestria e una tecnica pulita, sono i bambini che attraverso piccoli suoni o poche parole mi restituiscono il “testo” ed il racconto dello spettacolo e non viceversa .
E’ una magia quella della danza alla quale devo essere io adulto aperto e predisposto senza nessuna sovrastruttura ed aspettativa, in particolare quando questo “linguaggio” è proposto ai bambini l'evocazione è all’ennesima potenza e io devo solo ascoltare .
Molto spesso accade che il testo, la parola trovano difficoltà ad intrecciarsi alla danza,oppure si tende a spiegare con poche parole ciò che il gesto ha già evocato.
In “Aspetta un minuto” tutto ciò non c’è e io adulto ho imparato e compreso dai bambini molto di ciò che lo spettacolo evocava a livello personale e collettivo .
Questa è la potenza della danza e dei piccoli spettatori che la vivono : grazie Der Stilte , grazie piccoli spettatori.

REPORT DI MARIO BIANCHI

PER LE INTERVISTE CON GLI ARTISTI DI SIMONE PACINI ANDATE SU






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