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Eolo
recensioni
IL REPORT DI EOLO SUL FESTIVAL DI VIMERCATE
DAL 10 AL 12 GIUGNO NELLA CITTADINA ALLE PORTE DI MILANO.

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Dal 10 al 12 Giugno si è svolta nella cittadina alle porte di Milano la nuova edizione del "Vimercate dei Ragazzi ", il Festival nazionale di teatro per le nuove generazioni, che per la sesta volta è stata organizzata da Teatro Invito, Campsirago Residenza e Delle Ali, a cui quest'anno si è aggiunto anche ArteVOX Teatro. Un festival organizzato tra spazi all'aperto e al chiuso con 16 compagnie per 25 repliche, che ha raccolto l’eredità di “ Una città per gioco” la storica manifestazione, ideata e organizzata dalla cooperativa Tangram, che per 25 anni ha ospitato centinaia di spettacoli, segnando in modo indelebile la storia del Teatro ragazzi italiano.
Per tre giorni Vimercate è stata popolata, non solo da spettacoli dedicati a ragazzi e ragazze, ma anche da Parate, installazioni artistiche, laboratori, performance che hanno animato le vie, le piazze, i parchi, i cortili e le splendide ville storiche del paese.
Parate, dicevamo, come quella che ha visto protagonista un Lello Cassinotti in mutande ispirata alla famosa fiaba “ I vestiti dell'Imperatore”, giunta al termine del laboratorio di costruzione di vestiti e accessori fantasiosi, ispirati dal racconto di H. C. Andersen, condotto da Annalisa Nali Limonta.
La direzione artistica, composta da Campsirago Residenza, delleAli Teatro, Teatro Invito e ArteVOX Teatro, ha scelto le proposte da inserire in cartellone tra più di 200 candidature pervenute da tutta Italia. Proposte che hanno spaziato dalle arti circensi rappresentate dalla simpatica e capace trapezista Cristina Geninazzi, nota al mondo come Miss Jenny Pavone alla presenza anche di una compagnia di Danza olandese, Garage TDI, con la sua giocosa performance di teatro-danza con musica dal vivo che si muove tra tre torri di Cartone.
Il 12 giugno vi è stata poi la presentazione pubblica di “In volo“, un progetto di arte partecipata organizzato da Artevox e realizzato dai bambini, attraverso i laboratori curati da Rossana Maggi. A partire dal prototipo creato dai bambini, l’artista ha realizzato un’opera in metallo che è stata poi lasciata alla città con l’idea che ogni anno il festival venga inaugurato con l’opera realizzata nell’anno precedente.
Il festival è stato animato anche da una nuova versione amplificata nella centrale Piazza Roma del mitico spettacolo del Teatro Invito “ Cappuccetto Blues” di Luca Radaelli con Stefano Bresciani e Davide Scaccianoce e dallo spettacolo distopico della Compagnia La Luna nel letto e Progetto Mu “ Promise Land” ambientato nel 2050 sul tema dei migranti con al centro un'Italia uscita dall’Europa che ogni anno accoglie due extracomunitari sorteggiati attraverso un gioco. Il Festival ha poi ospitato lo spettacolo dei torinesi di Tedacà “ Stavolta o mai più “ con un efficacissimo Elio D’Alessandro che ci ha trasportato nel mondo della droga, protagonista un ragazzo che, per permettersi una vita che non potrebbe, parte alla volta di Napoli per investire il ricavato in fumo da spacciare. “ Una storia semplice e frequente che vuole raccontare lo scarto tra la vita vera e la vita solo immaginata, quella da spot pubblicitario, da ammirare in lontananza, che fa esplodere i bisogni.” Molto efficace anche Filippo Garlanda, protagonista di “Repubblica”, un monologo di teatro civile per voce e fisarmonica che, partendo dalle parole più significative della nostra Costituzione, con il canto popolare ne attraversa i momenti fondamentali della sua storia e della Storia del nostro paese. Come si vede un'edizione varia e piena di stimoli che ha invaso tutti gli spazi disponibili di Vimercate, dando loro un senso specifico, come vedremo anche più avanti,

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Ma i poeti e gli artisti sono tutti morti?” È in riferimento a questa ingenua domanda di un suo alunno delle Elementari che Enzo Bontempi, come era suo solito fare, si muove ed agisce per aprire la mente dei suoi piccoli allievi. Arte Viva ( titolo per fortuna in via di riposizionamento ) di Delle Ali parte da questa considerazione per narrare la straordinaria storia del maestro delle scuole elementari di Agrate, Enzo Bontempi, mettendola in relazione agli anni del dopoguerra e dello sviluppo industriale del nostro paese e del cammino italiano ed europeo dell’arte dal figurativo all’astratto. Lello Cassinotti e Giada Balestrini in perfetto connubio, su drammaturgia di Letizia Buoso, ci raccontano l’entusiasmo e l’impegno di un educatore che per rispondere alla domanda del suo alunno riuscirà a mettere in profonda relazione la scuola con l’arte e la Società tutta del suo tempo. Tutto questo avviene in un periodo in cui l’urgenza maggiore era quella di ricostruire la vita di ogni uomo in tutti i sensi, anche quella di Bontempi, impegnandosi a suggerire nuovi orizzonti per l’umanità. Un racconto teatrale, ma anche un racconto per immagini che man mano si connettono, complice una lavagna per creare un mosaico di immagini che formano un percorso culturale ed umano. E andateci ad Agrate a vedere la collezione dei bambini di Bontempi che in maniera fanciullisticamente diretta chiesero ai più grandi artisti del tempo di regalare alla scuola una loro opera e molti lo fecero.
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Se potessi volare “ della compagnia pugliese Terramare, attraverso la resa teatrale di una biografia veramente particolare, ci aiuta a scoprire come sia possibile, nelle avversità che la vita ci fa attraversare, trovare una propria identità vissuta con tenacia e passione. La storia che viene narrata in questo spettacolo davvero curioso è quella autentica di Vito Catera, un uomo nato nel Salento con la Poliomelite e poi emigrato a Milano dove ha fatto fortuna vendendo sapone, una storia di emigrazione, di fede, di guerra, di malattia e amore. Silvia Civilla e Agostino Aresu, accompagnati dalla fisarmonica di Rocco Nigro con la regia di Marc van der Velden sul bel testo di Lotte Faarup tradotto da Giulia Pataro per mezzo di una maschera e di una marionetta di Rolf Soeborg Hansen (non sempre per la verità mosse con la necessaria espressività) ci raccontano una storia ricca di molti significati, donando in modo esemplare  le varie caratterizzazioni ai personaggi che popolano questa curiosa creazione.

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La fiaba di Hänsel e Gretel è stata raccontata in mille modi nel teatro ragazzi: a Vimercate la vicenda dei due fratellini lasciati nel bosco dai due genitori in balia di una perfida strega ha avuto due nuove versioni: quella da tavolo, dei Teatri Soffiati e, quella itinerante nel bosco, di Campsirago residenza, che ha fatto di questa tipologia teatrale da qualche anno la sua mission.
Nel “Hansel und Gretel” della compagnia trentina ad accompagnare gli spettatori vi è la presenza di due attori: Alessio Kogoj, che, quasi di nascosto, si occupa di presentare narrativamente i fatti raccontati, utilizzando anche la musica e Giacomo Anderle che, con l’aiuto di oggetti, luci e piccole magie, dà forma ai luoghi, alle azioni che contrassegnano il cammino dei due protagonisti sino al loro ritorno a casa ricchi e trionfanti. Tutto è trasposto con grande ricercatezza teatrale, accompagnando le azioni con un utilizzo inventivo di pochissimi oggetti e con la caratterizzazione sempre puntuale dei personaggi, tutti racchiusi in un minuscolo spazio. Una versione che per la valenza che assume ogni oggetto potrebbe benissimo essere proposta in una galleria d'arte.

C'era da aspettarsi che prima o poi una fiaba come Hansel e Gretel, da come è concepita, capitasse nelle grinfie teatrali di Michele Losi che, con l'aiuto di Sebastiano Sicurezza su drammaturgia di Sofia Bolognini e dello stesso Sicurezza, l'ha proposta a Vimercate nel bellissimo e capace parco di Villa Sottocasa per adulti e bambini muniti di cuffia. Noi abbiamo avuto la fortuna di compiere questo vero e proprio viaggio esperienziale guidati da Giulietta De Bernardi, ilare uccello, al calar del giorno, inabissandoci nel cuore del bosco ma anche in quello della famosa strega, anagonista della fiaba. Ma le figure che via via ci vengono incontro nel nostro cammino non sono mai concepite in modo pedissequo ma risolte come un vero e proprio viaggio a tappe significanti, tra oggetti, immagini e ricordi, che alludono, che riverberano la storia. Il viaggio interiore di Hansel e Gretel poi, composto da sensazioni, pensieri nascosti che emergono, nel medesimo tempo, attraverso l'ascolto in cuffia, diventa  un flusso di coscienza, accompagnato da paesaggi sonori di grande e emotivo : udito e vista si alleano per riconsegnarci dal di dentro una storia senza tempo. Siamo ad un debutto e le parole che ascoltiamo ci sembrano è vero troppe, in un gioco un poco autocompiaciuto che andrebbe reso più lineare, magari con qualche momento di salutare silenzio, ma il progetto è davvero degno di massima lode per la sua studiata complessità mai banale, messa al servizio di una fiaba iconica, legata indissolubilmente all'infanzia e alle sue benefiche paure.

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Un vero e proprio totale omaggio agli alberi e al tempo che passa è quello creato da Elvira Mascanzoni e Piero Fenati della gloriosa e storica compagnia Drammatico Vegetale, dove è direttamente lui il fratello albero a parlarci “Ehi, sono qua, come rami mossi dal vento agito le braccia verso di te. Coraggio, sali sui miei piedi, sono le radici che sostengono il tuo corpo leggero. Accarezzami, i miei capelli sono foglie che cadono ai primi freddi. Sediamoci che voglio riposare fino a quando verrà il momento di rinascere. Dormire, morire forse… Il ciclo della vita si compie e tu piccolo mio sei dentro e fuori “Nella delicatissima e significativa creazione, attraverso lo stile riconoscibilissimo del gruppo ravennate,  l’albero viene espresso in tutti modi che il teatro possiede, sulle musiche originali di Saya Namikawa. Un omaggio particolare nello stesso modo trasmesso ai bambini e ai nuovi interpreti che metteranno in scena questo bello spettacolo.
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Eccoci poi a commentare “ Renard” con l' adattamento e la regia Tommaso Bianco, se non andiamo errati il primo spettacolo dedicato all'Infanzia prodotto dalla compagnia ligure Kronoteatro. Lo spettacolo recupera il proprio materiale drammaturgico dal testo popolare del Basso Medioevo galloromanzo “il Romanzo di Renart la Volpe” e racconta delle molte malefatte della volpe Renart che spadroneggia con prepotenza nel bosco, rapendo, ingannando, truffando e maltrattando tutti gli animali che lo abitano.Sempre spinto dal basso istinto della fame, lo vedremo prendersi gioco di Isengrino il Lupo, ingannare Tiecelin il Corvo per rubargli il cibo da sotto il becco e imprigionare Bruno l’Orso con l’inganno.Tutti questi soprusi faranno infuriare Re Nobile il Leone che lo chiamerà a giudizio alla sua Corte. Qui verrà decisa la sorte della Volpe e Re Nobile si rivolgerà direttamente ai giovani spettatori, chiamati ad assistere al processo in qualità di Baroni del Re e a decidere della sorte di Renart; il perdono, l’esilio o la prigionia? Sarà il pubblico a scegliere. A narrare la storia è l'esuberante Filippo Tampieri che si misura oltre che con la narrazione con il canto e con i piccoli pupazzi di Francesca Marsella che formano l'enclave degli animali pronti a giudicare la volpe, immergendosi negli effetti visivi speciali operati da Alex Nesti.  Il Pop invade così il Medioevo restituendoci un personaggio poco praticato dal Teatro ragazzi.Lo spettacolo ha vinto ex equo con " C'era una svolta" del Teatro dell'Argine il premio Città di Vimercate affidato ad una regia di bambini.

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L’esperienza più significante del Festival, dove finalmente l’Infanzia è stata posta totalmente al centro di un percorso artístico originale e condiviso, è stata l’installazione del Teatro Telaio”Arcipelago “, creata da Angelo Facchetti e Francesca Franzè, una vera e propria educazione umana e sentimentale, agita dai bambini stessi che qui, e questa volta, è stata immaginata al calar della sera in un parco di Vimercate. I bambini sono stati invitati ad esplorare un luminoso arcipelago, composto da diverse particolari isole, delle piccole tendine luminose, custodi di mondi di misteriosa sostanza, sparse sul prato, diventato un vero e proprio piccolo mare, dove si sentono perfino le onde. Ogni bambino è potuto dunque immergersi dentro, rispondendo ai diversi stimoli, suggeriti da ognuna delle isole.
Ascolta, guarda, senti, racconta, sono stati i comandamenti a cui i bambini hanno dovuto sottostare. Ogni isola custodisce qualcosa da scoprire dove su un cartiglio sono scritti degli indizi, delle parole che suggeriscono cosa fare, di volta in volta. In alcune si può solo osservare, in altre ascoltare, in altre ancora parlare, avvicinando la bocca a un microfono bianco che cattura le parole e i pensieri che in quel momento attraversano la mente dei bambini. Essi sono invitati ad osservare e a osservarsi, a porre piccole e grandi soluzioni, a scrivere lettere e pensieri, a ricordare momenti belli e brutti, ad ascoltare , a narrare sogni, a scoprire e disegnare nuovi mondi. Le testimonianze scritte e verbali lasciate dai partecipanti formeranno una specie di diario emozionale che sarà poi ogni volta condiviso da tutti.
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Abbiamo chiesto al giovane Samuel Zucchiati che ha partecipato al corso di Critica teatrale di Teatro per l'Infanzia, organizzato da Hystrio, Assitej e Demetra Formazione di offrire il suo sguardo per Eolo su due spettacoli: C'era una svolta del Teatro dell'Argine e Nonno Mollica del Teatro Evento

C'era una volta, tanto tempo fa, in un lontano paese una piccola principessa, o forse era una bambola, forse una bambina".
Lo spettacolo del Teatro dell'Argine, vincitore exequo del premio della città di Vimercate, decretato dalla giuria dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze inizia, si svolge e finisce come questo incipit.L'apertura si propone con tre enormi scatole dentro cui stanno immobili altrettanti personaggi femminili, graziose e ben posizionate nella loro confezione. Inizia qui la loro ribellione alle chiusure imposte della società, agli schemi mentali di chi le vorrebbe carine, sorridenti bamboline da maneggiare, secondo aspettative e prospettive, per nulla condivise con il corpo obbligato dal packaging. Escono allora da questi clichè ? Sono libere. Sono libere? Non proprio!
Due su tre perseguono sogni e esprimono desideri perfettamente in pendant con la confezione da dove sono uscite: il vestito perfetto, la forma perfetta, le scarpe perfette, il marito perfetto. Anche le passioni a cui dedicarsi sono "tipiche" delle bambole-bambine che puntano alla danza e alle attività che, si sa, sono da femminucce.
Il tutto  viene accompagnato da una voce fuori campo. Una voce femminile che completa lo stereotipo negativo sul genere, caricandolo di aspettative, di istruzioni impossibili, opprimenti e delicatamente dittatoriali. Un barlume di speranza,di possibilità di cambiamento nasce nel momento in cui la bambola "meno bambola" tra le tre dichiara: “non farò la principessa, farò il principe”Boom! L'Incanto è spezzato.
Peccato che questo “sogno” carico di simboli interessanti non venga secondo noi indagato appieno, sommerso come è dalle copiose gag presenti nello spettacolo che certo hanno conquistato il pubblico facendo perdere però un poco sostanza all''idea di partenza. Rimane comunque un bel trio di attrici che è riuscito a entrare in sintonia con il pubblico tutto, senza mai farci distogliere lo sguardo dal palcoscenico. E non è poca cosa, considerando che lo spettacolo è all'inizio del suo percorso.
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Nonno Mollica è un tizio piuttosto particolare. Non solo racconta storie strane, storie di mare, storie dell'altro mondo, ma per raccontartele vuole in cambio della mollica di pane. Il vecchio pescatore viene presentato così da un'affascinante Stefania Ventura, la nipote, che accompagna il piccolo pubblico a conoscere il Nonno. Uno spettacolo diviso in due tappe: una prima di presentazione di un personaggio che non c'è e delle "condizioni" per avvicinarsene , un pagamento a tutti gli effetti, per avere in cambio una storia; una seconda che è la vera e propria conoscenza del vecchio pescatore. Scaramuzzino rivela subito la capacità degli attori di antico pelo di saper gestire il pubblico e infatti in due battute ci ha sul palmo della mano, i cellulari spariscono e l'attenzione è solo per lui e il mostro Mastorchio che è alle prese con la maga Magda.
Il suo bloccarsi, paralizzato, immobile e ammutito che solo la nipote riesce a sciogliere contribuisce a punteggiare la storia. Mentre la arricchisce di dettagli proprio il fatto che Nonno Mollica è spesso sbadato e non si ricorda che tutte le principesse, per essere veramente belle, devono avere dei gomiti favolosi e che tutti i personaggi mostruosi sono veramente brutti, puzzolenti come un secchio di vermi marci e dotati immancabilmente di una coda di scoiattolo.
Scaramuzzino tiene bene il ritmo del racconto gestendo il suo treppo con carisma e alla fine arriva anche al momento di rottura.
Per chi non conosce il gergo dei battitori e dei cantastorie degli anni venti e trenta, il treppo è il gruppo di persone che si ammucchia attorno al venditore girovago e il momento di rottura non è altro che quell'appuntamento in cui gli affascinati avventori si ammassano per acquistare il prodotto esposto: in questo caso bambini che si lanciano su di un libro farcito di storie. Non poteva finire meglio questa esperienza marinaresca, ossia con una valanga di bambini che richiede il libro dello spettacolo appena visto con tanto di autografo dell'autore. Un'esperienza culturale completa a misura di bambino. Perfettamente calzabile e dalla qualità artigianale.
SAMUEL ZUCCHIATI





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