.
Eolo
recensioni
TEATRO DA GIOIA DEL COLLE A NAPOLI
Le recensioni, le impressioni di un viaggio turistico culturale tra Puglia,Basilicata e Campania

Sostanzialmente riuscito il progetto degli organizzatori di “Angeli a Sud” e “Maggio all’Infanzia” di collegare insieme i due festival in un suggestivo percorso turistico culturale che, attraverso una settimana intensa di visioni di spettacoli, ha inteso dare un quadro ampio ,seppure parziale di quanto il Sud produce nel campo del teatro ragazzi ma non solo.
Imprtante in questo percorso anche il “Passaggio meridiano” avvenuto tra Gioia del Colle e Napoli dove a Marsico Vetere, dopo un viaggio in pulmann tra meravigliosi scorci naturali,“ l’Associazione Basilicata Spettacoli” ha presentato agli operatori un forte e riuscito esempio di teatro condiviso “Chisciotte Cavaliere errante” della Compagnia Mandragola.

Molti gli spettacoli del Sud visti in questo affascinante viaggio, ma in verità ci sono un poco mancati spettacoli intorno al Sud che facevano di queste due rassegne un territorio emozionale molto importante. Per fortuna tutto ciò e molto altro lo abbiamo acquisito in “O Mare” senza dubbio lo spettacolo più “forte” a cui abbiamo assistito in questi otto giorni di immersione teatrale, progetto che ha avuto una selezione speciale al Premio Scenario , presentato da Taverna Est e da I Teatrini in collaborazione con DAMM Teatro per la regia di Sara Sole Notarbartolo. Certo non ci abbiamo visto solo il Sud in scena ma senza dubbio lo spirito, la passione e le domande che il Sud ed il suo teatro hanno messo al centro del loro discorso e che hanno dato esiti in questi anni di grande impatto emozionale sono emersi chiaramente da questo spettacolo di rara suggestione. L’esigenza di esistere, di cambiare le cose è esemplificata da cinque personaggi. Samir,immigrato argentino,Viciè, immigrato napoletano,Tadzio, immigrato albanese,Simò immigrato veneto, Elena, giovane ragazza muta. Cinque lingue diverse ma una unica esigenza raggiungere il mare in un incessante corsa punteggiata da speranze, incomprensioni , fughe. Utilizzando tutte le tecniche del teatro di strada i 5 attori restituiscono perfettamente allo spettatore tutte le ansie di un mondo che non ha certezze ma solo la voglia di gridare la propria identità violata.

Nel vasto panorama teatrale che si è posto dinnanzi agli operatori provenienti da tutta italia con uno sforzo organizzativo pienamente riuscito, poche le creazioni di Teatro ragazzi che hanno convinto totalmente, qualcuna in più a Gioia, sostanzialmente una a Napoli e dunque partiamo da questa “Mondo Rotondo” della Compagnia “Le Nuvole” . Rosario Sparno dopo le buone premesse di “Tamburò” ha nuovamente centrato l’obiettivo ispirandosi all’intrigante plot narrativo di Saramago” Il racconto dell’isola sconosciuta” . L’autore napoletano ha costruito sulle musiche e canzoni originali di Maasimo Cordovani, mai banalmente televisive, una sorta di operina surreale con al centro l’incontro di una buffa regina quadrata dal mondo limitato( resa con efficace ironia da Loredana Piedimonte) con un viaggiatore dsgli ampi orizzonti. Una coloratissima, semplice ma adeguata scenografia ,che si presta agevolmente a trasformarsi,consente allo spettacolo di dialogare efficacemente con l’attenzione e la curiosità dei piccoli spettatori in modo creativo e coinvolgente.

Comunque altri spettacoli presentati a Napoli hanno avuto titoli di merito. Interessante su molti aspetti il progetto della compagnia “La Mansarda” dedicato ad Andersen dove Michele Monetta innesta su uno omaggio al teatro borghese di fine ottocento una sorta di commedia musicale briosa e spesso riuscita. Peccato che troppe volte la recitazione ed i toni siano inspiegabilmente sopra le righe e cosi, l’ intensa melanconia che sottende alla delicata fiaba”Le calosce fatate”, si stempera spesso in frizzi e lazzi. Ma la costruzione ed oltremodo interessante, come pure quella di “Storia di un portiere e della palla che lo amò” di Vesuvio Teatro per la regia di Claudio di Palma, peccato anche qui che il problema sociale dei bambini sfruttati per la cucitura dei palloni sia attaccato per i capelli e abbia bisogno di effetti didascalici e un documentario per essere approfondito.

Come si è detto più numerosi gli spettacoli interessanti visti a Gioia del Colle. Il Teatro Kismet torna ai moduli che lo hanno visto nascere con “Storie di streghe “ , torna alla semplicità di un teatro fatto a stretto contatto con gli spettatori dove le invenzioni sono affidate a pochi oggetti di scena ,ad una scenografia efficacemente evocatrice e alle qualità affabulatorie degli attori. Un tappeto nero diventa il territorio dove il tempo non sembra davvero passato, Lucia Zotti e Monica Contini madre e figlia in vita e in teatro. coadiuvate da Nico Masciullo , raccontano su vari moduli, storie di streghe dove il male ed il bene si scontrano in un alternarsi di momenti molto gradevoli.
Fabrizio Pugliese per “Koreja” con “Le mille e una notte di Bertuccia” conclude in bellezza la sua trilogia di teatro di figura dedicata al suo sagace ed imbattuto personaggio ,immettendolo questa volta in un contesto fiabesco di sapore orientale , attraversato anche da bagliori di contemporaneità, per la verità drammaturgicamente non del tutto risolti . Come sempre alto il livello delle scoppiettanti invenzioni concentrate in una baracca costruita su diversi piani che diventa ora deserto ora campo di battaglia ora prigione ora reggia in un gioco di invenzioni molto coinvolgenti.
Decisamente nel complesso riuscita anche la versione di “Alice” che Simona Gonella ha costruito per Oda Teatro di Foggia . Mentre per il precedente “Peter Pan” la chiave interpretativa era il racconto innestato in un gioco del teatro nel teatro, per “Alice” la regista milanese privilegia l’uso dell’immagine con l’utilizzo sia di specchi/siparietti che ben sottolineano le atmosfere astratte del libro sia marchingegni scenici di ottima resa teatrale. Gli interpreti la assecondano perfettamente interscambiandosi i ruoli in un tour de force encomiabile anche se dovrebbe essere meglio governato il registro recitativo della protagonista.
Felice sorpresa è stata a Gioia la comparsa nel teatro ragazzi di una giovane compagnia romana, il Teatro delle Apparizioni che con “La stanza dei segreti “ si è adattata perfettamente allo sguardo dei piccoli spettatori costruendo insieme a loro una sorta di rito teatrale officiato dal potente “Maestro di Chiavi” e dal suo aiutante “Toppa” che conduce i piccoli spettatori al centro della scena. Qui in altrettante scatole sono racchiusi gli ultimi trenta segreti del mondo che attraverso le storie di cui ognuno di loro fa parte e che il maestro di chiavi racconta potranno essere preservati dal mostruoso ciccione Obliò che tutto distrugge. In questo modo i bambini presenti saranno i custodi dei segreti che non potranno essere più carpiti . Non tutto è ancora ben calibrato nello spettacolo ma Fabrizio Pallara ha creato un meccanismo scenico ben congeniato che conquista in modo poetico i piccoli spettatori , e non è poco per una compagnia che muove i primi passi nel territorio dello spettacolo per l’infanzia. Motivi di interesse riscuote anche il primo approccio con questo mondo di Angela Iurilli con lo spettacolo dedicato a Cappuccetto Rosso con in scena una interprete straordinaria, Graziana Mentano, una bambina che impersona Il ruolo della protagonista tra gustosi siparietti di stampo brectiano e divertenti soluzioni sceniche che però perdono di smalto via via che lo spettacolo procede verso La fine.

Per quanto riguarda gli spettacoli non esclusivamente per ragazzi molte le performances attorali che hanno lasciato il segno da Nunzia Antonino che in contraltare con le musiche di Nyman interpretate da Daniela Pansini evoca esemplarmente il mondo di Jane Campion in “Lezioni di Piano” a Paolo Cresta che, coadiuvato dalle musiche dal vivo perfettamente in tema dei Ringe Ringe Raja, ci spinge a capofitto dentro Macondo di marqueziana memoria a Pietro Pignatelli che interpreta Wan Gogh in uno spettacolo drammaturgicamente un poco confuso sino al giovane attore rumeno Ionut L. che recita se stesso in Icaro di Lello Tedeschi. Infine assai convincente,ma c’era da aspettarselo, Enrico Messina , narratore di razza ,che ci riconsegna tutti i bagliori del mondo cavalleresco in “Orlando, furiosamente rotolando” ,utilizzando a pieno con rara maestria tutte le armi che il narratore possiede.
MARIO BIANCHI




Stampa pagina 


Torna alla lista