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Eolo
recensioni
RECENSIONI
GLI SPETTACOLI DEI FESTIVAL

Era da un anno che Eolo non seguiva passo passo i festival e le vetrine per recensire gli spettacoli migliori e informare sui nuovi progetti.
Abbiamo qui raccolto recensioni di alcuni spettacoli,non necessariamente tutti, che ci sono sembrati significativi della stagione 2003 2004 delle vetrine e dei festival che si sono succeduti “il Gioco del Teatro, Segnali, Maggio all’infanzia, Una Città per gioco, Colpi di Scena.”
Molto interessante la “new entry”di” Teatri di Napoli “che dal 15 al 19 luglio ha presentato 'insieme ' spettacoli di teatro di ricerca e di teatro ragazzi dell’area napoletana
Sarebbe bello che questo accadesse ancora, magari attraverso una coraggiosa e fervida energia con “Angeli a Sud”

ACCADUEO’
Teatro Minimo

Il Teatro Minimo di Michele Santeramo e Michele Sinisi va con il vento in poppa. I due giovani artisti pugliesi, reduci da una tournée invernale di oltre sessanta repliche nelle principali piazze italiane – cosa che per un piccolo gruppo è un risultato notevolissimo - sono impegnati a creare un proprio repertorio fatto di spettacoli molto attenti al sociale che, passo dopo passo, tentano strade diverse dalla narrazione. Il loro nuovo lavoro, presentato in anteprima al “Maggio all’infanzia” il festival dedicato alle giovani generazioni di Gioia del Colle, è il tentativo, coronato da ampio successo, di elaborare una drammaturgia complessa che unisce ad echi del teatro dell’assurdo la problematicità del presente senza pretendere di affermare improbabili verità schivando così il pericolo di cadere in facile retorica. Due uomini vivono in una zona desertica appena colpita dallo scatenarsi di un’alluvione ben sapendo che occorreranno molti decenni affinchè il fenomeno possa ripetersi. All’abbondanza attuale di acqua si sovrappone la disperazione per i prossimi anni di sete mentre gli accadimenti naturali fanno da controcanto a difficili rapporti interpersonali. Un dramma collettivo dunque deve confrontarsi con una spietata solitudine esistenziale, quasi che l’aridità della terra possa fagocitare anche i sentimenti. Costruito con grande abilità e sapienza , “Accadueò” risulta così una prova di grande maturità espressiva nell’armonico alternarsi delle soluzioni testuali che trovano forza nella travolgente interpretazione dello stesso Sinisi e di Franco Ferrante, due protagonisti che fanno a gara nel non risparmiarsi sulla scena in una performance giocata anche con duro coinvolgimento fisico. Dalle reazioni e dal consenso del pubblico è facile prevedere per lo spettacolo una prossima stagione molto intensa.
NICOLA VIESTI

LE AVVENTURE DI RE ODISSEO
Teatro dell’Angolo
I tempi cambiano e la famiglia non è detto che debba sempre essere composta da papà, mamma e figli. Il teatro ragazzi tenta qualche timido aggiornamento ed ecco allora un gruppo storico come il Teatro dell’Angolo produrre queste “Avventure del re Odisseo” che non rinunciano alla divulgazione letteraria ma che risultano assai gradite ad un pubblico di adolescenti in quanto propongono un modello familiare insolito. Protagonisti sono infatti un padre ed un figlio alle prese con il quotidiano e con gli anni che passano imponendo delle scelte, sollecitando autonomia e distacco. Di mamme in questo mondo al maschile non vi è traccia ma singolarmente la tenuta drammaturgica tiene ed alla fine il messaggio che passa tra le pieghe della messa in scena è chiaro : per essere famiglia gli elementi indispensabili da mettere in campo sono amore e rispetto. Ad onor del vero lo spettacolo sfiora soltanto la problematica dandola come dato acquisito preferendo invece imbastire una vicenda che vede le gesta di Ulisse narrate dal genitore come racconto di formazione ad uso e consumo di un ragazzo giunto alla fine dell’adolescenza ma la giuria di studenti del premio istituito dal festival “Il gioco del teatro” di Torino non ha avuto dubbi nell’assegnarlo proprio alle “Avventure” per la rispondenza a situazioni reali, alle difficoltà di rapporti sperimentati nella vita di ogni giorno, riconoscendosi nella fragilità e nella forza dei due personaggi. A contribuire al buon esito concorrono i due interpreti, Pasquale Buonarota e Alessandro Pisci, per età improbabili padre e figlio ma si sa che in teatro più che la verosimiglianza vale la capacità di convincimento.
NICOLA VIESTI

TANTI AUGURI
Stilema
Confessiamo che questa volta Silvano Antonelli ci ha un po’ stupito con il testo di “Tanti auguri”, spettacolo dedicato ai bambini dai tre anni. Conosciamo da anni lo studio e l’attenzione che Stilema dedica ai linguaggi per l’infanzia ma una drammaturgia così perfidamente e acidamente corrosiva, che parla ai piccini per farsi ascoltare soprattutto dai grandi, ci sembra costituire un risultato non solo ampiamente riuscito ma anche particolarmente interessante e foriero di ulteriori sviluppi. In scena mamma e papà alle prese con il compleanno del piccino e, come tutti i più affettuosi genitori di questo mondo, sono lì a chiedersi cosa, quale regalo possa farlo felice. Due genitori trepidi e affettuosi, ma qualcosa non funziona come dovrebbe perché la scenografia risulta ingombra di una moltitudine di pacchi ed altri ne piovono dall’alto planando sulle teste dei protagonisti, vomitati da un oscuro buco nero che sembra il terminale di una diabolica catena di montaggio di scatole enormi e colorate. Sarà per i colpi presi sulla zucca ma papi e mami cominciano a ripensare al loro ménage e si scatenano tra ricordi e battibecchi rivelando anche una sconcertante disattenzione nei confronti del figlioletto di cui sembrano non ricordare nemmeno il sesso ed il nome. E non sono solo loro a comportarsi con svagatezza e superficialità ma anche tutta una schiera di zie e parenti. Inquietante e molto divertente, “Tanti auguri” affronta il contemporaneo e drammatico malessere consumistico con accorta leggerezza facendosi forte dei bravi interpreti – lo stesso Antonelli e Laura Righi – e sapendo calibrare tra le pieghe del linguaggio tutta una serie di sottotesti in modo da avvincere grandi e piccini.
NICOLA VIESTI

PINOCCHIO
Maccabeteatro Il teatro ragazzi, a cui riconosciamo ogni buona intenzione, spesso però dimentica che naturalmente dovrebbe essere un teatro di sperimentazione con un po’ più di fiducia negli spettatori e meno accondiscendenza nei confronti di un supposto mercato. Non si spiegherebbe altrimenti la vera paura a proporre gli spettacoli per l’infanzia concepiti da Enzo Toma, proposte certo problematiche, volutamente “sporche” nella loro commistione tra linguaggi alti e bassi e vincolate a tematiche tanto universali quanto scomode come la morte , la differenza e il dolore. Ci auguriamo che il nuovo, bellissimo “Pinocchio” abbia più fortuna dei precedenti lavori e possa costituire motivo di interesse e confronto. Con l’aiuto della drammaturgia elaborata da Teresa Petruzzelli, Toma fa del celebre burattino il sogno, o forse anche l’incubo, di un uomo portatore di handicap e sovrappone le vicende collodiane alla vita di un attore straordinario come Vito Carbonara che, con un distacco che è vera arte, affonda il coltello nelle piaghe della propria biografia specchiandosi nelle avventure del ragazzino di legno. Visionaria e delirante, la rappresentazione sconfina nei generi rivelando una predilezione per le modalità dell’avanspettacolo sorretta adeguatamente da un piccolo gruppo di attori in stato di grazia – con Carbonara in scena Salvatore Marci, Annalisa Legato e Michele Napoletano – e risulta crudelissima e spesso emozionante. Come sempre nella spettacolarità di Toma, che cede sempre alle ragioni del cuore più che alle furberie della messa in scena “perfettina”, il tessuto spettacolare può rilevare discontinuità di ritmo ma questo “Pinocchio” può contare su di un insieme di momenti assolutamente memorabili : tra i tanti la vestizione del burattino ingabbiato in protesi che ne minano quasi la figura, l’apparizione del paese dei balocchi come cimitero dedicato ad anime palpitanti e vocianti di bimbi o la crocifissione del burattino portato in processione su di una sedia a rotelle. Nonostante il forte impatto emotivo dell’ insieme miracolosamente la rappresentazione riesce ad essere sempre costruttivamente divertente e leggibile dal pubblico di ragazzi a cui è dedicata.
NICOLA VIESTI

I MUSICANTI DI BREMA
Accademia Perduta
Vedendo a volte i deludenti risultati di molti spettacoli per ragazzi , sembra quasi che sia parecchio difficile farli divertire semplicemente usando con intelligenza e professionalità solo i piccoli grandi mezzi che il teatro offre. “I Musicanti di Brema “di Accademia Perduta ha proprio l’incommensurabile dono di mettere in scena la famosa fiaba dei Fratelli Grimm in modo sì lineare , ma sapendo usare in maniera impeccabile e giocosamente ironica, tutte le meravigliose componenti che la scena possiede. Coadiuvato dalla solida drammaturgia del sempre più bravo Gianpietro Pizzol che riempie di esilaranti contenuti in modo intelligente tutte le situazioni che la storia solo suggerisce , Claudio Casadio ha infatti realizzato uno spettacolo di divertita e divertente forza espressiva che mette in scena la mitica vicenda di un gatto, di un cane, di un asino e di un gallo che partono in cerca di fortuna perché scontenti della loro situazione. I 4 attori che impersonano con un ritmo incalzante da cinema muto,soprattutto nella seconda parte, sia gli animali sia i banditi che troveranno sul loro cammino, suonano anche dal vivo , movendosi a loro agio nello spazio scenico inventato da Marcello Chiarenza con il solo ausilio degli efficaci quanto lievi effetti di caratterizzazione di Lucia Baldini. Insomma tutto funziona alla perfezione in un teatro d’insieme, effettivamente realizzato e pensato per bambini senza rimpicciolimenti ma con tutta la grazia creativa che possiede l’immaginario infantile.
MARIO BIANCHI

ERNESTO RODITORE, GUARDIANO DI PAROLE
Nonsoloteatro
Un nuovo Governatore ha deciso che i libri della biblioteca debbano essere distrutti ed ordina al suo esercito, costituito dai terribili mostri zippatori, di eseguire l’ordine. Nell’ormai deserto edificio si aggira soltanto Ernesto Roditore, il bibliotecario che nulla può contro la furia dei mostri. Roditore però non attende passivamente lo svolgersi ineluttabile degli eventi, anzi si ingegna, con l’aiuto del Topo Martino, a cercare in qualche modo di limitare i danni, di salvare le migliaia di storie contenute tra le pagine di volumi che hanno allietato, fatto sognare o insegnato la complessità del mondo ad intere generazioni di bambini e che ancora dovrebbero adempiere al loro compito. C’è un solo modo per salvare il sapere contenuto nei libri ed è quello di mangiarli ed è ciò che farà Ernesto che quanto più si rimpinza di carta stampata tanto più arricchisce la memoria con ciò che ingurgita per darne in seguito testimonianza, per non interrompere la catena del sapere che è segno di civiltà, cultura e sognante divertimento. Guido Castiglia per Nonsoloteatro architetta uno spettacolo semplice e diretto trovando il linguaggio giusto per narrare una fiaba dagli importanti risvolti. Tanta misura è frutto di un lungo lavoro a contatto con piccoli e adulti intorno alla necessità della lettura, un percorso di anni sviluppato in laboratori e corsi di aggiornamento e lo stesso “Ernesto Roditore” prima di arrivare alla sua forma definitiva di piacevole e chiara fiaba si è confrontato con diversi gruppi di bambini. Il risultato è di tutto rispetto, una parabola affascinante sull’arroganza del potere e sulle mille risorse di chi vuole ad ogni costo salvare umanità e creatività. Un esempio di teatro autenticamente edificante che sa parlare contemporaneamente alla mente ed al cuore senza rinunciare alla leggerezza della favola, giusto premio della giuria di addetti ai lavori al festival “Il gioco del teatro”.
NICOLA VIESTI

LA BATTAGLIA DI EMMA
Compagnia Monica Mattioli
Dopo la buona prova offerta con “Rosatina” Monica Mattioli, ancora da sola in scena ,ci offre la sua prova più matura di attrice autrice per ragazzi, parlando in modo leggero e persuasivo di un tema così attuale come la guerra.
Lo fa servendosi degli oggetti e degli ingredienti propri di una cuoca provetta, Emma Giallotti,la cuoca appunto, del monarca di Vuotoregno, che ci racconta una storia accaduta nel suo paese, la storia di una guerra funesta quanto senza senso, come del resto sono tutte le guerre.
Lo spettacolo si consuma tutto su un tavolo da cucina, il territorio ricreato in cui all’inizio della storia vivono in pace i Giallotti e i Verdolini. Pentole bicchieri, farina, sedano e verze, piselli, pasta e granoturco sono gli in gredienti che costituiscono la scenografia naturale dove all’improvviso scaturisce il conflitto tra i due popoli sinora rispettosi l’uno dell’altro a cui fa'da contrappunto l’amicizia negata tra due bambini appartenenti alle opposte fazioni.
A seminare lo scompiglio è la “ Maga Tubazza”che con le sue subdole arti magiche innesta un congegno perverso molto simile ai meccanismi economici che fomentano le guerre tra i popoli,esigenze e bisogni che l’invenzione del teatro rende perfettamente comprensibili anche ai bambini più piccoli. Monica Mattioli si muove a suo agio sul suo palcoscenico culinario dando vita autonoma agli oggetti e ai personaggi che il plot narrativo trova via via sul suo cammino.
MARIO BIANCHI

IL GATTO CON GLI STIVALI
Ca'Luogo d'arte
Può una favola straconosciuta, stravista, straraccontata, recuperare tutto ad un tratto la sua meravigliosa carica di meraviglia, il suo fascino narrativo, con in più un tocco di ironia tutta romagnola che rimanda agli antichi canovacci burattineschi, pur conservando dentro di sé echi invece molto contemporanei di un doloroso presente. Certo che lo può , “Il gatto con gli stivali” della compagnia”Ca luogo d’arte”, dopo l’ottimo esordio di “Cappuccetto rosso”, bissa con successo l’esperimento trasportando in baracca, ma non solo, la famosa fiaba, restituendone tutto l’incanto, attraverso il prezioso recupero artigianale del “Teatro di una volta”operato da Maurizio Bercini e la forza espressiva di tre giovani attori capitanati da Patrizio Dall’Argine sempre più a suo agio con il teatro di figura. Ne viene fuori uno spettacolo delizioso,irriverente e pieno di fascino che può essere letto E goduto nello stesso tempo da grandi e piccini.
MARIO BIANCHI

PICCOLO NEMO
Teatro del Piccione
Negli anni ottanta il teatro delle Briciole di Parma creò uno spettacolo di teatro di figura ancor oggi indimenticabile”Nemo”: a vent’anni di distanza il “Teatro del Piccione” il giovane gruppo di Genova, messosi in luce con lo spettacolo “ A pancia in su”, ritorna sul famoso personaggio creato da Winsor McCay realizzando uno spettacolo assolutamente diverso da quello delle Briciole, ma nello stesso modo divertente ed immediato. Nemo,questa volta in carne ed ossa, in pigiama come nelle striscie del famoso cartoonist americano, sogna ed i personaggi del suo sogno prendono vita. Ma è un sogno continuamente inframmezzato da continue interruzioni che impediscono al nostro eroe di giungere al castello della principessa, figlia del re dei sogni che ha il solo desiderio di giocare con lui. La realtà ed il sogno si mischiano così incessantemente, coadiuvati da una scenografia cangiante che si adatta in modo giocosamente funzionale alle situazioni che di volta in volta lo spettacolo suggerisce. “Piccolo Nemo”vive su un ritmo frenetico in cui i tre attori che circondano Nemo fregolianamente si vestono e si rivestono in un caleidoscopio di personaggi ed immagini di grande coinvolgimento. Lo zio ,il dottore, gli emissari, il compagno di giochi, l’antagonista Flip,si presentano così al pubblico dei bambini traducendo in immagini i loro desideri e le loro paure. La peculiarietà dello spettacolo è che la sua apparente complessità si traduce poi invece in un’assoluta leggerezza di stile che ricorda molto il “giochiamo che io ero” della nostra Infanzia.
MARIO BIANCHI

MARCONI IL MAGO CHE INCANTA LE ONDE
Elsinor
Dopo averci fatto persino digerire la matematica in “3 per 3 = 10”, questa volta Bruno Stori,ancora con Elsinor, cerca, riuscendoci pienamente , di avvicinarci alla scienza attraverso la figura di Guglielmo Marconi. Sulla scena due improbabili scienziati in erba, emuli del grande inventore, di cui conoscono vita morte e miracoli, si cimentano in una lezione spettacolo che ci proietta direttamente nell’affascinante mondo delle onde magnetiche. Piano piano lo spazio teatrale ,dapprima spoglio, si popola di alambicchi, di improbabili marchingegni, di macchine misteriose che i nostri eroi fanno sembrare persino operativamente vere. Aldilà della figura storica e scientifica dell’illustre inventore, raccontata nei suoi episodi più conosciuti ,come sempre Stori gioca (forse anche troppo) con i meccanismi stessi della creazione,proiettandoci nell’infanzia del genio per sottolineare tutte le valenze creatrici di questo periodo così complesso della nostra vita. Ne viene fuori così non solo un omaggio alla scienza e a Marconi, ma anche,sotto il segno della leggerezza, un divertente elogio alla creatività dell’uomo. Molto dispnibili a mettere tutte le proprie energie in campo e bravi a dar corpo allo spirito di Marconi, Carlo Oltolini e Dario Sanna.
MARIO BIANCHI

MANO LIBERA
Erbamil
Si può trasformare una noiosissima convention aziendale in un’avvincente cavalcata della fantasia? Si può. A patto che a condurre l’incontro, con tanto di grafici a torre e lavagna luminosa, sia uno dei protagonisti di “Manolibera”: l’ultimo spettacolo prodotto da Erbamil, la compagnia bergamasca che si è distinta, da sempre, per la propria, sincera attenzione verso le tematiche ambientali.
Stavolta a finire nel mirino di Michele Cremaschi e Michele Eynard, rispettivamente autore e regista dello spettacolo, è la questione rifiuti. E il taglio scelto per trattarla risulta quanto mai originale: con una tecnica che porta gli attori, grazie alla multimedialità artigianale che sostiene l’intera pièce, ad immergersi nella dimensione duale del disegno, realizzato dal vivo e proiettato in tempo reale sullo sfondo. Lo spunto, come si diceva, è quello di una conferenza di bilancio organizzata da un’improbabile società commerciale.
In mezzo ai grafici però, per una fuga del pensiero che si impadronisce del tecnico adibito alla lavagna luminosa, cominciano ad apparire prima delle rondini, poi un paesaggio urbano, poi due figure in carne ed ossa che sembrano strappate ad un fumetto di inizio secolo… Fino a quando la voce che commenta i dati sulle vendite non sfuma. E al suo posto non comincia a dipanarsi la storia di una tipica coppia metropolitana destinata a pagare, dopo un patetico tentativo di fuga dalla città e un paradossale vis à vis con una petroliera, le conseguenze del proprio stile di vita. Fino a svegliarsi un bel mattino nel mezzo di un’immensa discarica che gli impedisce letteralmente di uscire da casa. Un’esagerazione? Neanche tanto, se si pensa alle vicende di immondizia quotidiana che la cronaca estiva (lo spettacolo aveva debuttato a maggio, nell’ambito del festival Segnali) ci ha regalato dalla Campania e non solo.
Ma al di là della trama, attualissima, è la capacità di sintesi fra teatralità e trasmissione dei valori a lasciare il segno. Con “Manolibera” gli eco-teatranti di Erbamil portano infatti a compimento la propria scalata verso un teatro utile all’ambiente, iniziata nei primi anni Novanta con “Rifiuti umani” e proseguita fino allo scorso anno con il delizioso “Amare acque dolci” di Fabio Comana. Dimostrando come un teatro motivante non debba passare necessariamente per la pedanteria, l’agit-prop o l’agiografia laica. E soprattutto come la scena possa diventare, oltre che un luogo di condivisione dell’immaginario, anche un mezzo per rilanciare ai giovanissimi (e non solo) dei messaggi virtuosi.
A facilitare il raggiungimento di questo obiettivo c’è la consolidata qualità interpretativa degli attori di Erbamil, garantita in questo caso da Anna Fascendini (“prestata” alla compagnia da Scarlattine teatro) e dagli stessi Michele Cremaschi e Michele Eynard. Oltre al giusto equilibrio fra contenuti informativi, senso della gag e sperimentazione visiva (splendide alcune soluzioni che portano, tanto per fare un esempio, i personaggi a galleggiare nell’acqua). Una miscela, insomma, che dimostra la piena maturazione di questo gruppo collocabile fra le più interessanti realtà europee del teatro civile per le nuove generazioni. Non per nulla, anche loro sono caduti sotto la mannaia dei tagli ai finanziamenti ministeriali. Ma questo, ormai, non deve più stupire nessuno.
MARCO FRATODDI






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