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recensioni
LA RIVINCITA SULLA SCENA DELL'ARTIGIANATO NELL'ERA POSTDIGITALE
TRE SPETTACOLI A CONFRONTO "OLGA E ARTURO", "SIBYLLA TALES"E "IL GATTO CON GLI STIVALI"

Ebbene sì il Covid, in campo artistico beninteso, ha avuto anche dei meriti, diciamolo subito, ribadendo in modo assoluto come il Teatro di Figura con tutto il suo bagaglio artigianale sia un linguaggio autonomo, scenicamente spesso irrinunciabile, di altissimo valore, come del resto avviene in modo variegato e profondo all'Estero. Un linguaggio che ci ha fatto comprendere come il corpo dell'attore, in questo momento in cui in scena non può per ovvie ragioni manifestarsi appieno, possa essere lo stesso sostituito e restituito in modo pregnante ed immaginifico.
In questi giorni abbiamo assistito (seppur in streaming) in questo senso a tre sperimentazioni assai interessanti che in modo diverso e gradualmente sono andati a riassorbire la presenza umana in favore di un teatro di figura che si è espresso attraverso tutte le sue grandi potenzialità, in un momento in cui lo streaming regna sovrano. “Olga e Arturo” del TPO di Prato, “Il Gatto con gli stivali” di Riserva Canini costruito in simbiosi con Campsirago Residenza e “Sibylla Tales” della Compagnia Zaches Teatro.
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“Olga e Arturo” del TPO di Prato diretto da Davide Venturini e Francesco Gandi, compagnia che ha segnato con la sua ricerca multimediale il teatro italiano, è tratto da un famoso tristissimo, ma fecondo di umanità, racconto dello scrittore americano O. Henry, pseudonimo di William Sydney Porter, “ Il Dono dei Magi “ già messo in scena dal Teatro delle Briciole e da un film statunitense a episodi “La giostra della vita”.
La storia è quella di Olga che scopre di avere troppo pochi soldi per comprare (a Natale nel racconto, ma nello spettacolo il compleanno di tutte e due ) un regalo a suo marito. La donna allora visita il vicino negozio di un parrucchiere che compra capelli : si taglia i suoi e li vende, utilizzando quindi i soldi ricevuti per comprare una catena di orologio da tasca per Arturo. Ma purtroppo il marito per farle un bel regalo, cioè un set di splendidi pettini, ha dovuto vendere il suo l'orologio. Sebbene i regali che i due sposi si siano fatti l'un l'altro non potranno essere usati, la coppia capisce sino in fondo come il loro amore sia davvero inestimabile.
In “Olga e Arturo”, dove di solito negli spettacoli del TPO gli attori sono mero corollario alla potenza delle immagini digitali in cui i bambini si gettano a capofitto per la loro indubbia capacità immersiva, diventano invece, anche attraverso la Danza, (linguaggio sempre presente nelle creazioni della compagnia toscana) e la musica dal vivo, coprotagonisti ( i performer sono Běla Dobiášová e Francesco Dendi) attraverso il loro costante rapporto con la semplicità degli oggetti: i capelli, l'orologio, la catenina, i pettini, le sagome di carta che diventano essi stessi protagonisti della storia.

Ecco poi “Sibylla Tales” della Compagnia Zaches Teatro e “Il Gatto con gli stivali” di Riserva Canini- Campsirago Residenza , due compagnie che forse più di ogni altra hanno sperimentato in modo innovativo nel teatro per ragazzi, ma non solo, l'utilizzo delle figure.

“Sibylla Tales” su regia e drammaturgia di Luana Gramegna, con scene, costumi, luci e ombre di Francesco Givone e musiche originali e paesaggio sonoro di Stefano Ciardi, è uno spettacolo che, seppur in modo diverso, rimette in scena una fiaba che ha sempre ossessionato questo gruppo teatrale “Cappuccetto rosso” che lo ha visitato diverse volte, conducendo lo spettatore in un abile e raffinato gioco non solo manuale, ma anche vocale e sonoro.
Lo spettacolo pensato per la fruizione in video streaming e live streaming, coniuga insieme il teatro di narrazione, il teatro di figura (ombre, marionette, pupazzi), il sound design originale e il linguaggio video, costruendolo su più livelli di lettura, così da essere percepito da pubblici diversi.
Zaches crea in studio un piccolo luogo misterioso, un bosco, attraverso semplicissimi accorgimenti, dove le foglie la fanno da padrone, nascondendo mondi inaspettati.
L’occhio della videocamera (ma sono diverse le videocamere che sezionano lo spazio da diverse angolazioni, da quelle panoramiche a quelle con braccio meccanico alla steady cam che permette di seguire la narratrice in ogni suo movimento) e quello del pubblico coincidono nell’entrare al suo interno per seguire nella sua opera l'unica presenza umana , la performer Enrica Zampetti. L'attrice impersona una bizzarra ricercatrice, ispirata alla figura della naturalista e pittrice Marie Sibylla Merian. Sibylla nel bosco indaga, studia e cataloga insetti, piante, oggetti, armata di pinzette per dar vita a nuove storie. Fondamentale per la scoperta del mondo misterioso che ha intorno è una semplice fonte di luce che porta sulla testa e che illumina i pupazzetti, piccole e grandi figure di stoffa che prendono vita e che le servono per narrare. Per narrare una storia che vuole andare al di là delle versioni di Perrault e Grimm, per riverberare tutti i significati immaginifici e simbolici che la storia detiene in funzione indagatrice dei meandri di ogni essere umano.

Eccoci ora a “Il Gatto con gli stivali” di Riserva Canini diventando a tutti gli effetti una creazione di Campsirago Residenza, immaginato e creato da Marco Ferro, ma che, superando infatti i perimetri delle varie compagnie, ha coinvolto, meritoriamente, in questo difficile momento, in prima persona, tutti i diversi artisti presenti attivamente in Residenza Campsirago( Stefano Pirovano, Valeria Sacco, Giulietta De Bernardi, Soledad Nicolazzi, Anna Fascendini) Lo spettacolo nasce attraverso la compresenza e l’interazione di linguaggi e tecniche differenti, il paper theatre, il teatro d’ombre, la stop motion, il disegno animato, il pop-up theatre. Qui il corpo dell'attore è subito presente come narratore in diretta della storia, ma ben presto viene eclissato (anche se talora riappare ) da tutta la disparità dei mezzi che utilizza per raccontarla : non solo parole ma anche immagini e filmati realizzati con diverse tecniche e strumenti che derivano dal teatro di figura.
La celebre fiaba viene rimodulata attraverso il Basile, abbandonando la morale che viene attribuita alla versione di Perrault “mettendo al centro la relazione di grande profondità tra un giovane e il suo alter ego, o meglio, tra un piccolo uomo e il suo “spirito” guardiano; cuore del racconto, che parte dal “Cagliuso” di Basile rileggendo anche le versioni dei fratelli Grimm e di Straparola.Ciò che emerge è proprio la relazione tra l’uomo e l’animale magico, tra le manifeste capacità dell’essere umano e le sue nascoste risorse interiori”

La cosa meravigliosa che unisce tutti e tre gli spettacoli è che inaspettatamente contro la pretesa complessità del digitale, quello che risulta vincente sia ancora una volta il teatro,il teatro con la sua semplicità, un teatro che vive attraverso le figure e che rende splendidamente marginale la presenza del corpo dell'attore, proponendo un doveroso omaggio all'artigianalità del  teatro di figura, al cinema anch'esso artigianale, quello di Trnka e Zeman. Modalità che del resto sono nel DNA del teatro ragazzi italiano e che potranno dare nuova linfa vitale ai linguaggi dell'innovazione.Tutte e tre gli spettacoli poi contengono il dono precipuo del teatro ragazzi,quello di potersi connettere con il suo pubblico di riferimento : nelle produzioni del TPO e di Riserva Canini avviene attraverso le piattaforme di streaming interattivo( zoom e google meet, “Olga e Arturo” anche sulle Lim con diverse interazioni in diretta con i ragazzi) mentre per quella di Zaches il colloquio con i ragazzi arriva alla fine.

MARIO BIANCHI