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recensioni
ARRIVANO DAL MARE A GAMBETTOLA DAL 27 AL 29 MAGGIO
IL REPORT DI MARIO BIANCHI

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Anche quest’anno, come del resto da quasi quarant’anni a questa parte, abbiamo partecipato ad una nuova edizione del Festival di Teatro di Figura “Arrivano dal mare “ organizzato dal 21 al 29 Maggio dal Teatro del Drago. Per questa edizione, segnata in qualche modo dalla ripresa dopo il periodo della Pandemia, Roberta Colombo, Andrea e Mauro Monticelli hanno deciso di assemblare in un unico periodo i vari spezzoni del festival che si presentavano disuniti ( da una parte Ravenna in Maggio dall’altra Gambettola, Longiano e Gatteo in Autunno). Noi siamo stati presenti i tre giorni finali di Gambettola che ci hanno regalato oltre a due interessanti incontri, incentrati, uno su i cento anni di Otello Sarzi con anche una bella mostra di fotografie e un altro creato per un necessario confronto con gli altri Festival, tre prime davvero speciali: “Lear e il suo matto” , “ L'inferno a spizzichi e bocconi” e “Charlie Gordon” .
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Colmo di benefici azzardi, seppur in parte da registrare, essendo ancora in necessaria sperimentazione, ci è sembrata la versione per attore e burattini, operata da Luca Radaelli del lecchese Teatro Invito e dal burattinaio varesino Valter Broggini del Lear scespiriano. Burattini che piacevolmente riescono subito ad ambientarsi nell’allestimento, innestandosi in perfetta simbiosi tra tradizione e innovazione dove Pirù,il personaggio icona di Broggini, veste i panni del Matto e Brighella, ovviamente, quelli del malvagio Edmund, mentre Radaelli si sdoppia,narrando i necessari passaggi che approfondiscono la storia e impersonando Lear. Nel racconto contrapposto dei due tradimenti quello delle figlie Goneril e Regan per Lear e quello di Edmund per il padre Glouchester e per il fratello Edmund, l’attore e i burattini dialogano tra di loro raccontando una storia senza tempo, dato che ancora oggi ci riverbera guerra e vendette in un periodo difficoltoso come il nostro dove ancora imperano. Ed è appunto quando Luca Radaelli, impersonando il re e i burattini dialogano vicinissimi, fuori e dentro la baracca che lo spettacolo prende il volo, dando ancor più senso a questo audace connubio. Questo avviene in diversi momenti dello spettacolo, quando il burattinaio significativamente trasporta da una parte all'altra l'attore seduto sul baule da dove ha estratto i suoi burattini. Ecco che Pirù, il personaggio creato da Broggini, acquista il suo più alto significato, come alter ego del vecchio re, come burattino / anima pensante di un uomo in carne ed ossa che ha perso la ragione e che l'Attore esprime con la sua dolente postura. Al contrario di “Macbeth all’improvviso” il capolavoro di Molnar e Brunello che viveva in sottrazione, qui la miserevole storia dello sfortunato re viene portata allo spettatore in modo efficace in tutto il suo incedere, includendo la maggior parte dei personaggi anche Cordelia che affettuosamente Lear- Radaelli depone alla fine nel baule dei Burattini. A nostro modo di vedere ancora da riregistrare in alcuni momenti ma il tentativo di raccordare burattini e teatralità attorale ci pare davvero riuscito nella sua meritoria sperimentazione.

Piacevolissimo l’omaggio che il maestro Romano Danielli compie nei confronti della “ Divina Commedia” il poema di Dante Alighieri in “Inferno a spizzichi e Bocconi” con la sua Accademia della Sgadizza, formata dal meglio dei burattinai di ispirazione bolognese. Nella prima parte viene creata con giusta caratterizzazine, attraverso dei semplicissimi burattini dal sapore bambinesco, una gustosa reinvenzione del Paradiso terrestre con tanto di Adamo ed Eva che, ingannati dal serpente maligno mangiano la mela, restando ignudi alla mercé di un Dio che suo malgrado deve distruggere tutto, tranne, con un invenzione davvero emozionante, un giglio, il proprio figlio che scenderà in terra per redimere il genere umano. La seconda parte dedicata all’Inferno vede incarnarsi con il Teatro di Figura alcuni dei personaggi più famosi della Cantica, complici ovviamente le dotte spiegazioni del Dottor Balanzone e la lettura espressiva di alcuni canti operata da Romano Danielli, William Melloni e Marco Laboli. Così tra gli altri, Paolo e Francesca, Ciacco, il Conte Ugolino e uno stuolo di diavoli prendono vita in modo felice ed espressivo, animati da Grazia Punginelli, Riccardo Pazzaglia, Alberto Beltramo e Mattia Zecchi.

Dulcis in fundo l'ultimo giorno siamo stati deliziati da “Charlie Gordon “ la nuova creazione di Teatro Medico Ipnotico, realizzata in collaborazione con il Teatro Caverna, tratta dal racconto di fantascienza “Fiori per Algernon “ di Daniel Keyes che ricordiamo trasposto anche in film con il titolo “I due mondi di Charlie “. Il Protagonista, Charlie Gordon, è un ragazzo ritardato che decide di sottoporsi ad un esperimento per aumentare la sua intelligenza. Così Charlie diventa la prima cavia umana dell'operazione ideata dal dottor Strauss, che ha già triplicato l'intelligenza di un topo, Algernon. Così Charlie diventa sempre più intelligente e piano piano riesce a battere Algernon in alcune prove che il burattinaio Patrizio dall'Argine riesce a reinventare in modo gustoso ed irriverente, complice un buffissimo topo e la caratterizzazione molto efficace di Charlie Gordon. Della partita fanno parte anche il tutto fare Frank Rilley e l'ambigua addetta alla comunicazione, miss Killian. Improvvisamente, però, l'intelligenza di Algernon comincia a mostrare segni di declino e quindi il topo muore. Charlie suo malgrado scopre che gli effetti dell'operazione sono temporanei, e di lì a poco inizia a perdere le sue capacità intellettuali, tornando a far parte del suo mondo interiore. E così la Baracca in cui si è svolto fino ad allora lo spettacolo si gira completamente sprofondandoci in un deserto senza fine, dando alla performance un preciso senso politico : E' il potere che cerca inutilmente a far diventare gli stupidi intelligenti, forse riuscendoci, anche se il processo risulta reversibile: gli stupidi dimenticavano di essere intelligenti e ritornavano stupidi. Ovviamente come è nello stile della compagnia di Parma “Charlie Gordon “ è anche pervaso da ironia corroborante, a volte anche amara e puntaggiato da diversi momenti di rottura della quarta parete come il portentoso bisticcio che ad un certo punto avviene tra le due mani del burattinaio.

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A Gambettola poi abbiamo anche avuto la fortuna di spaziare tra le diverse tecniche del teatro di figura. Vladimiro Strinati in " Il Castello degli Spaventi", complice Danilo Conti, inventa una piacevolissima classica storia di paura dove Fagiolino e Sganapino, ingaggiati da Balanzone e dal suo strampalato servitore Heidy Lamar, liberano da un incantesimo Arlecchino, Pantalone e Colombina, creando così un nuovo impasto drammaturgico di sapore contemporaneo dove nell'intreccio fanno capolino piacevolmente molti dei personaggi che caratterizzano il teatro della tradizione, compresa anche una strega che non poteva che chiamarsi Monticella. Ecco poi il maestro sardo Tonino Murru di cui abbiamo rivisto “Anema e Core” una specie di varietà per burattini presentato ovviamente da Areste Paganòs, complici i cari vecchi Giosuè e Peppino.Tra gli stranieri abbiamo ammirato le marionette musicali dei greci del Antamapantahou Marionette Theater, la leggerezza poetica delle piccole figure della compagnia ungherese Mikropodium di Andràs Lénàrt, i teatri in miniatura per uno spettatore del Collettivo Lambe Lambe e rivisto con piacere i pupazzi d’amore di Mariasole Brusa e Gianluca Palma e l'uccello di Stato del Rajasthan delle lombarde del Fossick Project.

MARIO BIANCHI