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recensioni
SEGNI NEW GENERATIONS FESTIVAL 2022 A MANTOVA
IL FESTIVAL VISTO ATTRAVERSO LO SGUARDO DI MARIO BIANCHI

Come ogni anno eccoci per due giorni a Mantova, per  “SEGNI New Generations Festival”, la rassegna internazionale d’arte e teatro per le nuove generazioni, giunta alla diciassettesima edizione, organizzata dall’associazione Segni d’infanzia e diretta da Cristina Cazzola che ha animato la bellissima città adagiata sul Mincio dal 29 Ottobre al 6 Novembre con più di 200 appuntamenti dedicati alle “nuove generazioni”: spettacoli, approfondimenti, parate in bici, eventi speciali e eventi green per scuole e famiglie. Quest’anno l’animale simbolo del Festival è stata la Formica, disegnata non da un’artista in senso stretto ma significativamente da Barbara Mazzolai, ingegnere e biologa che dirige il Laboratorio di Robotica Soft Bioispirata all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Diversi i paesi stranieri ospiti del festival: Olanda, Francia, Norvegia, Canada, Belgio e naturalmente Italia. “Segni” è stata l’occasione anche, attraverso appositi tavoli e Masterclass con maestri internazionali, per scambiare competenze e progetti, proposti da tutto il mondo, tra artisti, professionisti e giovani spettatori con anche tanti contenuti extra e di formazione, accessibili online sulla piattaforma Segni in onda.Org. Legato all’ecologia è stato il progetto Green Snowball Effect ,sostenuto da Fondazione Cariverona nell’ambito del Bando Format, che ha portato al festival tanti eventi nella giornata iniziale, ma non solo e la simpatica Pedalata della Formica e degli Animali Fantastici. Molti e significativi gli spettacoli italiani per tutte le età, presentati al Festival e proposti per i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze di Mantova di cui Eolo ha già trattato: tra gli altri per i piccolissimi “Tangram” di Teatro La Baracca – Testoni , Le Nid, di Accademia Perduta/Progetto g.g .
Il Palazzo Ducale ha ospitato poi “Arcipelago” il particolarissimo progetto dei bresciani del Teatro Telaio, un’installazione teatrale resa viva dai bambini stessi che si ritrovano ad esplorare un vero e proprio arcipelago, formato da piccole tende illuminate con cui interagire . Presenti poi due spettacoli della lecccese Factory Compagnia Transadriatica “Paloma “ e “Hamelin “. Per i più grandi attraversouna scelta davvero significativa : “Gino Bartali eroe silenzioso” di Luna e Gnac, “La nave dolce “ del Tib e “Gli Altri “di Kepler, indagine sui nuovi mostri.






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La nostra attenzione quest’anno però si è focalizzata su quattro spettacoli provenienti dall’estero. Ecco “Le Criard”, Il grido , che vede la coproduzione dello stesso festival con i canadesi del Theatre du Gros Mecano, con in scena l’abituale collaboratrice artistica di Cristina Cazzola, Sara Zoia e il partecipativo e bravissimo batterista Steve Hamel.“Le Criard”, si presenta come un’ esperienza liberatoria sull’importanza di incanalare gli stati d’animo in forme di comunicazione. In scena viene proposto anche fisicamente il percorso di pacificazione con se stessa della protagonista che fin da piccola sfoga le sue emozioni urlando : piano piano la vedremo imparare ad avere un rapporto più proficuo con il mondo e ad immergersi in modo positivo nel mondo che le sta intorno. La stessa cosa accade in qualche modo con “How to become super happy in 50 minute” di Memento Theatre Company dove Ingvild Len che in inglese ( forse ci sarebbe voluta la traduzione contemporanea in Italiano per comprenderne meglio tutte le sfumature ) narra, raccontato con grande ironia, in prima persona la sua personale ricerca della felicità dopo il suicidio del marito e lo compie attraverso un percorso personale composto oltre che da libri anche dalla  progressiva conoscenza delle proprie possibilità e capacità. Ingvild ragiona intorno a questo percorso interagendo anche con il pubblico, cercando di coinvolgerlo attivamente .   Molto graditi dai piccoli spettatori che si sono seduti intorno a loro due spettacoli pensati proprio per i piccolissimi e provenienti ambedue dalla Norvegia.  Il primo “Under Huden”  dei gruppi KompaniTo e FONOMONIkart è una performance di teatro eminentemente fisico che utilizza anche l'arte circense, appositamente creato per incrociare lo sguardo dei bambini e degli anziani. Attraverso un grande puzzle di legno che si compone e che si scompone, creando possibilità sempre diverse, i tre performer, di statura differente per evocare anche il rapporto adulto- bambino, cercano un loro equilibrio anche con l'utilizzo di un grande cerchio. In qualche modo la stessa cosa avviene in “Fritt Fram” sempre norvegese, creato questa volta solo da KomponiTo e dalle due performer che avevamo conosciuto nello spettacolo precedente a cui si aggiunge un componente maschile. Qui però il fulcro principale non è lo spazio ma è il gioco sempre attivato da componenti di legno, questa volta più piccoli con cui vengono organizzate possibilità di interazione sempre diverse a cui anche i piccoli spettatori possono partecipare. Grazie a Segni per averci immerso nel teatro norvegese.

MARIO BIANCHI