eolo | rivista online di teatro ragazzi
recensioni
GLI SPETTACOLI DI CASTELFIORENTINO
LE RECENSIONI DI MARIO BIANCHI IN COLLABORAZIONE CON ROSSELLA MARCHI

IL 21 Marzo con l’apertura a Castelfiorentino della XII edizione di Teatro fra le Generazioni, la manifestazione organizzata dalla Compagnia empolese Giallo Mare Minimal Teatro, si è ufficialmente aperta la stagione dei Festival e delle Vetrine del Teatro per le nuove generazioni del 2023.
Nei quattro giorni di programmazione si sono succeduti 22 appuntamenti, un’anteprima nazionale, 9 prime nazionali con 21 compagnie teatrali, provenienti da diverse regioni italiane a cui hanno assistito con i bambini e le bambine del territorio anche decine di programmatori e operatori provenienti da tutta Italia. Oltre che nei due palcoscenici presenti nel Teatro del Popolo, gli spettacoli sono stati programmati anche nell' ex Oratorio di San Carlo e nel particolarissimo teatrino della compagnia Teatro C’Art, che ha anche mostrato con orgoglio e passione i nuovi ambienti che sta allestendo per ampliare il bellissimo spazio che già gestisce nella periferia di Castelfiorentino.
Teatro C’Art, è una compagnia specializzata in spettacoli circensi che durante il Festival, in collaborazione con i brasiliani di Teatro do Sopro, all'aperto, in Piazza Gramsci, nel centro urbano di Castelfiorentino, ha presentato la performance circense agita per strada “ Felici per sempre” : Flavia Marco e André Casaca usciti dalla chiesa dove si sono sposati e alla guida di un’auto d’epoca che si è appena rotta, hanno imbastito per il curioso, folto pubblico presente ai bordi della bella piazza di Castelfiorentino una gustosa performance tra clownerie, teatro fisico e acrobatica. Nell' ex Oratorio di San Carlo, Cristina Mileti e Francesca Randazzo di Principio Attivo, nell'installazione “Casa Mobile a Pedali”, piccolo viaggio poetico dove accadono cose, sono diventate Olinka e Petrilla, le padrone di una piccola casa viaggiante dentro la quale gli spettatori, uno alla volta, si sono immersi vivendo un vero e proprio viaggio, dove ogni oggetto, ogni fotografia rimandava ad un ricordo di particolare poetico riferimento. Due gli spettacoli al Festival, di cui Eolo ha già parlato, in occasione del Festival leccese “Kids”: l’ottima narrazione di Giuseppe Semeraro “Mio Nonno e il mulo” che riesce in modo leggero e poetico, attraverso gli occhi di un mulo, a parlare ai ragazzi di guerra e il curiosissimo “ Taro il Pescatore” del Teatro del Piccione, dove il nostro Taro, impersonato da Paolo Piano, in un laghetto, invece di gustosi pesci, al suo amo trova attaccata insieme una misteriosa creatura, Danila Barone, che tra mille avventure gli cambierà la vita.
IMG_7842_839922.jpg
Non approfondiremo qui tutti i numerosi spettacoli del Festival. Per alcuni, che essendo al loro debutto avrebbero bisogno ancora di ulteriori aggiustamenti, dopo i proficui scambi avuti con gli operatori giunti a Castelfiorentino, ci riserviamo poi di parlarne più avanti. Tra questi merita una particolare menzione il lavoro della bravissima animattrice Stefania Ventura che in “Felicia” fa rivivere con estrema perizia una marionetta ibrida di grande suggestione. Le avventure di questo personaggio, che inizialmente potrebbe sembrare una vera e propria strega dalle caratteristiche molto particolari ma che più tardi si rivelerà invece semplicemente diverso come diverso è ognuno di noi, andrebbero però raccontate attraverso una drammaturgia più chiara ed equilibrata che permetta allo spettatore bambino di entrare empaticamente nella storia consentendogli il tempo di cui necessita per riconoscere qualcosa di sé in ciò che vive sul palco. Lo spettacolo infatti contiene molte suggestioni e repentini cambiamenti emotivi che se maggiormente calibrati potrebbero potenziare una storia che riguarda ognuno di noi perché affronta il tema dello straniero che arriva in una comunità con tutto il bagaglio di diffidenza che provoca che possiamo immaginare. Sicuramente un occhio esterno potrebbe aiutare questo lavoro a trovare la sua strada che per tema e realizzazione scenica merita davvero che si continui la ricerca.



NARRAZIONI

TUONO
Andrea Gambuzza /Orto degli Ananassi

Andrea Gambuzza, solo con una sedia, su cui per la verità si siede pochissimo, ma che davanti agli occhi dei bambini ha la capacità di prestarsi a creare mondi sempre diversi, riesce con perizia di accenti tra gesti e parole con l’aiuto del valente musicista Giacomo Riggi(con il quale ci piacerebbe che interagisse maggiormente ) a raccontarci “ Tuono” dello scrittore svedese Ulf Stark che il pubblico italiano dell'Infanzia conosce già per quel piccolo capolavoro di Teatro Giocovita che è “ Il Piccolo Asmodeo”. Ma chi è Tuono? Tuono è il soprannome che i bambini del paese in cui si snoda la storia hanno affibbiato ad un uomo grande e grosso, dalla pancia prominente: il Sig.Tunesson, dal viso che a loro pare sempre corrucciato. Ma non è lui il protagonista della storia narrata da Gambuzza. C’è, come era prevedibile, di mezzo un bambino, di cui non conosciamo per altro il nome perchè rappresenta un po' i bambini di tutto il mondo, con la sua vivacità e la sua voglia di vivere tutte le esperienze che il Mondo gli dona. E' attraverso i suoi occhi che ci immergiamo in un mondo che profuma di Infanzia, con le sue prime scoperte, le sue prime paure che non per niente si materializzano con l'enorme presenza in una casa al di là del bosco di “Tuono”. Attraverso i suoi occhi conosceremo anche la sua famiglia con quella madre che ama tanto la solitudine e suonare il pianoforte e l’amico per la pelle Bernt con il quale condivide mille avventure che li vedranno arrivare perfino nel giardino del terribile Sig Tunneson. Ed è così che piano piano gli occhi del bambino protagonista diventano anche quelli dei piccoli spettatori che si immergeranno in un mondo pieno di grandi, nuove esperienze e anche di piccoli dolori, perchè la vita non è solo colma di rose e fiori, ma soprattutto grandi e piccoli riusciranno ad imparare che non bisogna mai credere alle apparenze e che il pregiudizio è una brutta bestia da combattere. Si ride assai in “ Tuono” ma ci si commuove anche assai, in sintonia con una creazione che ci immerge direttamente nelle prime emozioni dell'infanzia, ma anche nel mondo adulto, con le sue imperfezioni, rese in scena in maniera vivida e teneramente vitale.

TRAME SU MISURA VOL. 2
Renzo Boldrini Giallo mare Minimal Teatro

Ed eccoci qui alla seconda puntata di “Trame su misura”, il ciclo narrativo creato da Renzo Boldrini che riscrive in chiave contemporanea, rigorosamente in rima, alcune storie, impastandole con la sua irriverente e poetica ironia colma di vividi continui paradossi.
Il linguaggio utilizzato è quello che abbiamo imparato ad amare nel corso degli anni che “mixa” lettura ad alta voce, narrazione teatrale, disegno e composizione grafica dal vivo, videoproiezione ed animazione di figure e oggetti. Nell'impresa Boldrini è aiutato con grandissima perizia grafica ma non solo, da Daria Palotti, capace con grande attenzione di seguire il fiume di parole che sgorgano dalla sua bocca e dalle musiche e dagli effetti sonori, sempre pertinenti, di Roberto Bonfanti. Nel primo volume si raccontavano le storie di Lupo Romeo e Capretta Giulietta e di tre Porcellini, come sappiamo, personaggi molto amati dall'artista empolese, tutti presi nel costruire le loro case a dispetto del solito Lupo famelico. Qua nella seconda puntata del progetto, attraverso due storie di divertente poesia, protagonisti sono due nonni, per la precisione, una nonna e un nonno. La prima vegliarda è assai svagata, sbaglia il nome dei fiori e delle persone, confonde Carnevale con Natale. Per festeggiare la Santa Festa, ma in Febbraio, regala alla nipote un vestito tutto rosso, munito anche di cappuccio. E ovviamente c'è anche il Signor Marino Salvatore, che di professione, fa.... il cacciatore ed è innamorato della nonna, (e, c'era da immaginarselo, poi c'è anche il lupo ). Ma non vi diciamo altro perchè il resto dovete sentirvelo far raccontare da Renzo che confeziona un divertissement davvero gustoso sulla celebre fiaba tra nonsense e Buscaglione. La seconda trama tratta da” La passeggiata di un distratto” di Gianni Rodari, è decisamente più seriosa e piena di Incanti. Il secondo nonno è infatti meno confusionario, anche se anche a lui piace estraniarsi dal mondo e guardare le nuvole a cui dare forme diverse e le stelle, passione che ha trasmesso anche al Nipotino. Un Nipotino che pure lui, come la prima nonna, è un po’ sbadato, ma non perchè sia malato, è solo colpa degli scherzi di un'età che lo portano verso emozioni sempre diverse che si accavallano tra di loro, così tanto, ma così tanto da fargli perdere perfino pezzi del suo corpo. Sarà la madre paziente a ricomporlo, come del resto fanno tutte le mamme. Andando a pescare nella sua infanzia, Renzo Boldrini ci accompagna in modo sapiente nelle infanzie di tutti i bambini del mondo, mescolando parole, sensi, immagini in modo fantasmagorico e giocandoci in modo impertinente anche con improvvisi capovolgimenti di significato, utilizzando ancora una volta tutti i linguaggi che il teatro possiede, restituendo ai bambini sorrisi, melanconie ed emozioni, parlando di passioni, di incantamenti ma anche di malattia, insomma parlando della Vita.


STELLE
Carlo Presotto La Piccionaia

Cosa può succedere ad un conferenziere scientifico se la piccola nipote, desiderosa di festeggiare con lui un compleanno con i fiocchi gli scompigliasse le carte. E se l’argomento della conferenza fossero le stelle? Carlo Presotto nello spettacolo “Stelle” accetta, con il prezioso aiuto di Silvano Antonelli, la sfida tramutando la lezione di Astronomia in un poetico vis a vis con l’Infanzia, mescolando le stelle con i desideri (del resto la parola desiderare, deriva appunto da de sidera, arrivare alle stelle). Lo spettacolo è stato realizzato infatti nell’ambito di una ricerca universitaria sui desideri dei bambini e dei ragazzi nel 2022, curata e promossa da IUSVE in collaborazione con Avis Veneto, che ha raccolto centinaia di questionari per leggere l’immaginario di futuro dopo due anni di pandemia. Quali stelle del desiderio popolano il cielo dei nostri sogni? Ed infatti tra una stella e l'altra, Aldebaran, Antares, Becrux, Alfa Centauri, la bambina sciorinerà una serie di desideri, alcuni veramente impossibili (ma si sa la fantasia dei bambini va al di là di qualsiasi immaginazione): una trottola, bambole di ogni sorta, un tappeto elastico per fare salti alti alti, una tartaruga, ma anche uno yacht e persino una ruspa. Ma ecco che ad un certo punto lo spettacolo si apre su altri desideri, sui doni che il nonno conferenziere vorrebbe donare alla sua nipotina, doni magari non legati al denaro, ma alle speranze che ogni nonno ha per i suoi nipoti che tra parole e immagini il pubblico dei ragazzi possono comprendere e che il nostro conferenziere regala alla sua nipotina. E alla fine dopo aver posto la domanda al pubblico decide: ti regalo il mondo. Con tutto quello che c’è: gli animali, gli alberi, le strade, i mari, le case, i grilli che cantano, e tutti i profumi che ci sono. E le regalo il cielo. E le stelle. E tutte le cose che si vedono, e anche quelle che non si vedono. Le regalo la parola “io” perchè lei se ne prenda cura, la innaffi, ogni giorno, e la coltivi e poi spunti una foglia e un’altra e piano piano ”io” diventi “noi” e nel noi ci sono dentro tutte le cose, tutte…tutte… Come sempre a suo modo, Carlo Presotto, usando la tecnologia che si collega alle piccole cose per farle diventare grandi, riesce a connettersi alle emozioni del piccolo pubblico che ha scelto di privilegiare. Ci sembra che spesso ci sia riuscito ma ci pare anche che lo spettacolo, complice anche la Ricerca Universitaria, sia troppo pieno di mille stimoli che andrebbero meglio governati, scegliendone alcuni, lasciandoli maturare e respirare poeticamente, scartandone altri meno incisivi e ripetitivi, per entrare maggiormente al nocciolo del bellissimo tema che con cura si è prefissato di proporre ai ragazzi.

IMG_7835_394164.jpg
https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwi79_7cs5f-AhUMSPEDHZ-DA18QFnoECAIQAQ&url=https%3A%2F%2Fwww.klpteatro.it%2Fla-cenerentola-di-campanale-per-madri-e-figlie-di-ieri-e-di-oggi&usg=AOvVaw0BefYloaFKfzL-P1lXp61aFAR RIDERE


La commedia più antica del mondo” dei Sacchi di sabbia
Sulla rotta dell’isola del Tesoro di Kanterstrasse .

Due spettacoli al Festival, in modi diversissimi tra loro ragionano sul concetto di Riso collegato al Comico, utilizzando tra l'altro gli stilemi connaturati alle Compagnie che li producono : “La commedia più antica del mondo” dei Sacchi di sabbia e “Sulla rotta dell’isola del Tesoro” di Kanterstrasse .

Ne “ La commedia più antica del mondo “ non troviamo il gruppo di attori che di solito conducono il gioco comico spesso in rima della compagnia Toscana ma il convincente Massimo Grigó che, prima di parlarci della commedia in questione “ Gli Acarnesi” di Aristofane, si sofferma sulla diversità di come scaturisce la risata dalla volontà dell'artista e poi sul viso degli spettatori e di come il Comico quando va in profondità in quello che racconta possa produrre un ghigno rabbioso e, nel medesimo tempo, idealista. Ed è così che fa appunto “Gli Acarnesi” di Aristofane mettendo in scena la storia di Diceopoli, il contadino che, stufo della guerra, stipula con Sparta una pace personale, fondando una sua Polis alternativa. A distanza di 2500 anni, la Commedia continua a porci, ridendo e sbeffeggiando, delle domande fondamentali, ancora oggi con la guerra alle nostre porte, sulla stoltezza del genere umano. Ed infatti Aristofane termina la sua commedia con il guerriero Lamaco, favorevole alla guerra, ferito, che si lamenta in stile tragico, mentre l'utopico, Diceopoli, sghignazza a più non posso, felice e decisamente brillo, accompagnato da due ragazze.

La comicità imbeve di sè anche “Sulla rotta dell’isola del tesoro “ dove, dopo “Amleto “, “Ubu roi” e i “Promessi sposi “, la compagnia Toscana Kanterstrasse destruttura alla sua maniera il famoso capolavoro di Stevenson.
Se qualcuno però in “Sulla rotta dell’isola del Tesoro“ cercasse il plot de “L’isola del tesoro“, troverebbe solo alcune suggestioni di quel libro, ma alla maniera del gruppo toscano, capitanato da Simone Martini che lo compone con Renzo Boldrini, questa nuova creazione è tout court uno sgangherato e fremente omaggio alla pirateria, ai suoi mondi, alle sue atmosfere, al suo senso di libertà assoluta contro tutti e soprattutto contro il potere. Daniele Bonaiuti, Simone Martini, Alessio Martinoli, Tazio Torrini, scambiandosi le parti, epicamente, portano in scena il furore di “quel gruppo eterogeneo di furfanti, avidi, poeti e sognatori“ che decise di fondare una propria Repubblica a Nassau, nell’isola di New Providence nei Caraibi. A raccontare tutto non c'è il giovane Jim ma c’è ovviamente il mitico Long John Silver, ma con lui ci sono anche Billy Bones e Cane nero e ci sono anche i rappresentanti di quelle potenti nazioni che con la loro sicumera governavano il mondo portando miseria e terrore. Alla, nel complesso, buona riuscita di questa follia scenica concorrono anche i costumi di Silvia Lombardi e le scene di Eva Sgrò.

LA LUNA NEL LETTO
PROGETTO PASSAGGI DI TEMPO :
LA DEA DELCERCHIO
CENERENTOLA

Nel solco del rinnovamento e del passaggio del testimone la Compagnia pugliese “La Luna nel letto” ha presentato due spettacoli, un antico e glorioso cavallo di battaglia ”Cenerentola across the universe” del 2012 interpretato da nuovi artisti alla loro prima grande esperienza ed una nuova creazione “La Dea del cerchio” con la giovane Marianna di Mauro.
Il bellissimo e necessario progetto di ricerca teatrale che si intitola Passaggi di tempo è a cura di Salvatore Marci, Paolo Gubello, Annarita De Michele. “Passaggi di tempo” è innanzitutto un’avventura pedagogica in cui i protagonisti assoluti sono un gruppo di 20 adolescenti che da più di 5 anni (alcuni addirittura 10) frequentano i corsi di teatro e danza a cura della compagnia La luna nel letto, presso il Teatro Comunale di Ruvo di Puglia. L’obiettivo principale di questa ricerca è quello di marcare una differenza tra l’incontro laboratoriale settimanale e una frequenza invece più partecipativa e rigorosa in un percorso parallelo che si fa più “serio”, pregno di competenze ed esperienze più professionali, anche se non meno giocoso. Il sogno è la creazione di un vivaio di attrici e attori giovani quindi, che possa dar vita in un futuro prossimo ad una vera e propria “Compagnia delle ragazze e ragazzi” in dialogo costante con il gruppo di attori storici della Compagnia La luna nel letto, che è chiamata a mettere in moto un nuovo processo creativo, una nuova metodologia di ricerca intorno alle arti della scena così da poter cogliere i “passaggi di tempo”, evitando di farsi sorprendere impreparata, alla luce della rivoluzione ormai in atto in questo inizio secolo così tumultuoso e a tratti incomprensibile.
Ed è così che la giovane artista Marianna di Muro si cimenta con la regia e con (questa volta assai sobrie) scene e luci di Michelangelo Campanale a raccontarci il mito di Atena e Aracne, intrecciandolo, è il caso proprio di dirlo, con la propria storia. Come è stato nel caso del famoso mito che ha visto l'Invidia al centro di tutto, anche nel ricordo della Protagonista, scaturisce dalla memoria un avvenimento della sua infanzia del 1988, di quando giocava in cortile con le sue amiche e i suoi amici, sotto la statua della dea Atena, la dea della saggezza, della sapienza, delle arti femminili. Marianna tra i tanti giochi eccelleva in quello del Cerchio, per cui veniva chiamata Dea. Marianna era stata la dea del cerchio per tre anni di seguito, fino a quando non è arrivata lei, Elisa. Ecco che scaturisce l'invidia che le entra dentro in maniera malefica sino a quando non decide di reagire. Non vi diremo come, vi diremo solo che la giovane attrice barese tra racconto e teatro di figura riesce in modo accattivante a narrare sia la sua storia sia quella di Atena rosa dall'Invidia per Aracne.

A Castelfiorentino eccoci poi a Cenerentola Across The universe con Maria Pascale, Diana Campanale, Luigi Tagliente/Salvatore Marci, Giuseppe Di Puppo
ECCO QUI IL LINK DELLA RECENSIONE DEL 2012 OGGI RIPROPOSTA CON UNA NUOVA GENERAZIONE DI ARTISTI



BOSCO CON ANIMALI

TEATRO NAZIONALE DI GENOVA
LETTERE DA MOLTO LONTANO

“Lettere da molto lontano” è la prima creazione importante che vediamo in un Festival, affidata a Elena Dragonetti dal Teatro Nazionale di Genova dopo l’uscita di Giorgio Scaramuzzino. L’ambiente pieno di molteplici rimandi in scena è una catasta di sedie magistralmente trasformate da Laura Benzi, che cura anche i preziosi costumi, in un grande bosco abitato. Piano piano facciamo conoscenza con i numerosi abitanti che lo popolano: c’è Scoiattolo intento a scrivere lettere a Balena, a Pinguino, a Grillo, ma in particolare alla sua “cara, carissima Formica”. Ecco che arrivano poi Elefante che chiede a Chiocciola di poter danzare almeno una volta con lei sopra il suo guscio, ma sono della partita anche Orso e Istrice. Dietro una porta Formica si prepara a partire, per un viaggio oltre l’orizzonte, per scoprire dove finisce il cielo ma Scoiattolo non vorrebbe farla partire. Non si sa cosa sia. Formica e Scoiattolo s’interrogano su questo strano sentimento: il desiderio di andare e, contemporaneamente, di restare, la paura di rimanere soli e di non poter più condividere ciò che si vive. Intanto l’indomani sarà il compleanno del Bosco e ci sarà una grande festa a cui tutti sono invitati.
Lo spettacolo di Elena Dragonetti si ispira all’opera dello scrittore olandese Toon Tellegen e presenta tante storie, tanti personaggi buffi, timidi o sfrontati, tanti affreschi di stati d’animo e di relazioni in un alternarsi di situazioni che portano i bambini a farsi molte domande: cos’è “Domani”? Che forma ha il “Nulla”? Sono “Felice”? Cosa significa “Mancanza”? I tre attori davvero bravi attori Simona Gambaro, che scrive il testo con Elena Dragonetti che ne firma la regia, Andrea Panigatti e Raffaella Tagliabue, pur con qualche forse eccessiva caratterizzazione, riescono ad accompagnare lo spettatore in un viaggio all’interno della sensibilità di questi simpatici personaggi che rapisce l’attenzione. Pur seguendo fedelmente il libro di Toon Tellegen, lo spettacolo si dirama in un vortice di storie a volte espresse solo in modo fuggevole tra le quali, a parer nostro, bisognerebbe operare una coraggiosa scelta, decidendo di raccontare le più significative per consentire allo spettatore il tempo di affezionarsi ai personaggi e seguire un filo drammaturgico che sia ben orientato. Affrontare molte storie lo espone infatti alla necessità di operare nel finale molte chiusure che reiterano la conclusione dello spettacolo. Tuttavia lo spettacolo si fa amare per la delicatezza e la poetica sensibilità che lo caratterizza in cui i bambini volentieri si immergono cogliendone significati e sottotesti.

TEATRO ALL'IMPROVVISO
STORIA DI LUCE


“Per tanto che la luce sia veloce, davanti a sé troverà sempre il buio”. È così che inizia il nuovo spettacolo del Teatro All’improvviso di Mantova che, con l’inconfondibile impronta poetico pittorica di Dario Moretti, illustra attraverso gesto, musica, parola ed immagine il rapporto tra la luce e il buio, attraverso il loro rincorrersi e il loro cercarsi, dove il tuono fa un po’ da arbitro. Moretti, con il paritario supporto di Saya Namikawa che sottolinea in modo suggestivo le atmosfere create da Moretti e la presenza danzante di Marta Lucchini, crea storie, mondi, spazi diversi che fluttuano davanti agli occhi dei bambini, dove ogni elemento acquista un rumore diverso, anche il silenzio e dove loro facilmente si immergono conquistati dal mondo inzuppato di poesia che lo spettacolo offre loro.



NON SI FA' COSI' PER I RAGAZZI

Due spettacoli abbiamo trovato fuori luogo in una rassegna dedicata ai ragazzi.
Stiamo parlando di “Nome”’ della Compagnia Tpo/ Teatro Metastasio di e con Sara Campinoti e Daniele Del Bandecca e di “L'uccellino azzurro” dall'opera del drammaturgo, saggista e romanziere belga Maurice Maeterlinck di “Archetipo“ regia di Riccardo Massai.

“Nome”, seppur meritoriamente affidata dal TPO ad artisti di nuova generazione, mette in scena una bambola che proprio con il giocattolo non ha niente da spartire e che anzi evoca sottotesti oltremodo fuorvianti nel rapporto con un altro performer che di bambino non ha nulla, nemmeno se trasposto nei ricordi evocati sul palco. Non è sufficiente la bravura degli artisti in scena. E’ necessario che si consideri a chi si vuole parlare e come lo si vuole fare. Crediamo che in questo caso la compagnia abbia peccato di ingenuità, pur con le migliori intenzioni.
Ne “L’Uccellino azzurro” di “Archetipo”, l’infanzia non è stata proprio presa in considerazione considerando la sequela davvero affaticante, anche per uno spettatore adulto, di immagini composte da scenografie mastodontiche ma fini a se stesse. Personaggi che di fiabesco proprio non avevano nulla, voci registrate con attori che tentavano maldestramente di seguire il playback, cambi scena estenuanti che si ripetevano all’infinito con apertura e chiusura del sipario. Insomma, la ricerca della Felicità non l’abbiamo proprio avvertita, mentre era chiara la distanza del progetto dalla sensibilità del pubblico al quale la compagnia ha scelto di parlare.
Fare spettacoli per l’infanzia è difficilissimo non basta la presenza di ragazzi sul palco, o coinvolgerli nella costruzione di alcuni materiali di scena, bisogna invece entrare nel loro mondo con leggerezza cercando di adeguare tutto quello che vediamo in scena alla loro sensibilità ed immaginazione.

MARIO BIANCHI IN COLLABORAZIONE CON ROSSELLA MARCHI