TRALLALLERO 2024/CRITICARE AD ARTE
LO RACCONTA PER EOLO SAMUEL ZUCCHIATI
Trallallero rappresenta un punto di riferimento per il panorama culturale locale, ponendosi come uno degli eventi più rilevanti dedicati al teatro ragazzi. Si colloca in una regione ricca di tradizioni e storia e ha creato un forte legame con il territorio permettendo lo sviluppo di un pubblico giovane e consapevole. Inserito in un contesto culturale vivace e dinamico, il Festival contribuisce attivamente alla politica culturale locale, svolgendo il suo ruolo di piattaforma per la diffusione della cultura teatrale e per la formazione civica attraverso il teatro e promuovendo l’accessibilità alle arti performative.
Questo è subito percepibile anche a noi che abbiamo partecipato come osservatori previlegiati a questo appuntamento annuale con il Teatro dedicato all'Infanzia.
In questo articolo ci concentreremo su una delle iniziative più caratteristiche di Trallallero: il progetto “Criticare ad Arte”.
“Criticare ad Arte” è un’iniziativa che mira a formare spettatori consapevoli, insegnando loro non solo a fruire passivamente del teatro, ma anche a sviluppare un pensiero critico e a riflettere sui temi trattati. Questo percorso educativo si collega alla pedagogia teatrale e ai temi civici, promuovendo l’empatia, la capacità di giudizio e il coinvolgimento attivo del pubblico.
Nella pratica si tratta di laboratori che si svolgono poco dopo la fruizione dello spettacolo, in questo caso il pomeriggio presso le aule scolastiche, dove viene imbastito un incontro con attivazioni e percorsi di approfondimento con bambini e bambine: Unire dunque esperienza, immaginazione e spirito critico
Il cielo è un velo grigio che si riflette sull’asfalto bagnato, mentre una pioggia fine accarezza gli ombrelli colorati dei bambini e delle bambine che scendono dagli scuolabus gialli. I cappellini rossi, blu, verdi e gialli danzano come petali sotto la pioggia, accompagnando il ticchettio delle gocce che rimbalzano leggere sui loro impermeabili lucidi. Un piccolo esercito arcobaleno si muove verso il teatro, le loro voci squillanti si fondono con il fruscio della pioggia, mentre entrano nel caldo abbraccio della sala, un luogo sicuro dove l’immaginazione può fiorire.
Le maestre li guidano con mani esperte, abituate a questi rituali, i loro occhi brillano di entusiasmo, partecipi di un'educazione teatrale coltivata negli anni grazie all’ERT (Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia). Iniziative come “Piccolipalchi” hanno fatto del teatro un’estensione naturale delle aule scolastiche, trasformando gli spettacoli in momenti di crescita collettiva. Ogni volta che questi piccoli spettatori varcano le porte del teatro, l’odore della pioggia lascia spazio a quello del legno del palco, e il brusio si smorza in un silenzio pieno di attesa. La sala buia è un rifugio che accoglie occhi curiosi, pronti a perdersi in mondi lontani dove tutto è possibile, un luogo dove la fantasia e l’apprendimento si incontrano, e dove anche il freddo della pioggia rimane fuori.
“Criticare ad Arte” si concentrerà quest'anno su due spettacoli dal programma: Abbracci di Teatro Telaio e Esercizi di Fantastica di Sosta Palmizi.
Con linguaggi diversi, questi spettacoli hanno dato occasione di mettere alla prova questo progetto per permetterci di fare una riflessione critica e civica.
"Abbracci “, con la sua storia semplice ma potentemente emotiva, è stato un elemento centrale di Criticare ad Arte. La narrazione dello spettacolo ruota attorno alla difficoltà di costruire una relazione tra due panda: si incontrano, si studiano, si piacciono, si vogliono ma non riescono ad arrivare al dunque perché non sanno come abbracciarsi. Forse l'imbarazzo o forse perché nessuno ci ha mai spiegato come fare, ma i protagonisti soffrono della mancata espressione di un affetto che evidentemente sboccia fra loro. Di abbracci ne esistono di diversi tipi e sarà necessario sperimentare prima quelli più facili per poi approdare propedeuticamente a quelli più impegnativi sul piano emotivo. L'educazione all'affettività è un tema assai discusso negli ambienti educativi, ma Abbracci mette tutti a tacere con una sconcertante chiarezza nel dire quel che bisogna dire sul tema senza neanche proferire parola in merito.
La scelta di presentare “Abbracci” all'interno del progetto evidenzia l'importanza di educare il pubblico a vedere il teatro come uno spazio di riflessione critica e crescita personale. Gli spettatori non si limitano ad assistere, ma sono invitati a interrogarsi sul significato profondo della messa in scena. Qui interviene la collaborazione chiave di MateâriuM, un laboratorio di nuove drammaturgie che ha curato l'organizzazione e la conduzione degli incontri con gruppi della classe seconda della scuola primaria. Per “Abbracci” i partecipanti sono stati guidati attraverso le isole dei sensi per sviluppare l’analisi dello spettacolo e per creare feedback costruttivi, fornendo strumenti di autocritica. All'appello bocca, orecchie, cuore, occhi e cervello che costituivano delle isole in cui i gruppi di bambini si davano il cambio per ri-vedere lo spettacolo e ri-vivere la loro esperienza attraverso diversi sensi: la bocca per esprimere emozioni e risate, le orecchie per concentrarsi sui suoni, il cuore per rivivere i momenti emotivamente più intensi, gli occhi per riflettere sui dettagli visivi rimasti impressi, e infine il cervello per rielaborare trama e protagonisti.
A stare sotto la lente di Criticare ad Arte è toccato poi anche a “Esercizi di Fantastica” che ha portato in scena un’esplorazione del potere della fantasia, ispirandosi alle teorie di Gianni Rodari. Questo spettacolo, con il suo invito a "vedere oltre", stimola una riflessione sulla realtà e sulla necessità di coltivare l’immaginazione come strumento di resistenza contro la razionalizzazione e la standardizzazione della società moderna. Concentrarsi principalmente sul rapporto con gli smartphone porterebbe a banalizzare la trama che vede i tre protagonisti intenti a una vita piuttosto grigia, chiusi dentro sé stessi e curvi sulla propria schiena per dare attenzione solo allo schermo del proprio cellulare. Una farfalla li porterà ad esplorare il mondo esterno, le relazioni fra loro e a innescare la trasformazione del mondo e di sé stessi in un crescendo di tensione, entusiasmo e colpi di scena che mandano in visibilio il gremito Teatro Lavaroni di Artegna.
Nel cercare di “Criticare ad Arte” questo spettacolo si è aggiunto nel laboratorio l'esercizio di scrittura immaginativa, ponendo domande stimolanti tipo: come continua la storia dei tre protagonisti ora che lo spettacolo è finito?
“Criticare ad Arte” permette al giovane pubblico di esplorare il teatro non solo come mezzo di espressione artistica, ma anche come strumento per comprendere e discutere le dinamiche sociali e relazionali. Vero è che tutti e due le creazioni scelte invitano il pubblico a mettersi in gioco, a usare il proprio pensiero critico per analizzare ciò che vedono e a interrogarsi sul ruolo che l'arte può avere nell’affrontare le sfide della società contemporanea. Tuttavia Criticare ad Arte è facilmente adattabile a qualsiasi esperienza, anzi, è necessario che si adatti per permettere una riflessione sempre calata sulla singola esperienza artistica.
La complessità della proposta
Il progetto si inserisce in una tradizione educativa che ha trovato spazio anche in altri contesti internazionali. In Francia, il progetto Théâtre Éducation utilizza il teatro come strumento pedagogico per formare spettatori critici nelle scuole. Iniziative simili in paesi come il Regno Unito dimostrano che l'arte può essere utilizzata per promuovere la riflessione critica e il coinvolgimento civico.
Ciononostante “Criticare ad Arte” si distingue per il modo in cui spinge i giovani spettatori a rivivere lo spettacolo attraverso un approccio multisensoriale e corporeo. Questo tipo di esperienza non si limita alla fruizione passiva, o alla banale rielaborazione cognitiva che risponde all'esigenza scolastica di "comprensione del testo" ma invita a una rielaborazione attiva, in cui i partecipanti ripercorrono lo spettacolo da diverse prospettive cognitive e fisiche. In un qualche modo il processo richiama il concetto di cognizione incarnata, una teoria secondo cui il pensiero e l'apprendimento emergono dall'interazione tra mente, corpo e ambiente. In questo contesto, il teatro diventa "incarnato" nella misura in cui i bambini lo rivivono non solo attraverso la riflessione mentale, ma anche grazie a stimoli corporei e sensoriali, rendendo l'esperienza teatrale più tangibile e profonda. Questo metodo permette loro di interiorizzare la performance in modo più completo, stimolando un apprendimento critico che coinvolge mente e corpo in sinergia.
Ogni senso infatti richiedeva un’attenzione specifica e permetteva di scomporre lo spettacolo in frammenti di percezione distinti. La bocca, per esempio, li invitava a riflettere su cosa li avesse fatti ridere o emozionare, creando un ponte tra la reazione spontanea e la consapevolezza di quei momenti. Con le orecchie, i partecipanti analizzavano l’importanza dei suoni, delle musiche e dei rumori di scena, scoprendo come questi elementi influenzino l’atmosfera. Gli occhi, invece, si focalizzavano su dettagli visivi, scenografie e movimenti, mentre il cuore li guidava verso la comprensione delle emozioni provate. Infine, il cervello era dedicato alla rielaborazione critica della storia e dei suoi protagonisti, favorendo un’analisi più complessa e completa.
Vivere lo spettacolo una seconda volta, dunque, ma con uno sguardo più maturo e consapevole, può portare a delle conseguenze? Le isole dei sensi aiutato i partecipanti a riconoscere che ogni elemento del teatro (suoni, emozioni, visioni, comprensione della trama) ha un peso distinto nella creazione dell’esperienza complessiva? In questo modo, possiamo favorire lo sviluppo di competenze critiche? I bambini non sono più solo spettatori passivi, ma diventano analizzatori attivi di ciò che vedono e sentono?
Attraverso questo metodo, i giovani spettatori imparano a dare significato ai dettagli e a comprendere meglio come la loro risposta emotiva e cognitiva allo spettacolo sia frutto di vari stimoli sensoriali che lavorano insieme? Questa consapevolezza, se coltivata, può tradursi in una capacità critica duratura che li accompagnerà anche al di fuori del teatro, aiutandoli a interpretare e dare un giudizio ponderato su ciò che incontrano nella loro vita quotidiana?
Dal punto di vista pedagogico, il passaggio attraverso le isole dei sensi dimostra quanto sia fondamentale educare alla complessità della percezione. Ogni individuo vive l’arte e la realtà attraverso molteplici canali sensoriali, e insegnare ai bambini a distinguere e valorizzare questi canali fin dalla giovane età significa offrirgli strumenti per sviluppare il pensiero critico e creativo. Possiamo considerare questo metodo come una forma di educazione all’empatia. Attraverso l’esplorazione dei propri sensi e delle proprie emozioni, i bambini imparano a guardare oltre il visibile e a riflettere su ciò che li circonda con maggiore profondità. “Criticare ad Arte”, dunque, non è solo un progetto per avvicinare i giovani al teatro, ma è anche un percorso di consapevolezza, che forma cittadini attivi e capaci di osservare il mondo con uno sguardo critico e creativo, pronti a comprendere e dialogare con la complessità della realtà.
LO RACCONTA PER EOLO SAMUEL ZUCCHIATI
L'arrivo nella provincia di Udine in giornate piovose e fredde sembra quasi suggerire un invito naturale a cercare rifugio. L'umidità si attacca alle strade e al paesaggio, e il vento gelido accarezza colline e montagne circostanti, facendo risaltare il fascino rustico di un territorio che sa accogliere con calore chi cerca storie e emozioni tra le pareti di un teatro. Il festival Trallallero organizzato dalla compagnia Teatroalquadrato che si è svolto quest'anno dal 5 al 13 Ottobre tra Artegna,Gemona e Tarcento appare come il rimedio perfetto contro l'umidità che penetra nelle ossa, trasformando quelle stesse giornate grigie in un'opportunità per immergersi nell'arte performativa, un luogo dove il calore del palcoscenico è capace di avvolgere ogni spettatore. Il clima inclemente sembra quasi voler sussurrare: “Entra, qui troverai riparo, qui troverai storie capaci di riscaldarti”.
Questo è subito percepibile anche a noi che abbiamo partecipato come osservatori previlegiati a questo appuntamento annuale con il Teatro dedicato all'Infanzia.
In questo articolo ci concentreremo su una delle iniziative più caratteristiche di Trallallero: il progetto “Criticare ad Arte”.
“Criticare ad Arte” è un’iniziativa che mira a formare spettatori consapevoli, insegnando loro non solo a fruire passivamente del teatro, ma anche a sviluppare un pensiero critico e a riflettere sui temi trattati. Questo percorso educativo si collega alla pedagogia teatrale e ai temi civici, promuovendo l’empatia, la capacità di giudizio e il coinvolgimento attivo del pubblico.
Nella pratica si tratta di laboratori che si svolgono poco dopo la fruizione dello spettacolo, in questo caso il pomeriggio presso le aule scolastiche, dove viene imbastito un incontro con attivazioni e percorsi di approfondimento con bambini e bambine: Unire dunque esperienza, immaginazione e spirito critico
Il cielo è un velo grigio che si riflette sull’asfalto bagnato, mentre una pioggia fine accarezza gli ombrelli colorati dei bambini e delle bambine che scendono dagli scuolabus gialli. I cappellini rossi, blu, verdi e gialli danzano come petali sotto la pioggia, accompagnando il ticchettio delle gocce che rimbalzano leggere sui loro impermeabili lucidi. Un piccolo esercito arcobaleno si muove verso il teatro, le loro voci squillanti si fondono con il fruscio della pioggia, mentre entrano nel caldo abbraccio della sala, un luogo sicuro dove l’immaginazione può fiorire.
Le maestre li guidano con mani esperte, abituate a questi rituali, i loro occhi brillano di entusiasmo, partecipi di un'educazione teatrale coltivata negli anni grazie all’ERT (Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia). Iniziative come “Piccolipalchi” hanno fatto del teatro un’estensione naturale delle aule scolastiche, trasformando gli spettacoli in momenti di crescita collettiva. Ogni volta che questi piccoli spettatori varcano le porte del teatro, l’odore della pioggia lascia spazio a quello del legno del palco, e il brusio si smorza in un silenzio pieno di attesa. La sala buia è un rifugio che accoglie occhi curiosi, pronti a perdersi in mondi lontani dove tutto è possibile, un luogo dove la fantasia e l’apprendimento si incontrano, e dove anche il freddo della pioggia rimane fuori.
“Criticare ad Arte” si concentrerà quest'anno su due spettacoli dal programma: Abbracci di Teatro Telaio e Esercizi di Fantastica di Sosta Palmizi.
Con linguaggi diversi, questi spettacoli hanno dato occasione di mettere alla prova questo progetto per permetterci di fare una riflessione critica e civica.
"Abbracci “, con la sua storia semplice ma potentemente emotiva, è stato un elemento centrale di Criticare ad Arte. La narrazione dello spettacolo ruota attorno alla difficoltà di costruire una relazione tra due panda: si incontrano, si studiano, si piacciono, si vogliono ma non riescono ad arrivare al dunque perché non sanno come abbracciarsi. Forse l'imbarazzo o forse perché nessuno ci ha mai spiegato come fare, ma i protagonisti soffrono della mancata espressione di un affetto che evidentemente sboccia fra loro. Di abbracci ne esistono di diversi tipi e sarà necessario sperimentare prima quelli più facili per poi approdare propedeuticamente a quelli più impegnativi sul piano emotivo. L'educazione all'affettività è un tema assai discusso negli ambienti educativi, ma Abbracci mette tutti a tacere con una sconcertante chiarezza nel dire quel che bisogna dire sul tema senza neanche proferire parola in merito.
La scelta di presentare “Abbracci” all'interno del progetto evidenzia l'importanza di educare il pubblico a vedere il teatro come uno spazio di riflessione critica e crescita personale. Gli spettatori non si limitano ad assistere, ma sono invitati a interrogarsi sul significato profondo della messa in scena. Qui interviene la collaborazione chiave di MateâriuM, un laboratorio di nuove drammaturgie che ha curato l'organizzazione e la conduzione degli incontri con gruppi della classe seconda della scuola primaria. Per “Abbracci” i partecipanti sono stati guidati attraverso le isole dei sensi per sviluppare l’analisi dello spettacolo e per creare feedback costruttivi, fornendo strumenti di autocritica. All'appello bocca, orecchie, cuore, occhi e cervello che costituivano delle isole in cui i gruppi di bambini si davano il cambio per ri-vedere lo spettacolo e ri-vivere la loro esperienza attraverso diversi sensi: la bocca per esprimere emozioni e risate, le orecchie per concentrarsi sui suoni, il cuore per rivivere i momenti emotivamente più intensi, gli occhi per riflettere sui dettagli visivi rimasti impressi, e infine il cervello per rielaborare trama e protagonisti.
A stare sotto la lente di Criticare ad Arte è toccato poi anche a “Esercizi di Fantastica” che ha portato in scena un’esplorazione del potere della fantasia, ispirandosi alle teorie di Gianni Rodari. Questo spettacolo, con il suo invito a "vedere oltre", stimola una riflessione sulla realtà e sulla necessità di coltivare l’immaginazione come strumento di resistenza contro la razionalizzazione e la standardizzazione della società moderna. Concentrarsi principalmente sul rapporto con gli smartphone porterebbe a banalizzare la trama che vede i tre protagonisti intenti a una vita piuttosto grigia, chiusi dentro sé stessi e curvi sulla propria schiena per dare attenzione solo allo schermo del proprio cellulare. Una farfalla li porterà ad esplorare il mondo esterno, le relazioni fra loro e a innescare la trasformazione del mondo e di sé stessi in un crescendo di tensione, entusiasmo e colpi di scena che mandano in visibilio il gremito Teatro Lavaroni di Artegna.
Nel cercare di “Criticare ad Arte” questo spettacolo si è aggiunto nel laboratorio l'esercizio di scrittura immaginativa, ponendo domande stimolanti tipo: come continua la storia dei tre protagonisti ora che lo spettacolo è finito?
“Criticare ad Arte” permette al giovane pubblico di esplorare il teatro non solo come mezzo di espressione artistica, ma anche come strumento per comprendere e discutere le dinamiche sociali e relazionali. Vero è che tutti e due le creazioni scelte invitano il pubblico a mettersi in gioco, a usare il proprio pensiero critico per analizzare ciò che vedono e a interrogarsi sul ruolo che l'arte può avere nell’affrontare le sfide della società contemporanea. Tuttavia Criticare ad Arte è facilmente adattabile a qualsiasi esperienza, anzi, è necessario che si adatti per permettere una riflessione sempre calata sulla singola esperienza artistica.
La complessità della proposta
Il progetto si inserisce in una tradizione educativa che ha trovato spazio anche in altri contesti internazionali. In Francia, il progetto Théâtre Éducation utilizza il teatro come strumento pedagogico per formare spettatori critici nelle scuole. Iniziative simili in paesi come il Regno Unito dimostrano che l'arte può essere utilizzata per promuovere la riflessione critica e il coinvolgimento civico.
Ciononostante “Criticare ad Arte” si distingue per il modo in cui spinge i giovani spettatori a rivivere lo spettacolo attraverso un approccio multisensoriale e corporeo. Questo tipo di esperienza non si limita alla fruizione passiva, o alla banale rielaborazione cognitiva che risponde all'esigenza scolastica di "comprensione del testo" ma invita a una rielaborazione attiva, in cui i partecipanti ripercorrono lo spettacolo da diverse prospettive cognitive e fisiche. In un qualche modo il processo richiama il concetto di cognizione incarnata, una teoria secondo cui il pensiero e l'apprendimento emergono dall'interazione tra mente, corpo e ambiente. In questo contesto, il teatro diventa "incarnato" nella misura in cui i bambini lo rivivono non solo attraverso la riflessione mentale, ma anche grazie a stimoli corporei e sensoriali, rendendo l'esperienza teatrale più tangibile e profonda. Questo metodo permette loro di interiorizzare la performance in modo più completo, stimolando un apprendimento critico che coinvolge mente e corpo in sinergia.
Ogni senso infatti richiedeva un’attenzione specifica e permetteva di scomporre lo spettacolo in frammenti di percezione distinti. La bocca, per esempio, li invitava a riflettere su cosa li avesse fatti ridere o emozionare, creando un ponte tra la reazione spontanea e la consapevolezza di quei momenti. Con le orecchie, i partecipanti analizzavano l’importanza dei suoni, delle musiche e dei rumori di scena, scoprendo come questi elementi influenzino l’atmosfera. Gli occhi, invece, si focalizzavano su dettagli visivi, scenografie e movimenti, mentre il cuore li guidava verso la comprensione delle emozioni provate. Infine, il cervello era dedicato alla rielaborazione critica della storia e dei suoi protagonisti, favorendo un’analisi più complessa e completa.
Vivere lo spettacolo una seconda volta, dunque, ma con uno sguardo più maturo e consapevole, può portare a delle conseguenze? Le isole dei sensi aiutato i partecipanti a riconoscere che ogni elemento del teatro (suoni, emozioni, visioni, comprensione della trama) ha un peso distinto nella creazione dell’esperienza complessiva? In questo modo, possiamo favorire lo sviluppo di competenze critiche? I bambini non sono più solo spettatori passivi, ma diventano analizzatori attivi di ciò che vedono e sentono?
Attraverso questo metodo, i giovani spettatori imparano a dare significato ai dettagli e a comprendere meglio come la loro risposta emotiva e cognitiva allo spettacolo sia frutto di vari stimoli sensoriali che lavorano insieme? Questa consapevolezza, se coltivata, può tradursi in una capacità critica duratura che li accompagnerà anche al di fuori del teatro, aiutandoli a interpretare e dare un giudizio ponderato su ciò che incontrano nella loro vita quotidiana?
Dal punto di vista pedagogico, il passaggio attraverso le isole dei sensi dimostra quanto sia fondamentale educare alla complessità della percezione. Ogni individuo vive l’arte e la realtà attraverso molteplici canali sensoriali, e insegnare ai bambini a distinguere e valorizzare questi canali fin dalla giovane età significa offrirgli strumenti per sviluppare il pensiero critico e creativo. Possiamo considerare questo metodo come una forma di educazione all’empatia. Attraverso l’esplorazione dei propri sensi e delle proprie emozioni, i bambini imparano a guardare oltre il visibile e a riflettere su ciò che li circonda con maggiore profondità. “Criticare ad Arte”, dunque, non è solo un progetto per avvicinare i giovani al teatro, ma è anche un percorso di consapevolezza, che forma cittadini attivi e capaci di osservare il mondo con uno sguardo critico e creativo, pronti a comprendere e dialogare con la complessità della realtà.
In un'epoca in cui le immagini scorrono veloci sotto i pollici e le narrazioni si consumano in pochi secondi sui social, educare al pensiero critico è un atto rivoluzionario. Scomporre, analizzare, dare significato a ogni emozione provata durante lo spettacolo è un atto di resistenza contro la superficialità, contro il consumo istantaneo. Il teatro incarnato, vissuto nella mente, nel corpo e nei sensi. È questo dialogo tra l'arte e la critica che forma cittadini più attenti, empatici, capaci di vedere oltre il visibile. Comprendere lo spettacolo è poca cosa di fronte alla possibilità di invitare ogni bambino a diventare un esploratore del mondo con occhi più consapevoli e cuore più aperto.
SAMUEL ZUCCHIATI