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recensioni
SEGNI NEW GENERATIONS FESTIVAL
A MANTOVA DAL 6 OTTOBRE AL 4 NOVEMBRE

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Dal 6 ottobre al 4 novembre 2024, Mantova, la bellissima città lombarda, resa splendida e fiorente dalla dinastia dei Gonzaga, per la diciannovesima volta si è riempita di bambine e bambini, ragazze e ragazzi per nuova edizione di “SEGNI New Generations Festival“, l’evento internazionale dedicato all’arte e al teatro per le nuove generazioni, organizzato dall’Associazione Segni d’infanzia, diretto da Cristina Cazzola con il coordinamento generale di Monica Colella. Il festival, che quest'anno dopo il Fenicottero ha avuto come animale simbolo Il Polpo, ha proposto oltre 200 eventi, tra spettacoli, laboratori e masterclass ( è ritornato l'importante Pasta Madre con insegnanti e operatori provenienti da tutto il mondo) , per operatori culturali, rivolti a scuole, famiglie, adolescenti e appassionati di tutte le età. L’immagine iconica del Polpo è stata realizzata anche questa volta non da un artista famoso ma da Nicole Tecchio, una giovanissima artista mantovana che sta muovendo i primi passi nel mondo dell’illustrazione per bambini.
Tra gli appuntamenti che non potevano mancare ovviamente vi è stato quello di Spuntini critici dove un gruppo di TEEN hano discusso con gli artisti gli spettacoli visti.
Quest’anno il programma del festival ha anticipato i battenti sin dall’inizio di ottobre (domenica 6 ottobre), con spettacoli rivolti a tutto il pubblico nelle domeniche e nei sabati, tra Mantova e provincia, e , con proposte dedicate alle scuole, già a partire da lunedì 7 ottobre.
La diciannovesima edizione di “SEGNI New Generations Festival“ è stata caratterizzata come sempre dall’arrivo a Mantova di molti spettacoli stranieri dall’Australia all’Olanda, al Giappone e alla Francia, passando dalla Svizzera che si sono intrecciati a creazioni storiche e novità del nostro paese.

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La nostra curiosità nei due giorni in cui siamo stati presenti al Festival si è concentrata soprattutto su tre spettacoli stranieri dedicati ai piccolissimi che, seduti vicinissimo allo spazio scenico sono stati ammaliati dalla forza di un teatro creato espressamente per loro
Apprezzato per la sua estrema accattivante semplicità “The boy and the ball “ spettacolo che arriva a Mantova da molto lontano, dall’Australia e vede in scena Stephen Noonan che diretto da Dawe Brown si immedesima in un bambino timido che vive dietro un mondo fatto di cilindri di cartone. Sarà una semplice palla da tennis, che addirittura parla e si moltiplica, a farlo uscire dal suo isolamento.
Di incantevole sostanza poi è “BB & Baby Is my Teacher” del collettivo olandese Wonderland , guidato dalla giapponese Makiko Ito. Due musicisti e due danzatori conducono un gioioso gioco teatrale in un tripudio di colori e di situazioni che coinvolgono i bambini in modo immediato e coinvolgente, addirittura creando una sorta di tappeto volante . Il pubblico può scegliere poi il format che preferisce tra lo spettacolo e il laboratorio “Baby Is my Teacher”
Molto accattivante per i piccolissimi spettatori ci è parso “Mobill’ame” della francese “Compagnie de l’Échelle”, protagonista un nugolo di case, create in modi differenti, diversissime tra loro, che riempie piano piano il curatissimo spazio teatrale, dove Bettina Vielhaber e Galatée Auzanneau, regalano ai bambini un universo abitativo sembre diverso e coinvolgente.

Ma anche gli adolescenti al festival hanno trovato pane per i loro occhi e cuore . Per i più grandi è stato pensato “Abbiamo solo terra musica e parole" un bel dialogo sui temi ecologici tra un effervescente musicista Eugenio Cesaro e una storytelling, Sara Segantin.
Senz’altro più stimolante sempre per i più grandi “ Autoritratto in tre atti “ di Diana Anselmo dell'associazione Al.Di.Qua. Artists. che, partendo dal tema dello sguardo, conduce con il pubblico, attraverso le parole e gli atteggiamenti che le persone hanno verso i propri simili, una delicata e appropriata ricognizione sui vari modi che ognuno di noi ha di guardare chi ci sta vicino. Ciò avviene attraverso lo sguardo proprio, lo sguardo subìto e lo sguardo riappropriato . La performance alla fine, anche per mezzo di appropriati contributi visivi si configura come un’azione politica volta a sensibilizzare il pubblico sulla disabilità e denunciare l’abilismo.

Infine eccoci a “La fin du monde n’aura pas “ dei francesi della Compagnie22 che dopo una serie di intensi laboratori con degli adolescenti, hanno realizzato uno spettacolo assai composito che ci proietta in un mondo forse distopico dove vivono tre umani mentre fuori il pericolo incombe. Sulla scena vediamo anche un altro personaggio che è stato confinato in un luogo reietto da dove guarda ma non può uscire. Tutte e quattro tentano di sopravvivere in un mondo respingente, dove la guerra, la mancanza di cibo e la distruzione dell'ambiente la fanno da padroni. E'in questo caos che cercano di riorganizzarsi per sopravvivere. Lo spettacolo è condotto dalla compagnia senza parole attraverso una danza intrisa a volte anche di sottile umorismo sarcastico. Alla fine parafrasando il celebre rapporto tra Dio e Michelangelo nella cappella Sistina sarà la condivisione con il pubblico ad aiutarli ad uscire dalla penosa situazione.

Al Festival abbiamo anche rivisto il progetto di Animateria “ Phantasma “ di Laura Castellucci e Alice Giroldini, incentrato sul rapporto tra animato e inanimato, in connessione con la Psiche, sotto il nume tutelare della psicanalista Marie Von Franz che appare anche in scena.” La protagonista, attratta da cubi neri misteriosi, liapre uno dopo l’altro, scoprendo ricordi, sogni o fantasmi. Ogni cubo offre nuove esperienze che la portano in paesaggi interioristraordinari, dove entra in contatto con il divino, la Natura e il mondo animale “.

MARIO BIANCHI


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