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Eolo
recensioni
VISIONI DI FUTURO, VISIONI DI TEATRO...2015
IL REPORT DI MARIO BIANCHI

Come ogni anno, quando l'inverno sta finendo, l'arrivo della primavera imminente è annunciato dal primo festival dedicato agli spettacoli per l'infanzia: Visioni di futuro, visioni di teatro... l'evento internazionale di teatro e cultura per la prima infanzia, giunto quest'anno alla sua 11ª edizione, che si è tenuto ancora al Teatro Testoni di Bologna dal 28 febbraio all' 8 marzo, organizzato con cura e passione, come sempre, dalla Cooperativa “La Baracca”. Anche quest'anno la manifestazione ha visto succedersi spettacoli italiani e non per bambini da1 a 6 anni, laboratori per insegnanti, educatori e genitori, network ( a cura dell'Assitej) , seminari e conferenze(“Adulto e bambino,un rapporto tra soggetto a soggetto” “Disabilità e contesti”) incontri con le esperienze degli altri paesi(Ruanda, Giappone, India) per una iniziativa unica nel suo genere in Italia, dedicata agli spettatori piccolissimi che l’Unione Europea ha riconosciuto per la quarta volta consecutiva nell'ambito del progetto “Small size” come degna di essere sostenuta e finanziata e che dunque “Creative Europe”, il programma dell’Unione Europea per l’Arte e la Cultura, sosterrà fino al 2018 coinvolgendo 15 paesi europei.

Nei due giorni in cui abbiamo seguito il Festival, a cui hanno presenziato diversi operatori italiani, ma soprattutto stranieri, dobbiamo subito dire che abbiamo riscontrato un livello alto degli spettacoli con creazioni di ottima fattura e anteprime che fanno ben sperare.

Iniziamo il nostro percorso sulla disanima degli spettacoli visti nei nostri due giorni di permanenza al Festival, dai padroni di casa della Baracca che hanno presentato “TIKETAK”, Piccololorso ha una sorellina. Lo spettacolo con in scena Roberto Frabetti rappresenta il secondo capitolo della piccola saga dedicata alla figura di Piccololorso. Dopo “CikeCiak” in cui al centro della vicenda c'era il compleanno del nostro eroe, ora Piccololorso vive una giornata forse ancor più eccezionale, perché sta per nascere la sua sorellina. In attesa dell'arrivo della nuova venuta, dove il tempo che rimane al lieto evento è scandito dal Tike Tak di Nana la Rana, Piccololorso con tutti gli amici si dà da fare per organizzare il benvenuto alla sorellina. Arturo, l'asino, Pepe, la lepre, Ugo il topo, Alice la papera, Arrow il Procione, si muovono tutti insieme per il lieto arrivo, chi prepara i festoni, chi la torta,chi la culla. Il narratore, in modo semplice e coinvolgente, senza orpelli di sorta, utilizzando sagome colorate riempie la scena di piccoli animali dando con le parole al grande evento, che sta al centro dello spettacolo, una valenza molto particolare, del resto adatta ad un'occasione così importante e così particolare per ogni bambino come l'arrivo di una sorellina.


Il Teatro delle Briciole, continuando il suo progetto di affido di spettacoli dedicati all'infanzia a compagnie che meritoriamente si stanno affacciando al mondo del teatro ragazzi, consegna l'arduo compito di un nuovo spettacolo agli stessi interpreti del significativo “John Tammet”, creazione vincitrice del Premio Scenario Infanzia 2012 . Ecco dunque che abbiamo visto con interesse “Il bambino della luna” con in scena Federico Brugnone e Davide Giordano che già avevamo visto narrarci la storia del ragazzo affetto dalla sindrome di Asperger. Al centro della storia vi è l'amicizia tra Peter, un bambino che a causa di una particolare allergia che gli impedisce di esporsi alla luce sole può vivere solo di notte e un gufo. Le loro vite si somigliano: sono due esseri che riescono a vivere solo nell'oscurità, diversi dal resto del mondo. Proiettato per mezzo di una bacchetta lunare in un mondo fantastico abitato da personaggi inquietanti che turbano e affascinano nello stesso tempo, Peter si verrà costretto dagli eventi a scegliere tra la sua salvezza e quella del suo amico, compiendo alla fine una scelta di grande coraggio che lo proietterà in una dimensione nuova che lo porterà a vivere la sua vita in modo più consapevole.“Il bambino della luna”, mescolando fantascienza, racconto gotico, fiaba e teatro di immagine, riesce a parlare in questo modo inusuale di amicizia infantile, di coraggio e di educazione alle difficoltà della vita.

Ben sorretto visivamente dalle maschere di Emanuela Dall’Aglio, dai costumi e dalle scene di Patrizia Caggiati e Paolo Romanini, immersi negli ambienti sonori Dario Andreoli e nelle luci Emiliano Curà, lo spettacolo soffre di una certa meccanicità nello sviluppo del racconto, dovuto secondo noi anche alla presenza di soli due attori in scena che condiziona troppo la drammaturgia, limitando e non consentendo al meglio di calibrare i vari passaggi temporali della storia.


Pietro Fenati e Elvira Mascanzoni della Compagnia “Drammatico vegetale” con “Uno due e tre” costruiscono un delizioso omaggio senza parole all'universo dei colori dove il rosso, il blu e il giallo si intersecano tra bianco e nero, formando nella sua estrema semplicità una specie di concerto di colori e suoni di grande raffinatezza. Senza parlare, Piero ed Elvira raccontano di cielo e mare, l'incontro di due esseri che si conoscono e che si amano, connaturati con la costante meraviglia di trovarsi davanti al volo di un uccello, ad un pesce che guizza, a una palla che rotola. Le musiche di Ligeti, Nino Rota , Satie e di Ludovico Einaudi accompagnano soavemente i due animatori che di volta in volta creano mondi diversi a misura di bambino, utilizzando semplicissimi oggetti , palline, lievi fondali proponendo con le ombre suggestioni, ogni volta diverse, nella loro impercettibile potenza.

Già gustosamente incantevole ci è parso” Verso casa “ di Teatro Distinto dove Alessandro Nosotti,questa volta senza il suo abituale compagno di scena Daniel Gol, impersona in modo assolutamente originale due teneri e comici vecchietti in guerra tra loro per …... alcune uova. Posizionati con i loro rispettivi mondi, a breve distanza tra loro, su due tavoli diversi, collegati però dal filo rosso del destino, i nostri due protagonisti, contrassegnati da maschere che di volta in volta assumono fisionomie e sentimenti diversi, si guardano in cagnesco, architettando ogni volta metodologie diverse per sopraffarsi a vicenda, ma già immaginiamo che, soprattutto a causa dei loro due cani Bobby e Fuffy, non sarà sempre così.Utilizzando in modo assolutamente originale le risorse che il teatro degli oggetti gli concede, Alessandro Nosotti conduce un gioco visivo tenero ed ironico di squisita fattura che ci invoglia a voler vedere assolutamente la fine della storia.

Annalisa Arione e Dario Eduardo de Falco che già avevamo conosciuto per l'ottima riuscita di “Pelle d'oca” in “Per te, una favola bianca” ambientano questo loro nuovo spettacolo in un mondo popolato da un ghiaccio infinito, ricreato con una serie di semplici scatole che i due attori smontano e rimontano, costruendo di volta in volta luoghi e personaggi diversi.Qui, raccontata da un vecchio saggio, assistiamo alla storia di una coppia mentre vive la sua tenera storia d'amore che, improvvisamente, si trova impegnata nell’attesa più dolce di tutte: quella di un figlio. Ma il gelido destino bussa alla porta e il marito per salvare la moglie e il figlio sarà costretto, facendosi aiutare da una piccola stellina, a mettersi in cammino verso terre lontane e la donna, suo malgrado, dovrà aspettarlo, da sola, al gelo, riscaldata solo dalla la promessa di ritornare, fattale dal marito. Costruito con garbo e leggerezza, con frequenti inserimenti poetici, lo spettacolo ancora in via di definizione, secondo noi, ha bisogno di essere ulteriormente registrato eliminando i troppi segni che lo contraddistinguono.

Il gruppo salentino “ Principio Attivo”, in forma ancora di studio, scritto come spesso accade da Valentina Diana, ha presentato al Festival una curiosa versione de “ Il Principe felice”.Giuseppe Semeraro e Cristina Mileti infatti sono due operatori del E. V. F. E. C. (E vissero felici e contenti) che giungono sul palco per cambiarne il finale della famosa fiaba di Oscar Wilde, giudicato troppo triste dai bambini che telefonano loro in continuazione con la richiesta di modificarlo. Messisi subito all'opera, utilizzando pochissimi elementi, i nostri eroi incominciano a narrare la celebre storia del rapporto della rondine che non ha paura dell'inverno imminente con la statua di un principe collocata nella piazza di un paese.

La messa in scena è ancora all'inizio e per ora non siamo ancora riusciti a comprenderne le direzioni che lo spettacolo vuole prendere, se non la volontà di rappresentarla in modo semplice e vivamente giocoso, ma ovviamente noi pretenderemmo molto di più da questa immaginifica compagnia.

Due le creazioni straniere viste da noi al Festival: se “Aufbruc / Partenza” dell'austriaco Toihaus Theater ci è sembrato di scarso interesse, “Ich will/Io voglio” di Brigitte Dethier e Hendrik Lebon dei tedeschi Junges Ensemble Stuttgard con Elisabeth Jakob e Prisca Maier ci è parso invece un ottimo esempio di teatro danza per bambini. In una scena, dominata da un divano e da una porta sul retro, che conduce fuori dallo spazio scenico, due ragazze, Elisabeth e Prisca, si contendono ognuno lo spazio dell'altra, soprattutto un gruppo di pietre che sembrano possedere qualità magiche. Ognuna desidera avere quello che ha l’altra, ognuna, come del resto fanno i bambini, desidera quello che l'amica possiede, ma alla fine la condivisione permetterà alle due amiche di inventare storie fantastiche e di condividere pietre ben più pesanti e piene di significati.La danza, accompagnata dalla musica rivisitata di Vivaldi, interagisce con le poche significanti parole e i gesti delle due brave interpreti, riconsegnando perfettamente ai piccoli spettatori tutte le dinamiche che intercorrono tra i bambini, immergendoli in un mondo dove poter ritrovarsi e dove la fantasia fa parlare anche le pietre ma soprattutto può aiutare a rendere più forte l'amicizia tra gli esseri umani.






IMMAGINI

UNO DUE TRE drammatico vegetale



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