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Eolo
recensioni
LA VENTUNESIMA EDIZIONE DI VISIONI A BOLOGNA
CON GLI INTERVENTI DI MARIO BIANCHI, ROSSELLA MARCHI E GIOVANNA PAlMIERI

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Non poteva iniziare che con uno spettacolo sulla magia, affidato alle nuove generazioni di artisti e artiste della Baracca : Andrea Buzzetti, Giada Ciccolini, Bruno Frabetti, Sara Lanzi, Lorenzo Monti, la nuova edizione di “Visioni di futuro, visioni di teatro”, lo storico festival del benemerito centro teatrale emiliano che si tiene da ventun’anni a Bologna. La magia di essere rientrati in possesso da pochissimi giorni del suo teatro, dopo due anni di ristrutturazione, la magia di nuove avventure da inventare. Un’edizione del festival organizzata con ammirevole dedizione , pur tra tante difficoltà , in pochi giorni, con gli operai ancora in azione nella struttura. E sì la ventunesima edizione di Visioni di futuro, visioni di teatro… festival internazionale di arti performative e cultura per la prima infanzia ha coinciso infatti con il rientro al Teatro Testoni Ragazzi delle multiformi attività de “La Baracca” organizzatrice di questo storico e importante festival che ha la caratteristica di interessarsi degli spettatori più piccoli, ma proprio piccoli piccoli. Infatti il Festival, oltre che al Teatro Testoni , una delle poche strutture teatrali in Italia che sono dedicate principalmente all’Infanzia, si è svolto anche nei nidi e nelle scuole dell’infanzia del Comune di Bologna e dei Comuni associati al Festival. Visioni è sostenuto da BABEL | The Art of Listening in Theatre for Young Audiences, progetto finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma Creative Europe per il periodo 2023-2025.“Babel è infatti il nuovo progetto europeo di cui La Baracca è partner. Un progetto che rivendica il diritto all’ascolto di tutte le età, dall’infanzia all’adolescenza,con l’idea che bambine e bambini abbiano diverse voci e diversi bisogni chef come persone adulte che si occupano di arte e cultura, dobbiamo ascoltare e accogliere”A questo si aggiunge un’altra novità: la direzione artistica del Festival è stata affidata a due esponenti delle nuove generazioni , Bruno Frabetti e Andrea Buzzetti .

Il Premio dedicato all'indimenticata Valeria Frabetti, giunto alla quarte edizione, riconoscimento dedicato a persone che hanno promosso lo sviluppo e la diffusione, a Bologna e nel Mondo, delle arti performative per i bambini molto, molto piccoli (0-3 anni), è stato assegnato a: Lali Morris, direttrice artistica del Baboró International Arts Festival for Children di Galway, in Irlanda e Omar Meza,danzatore e coreografo, il primo artista in Spagna a produrre spettacoli per la primissima infanzia. Come sempre la serata del premio  è stata una serata emozionante, anticipata da un performance di un gruppo di artiste e artisti de La Baracca che ha permesso di ricordare in modo gioioso e commovente  ancora una volta Valeria.




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Eccoci qui a regalarvi alcuni dei tanti spunti che ci ha donato il Festival nei nostri tre giorni di permanenza .

Diversi gli spettacoli che abbiamo visto al debutto e che sono ancora in via di assestamento come è il caso di “Soqquadro” del teatro del Piccione di Genova e “Alba/Aurora del Teatro delle Ali . Protagonisti di “Soqquadro “ di cui ci parlerà in profondità Rossella Marchi sono Alba e Aldo, una coppia molto simile ai Signori Martin e agli Smith della "Cantatrice Calva" di Ionesco, che vivono insieme da diversi anni, compiendo gli stessi gesti, ora meccanicamente, senza esprimere sentimento alcuno , hanno disimparato a conoscersi, hanno disimparato a gustare la vita , a percepire i colori accesi della loro esistenza, vivendo giorni sempre uguali a se stessi, finché la loro vita in un giorno di temporale verrà finalmente messa a soqquadro . “Alba/ Aurora" di Delle ALI che come nello stile della compagnia lombarda vive in stretto rapporto con i bambini molto piccoli che assistono da vicino con i loro genitori ai sogni incantati di Giada Balestrini . L’attrice,utilizzando le ombre e i marchingegni del fido Lello Cassinotti, li trasporta in un mondo notturno che piano piano si illumina di visioni. Ad una prima parte ancora da registrare, fa seguito una seconda parte veramente immaginifica dove i bambini e le bambine assistono allo spuntare dell’alba in uno scenario naturale veramente accattivante . 
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Già nel complesso matura ci è sembrata l’ultima creazione di Teatro Distinto “ Il labirinto “. Qua Daniel Gol, come era già accaduto per “ KiscKusc “ e “Solitarium” ribadisce ai bambini di come sia imprescindibile il fatto che gli esseri umani non debbano vivere separati o peggio in lotta tra loro, seguendo percorsi diversi, a volte anche di pericolosa sostanza. Davanti ai nostri occhi ci sono due personaggi ma di loro possiamo vedere solo i piedi, coperti come sono da una grande barriera visiva che ne fa così intuire soli i passi. Il nostro sguardo, insieme a quello dei bambini, li segue mentre si incamminano sulle note di Vivaldi in un vero e proprio labirinto, durante il quale non riescono mai a incontrarsi Filippo Randi e Liam Rooney, artisti ambedue provenienti dalla svizzera scuola di Dimitri, percorrono piano piano due piccoli sentieri di ghiaia senza mai accorgersi uno dell’altro . Non sono dei rapanelli come accadeva in “Solitarium “ a delimitare il loro cammino di avvicinamento ma dei mandarini e dei peperoni, segni diversi che li identificano . Ad un certo punto le difficoltà di procedere di uno di loro faranno in modo che l’altro , andandogli in soccorso, si accorga finalmente che in quel piccolo mondo su quel labirinto non è solo. È in questo modo che incomincerà a conoscerne i passi e l’identità all’inizio a lui così sconosciuta ed estranea . Uno spettacolo, come è nello stile della compagnia piemontese , di natura surreale, senza parole, così poco usuale e ,quindi preziosa, nell’estetica delle creazioni del nostro paese , la cui simbologia pone sempre domande con risposte possibili spesso diverse (qua forse ancora meglio da precisare)  Il labirinto, percorso dai due personaggi , poi, viene anche cosparso di case diroccate in cui a un certo punto viene immesso un seme di fava, speranza di un mondo dove tutti noi potremmo avere la possibilità di percorrere insieme uno stesso cammino di condivisione di intenti
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Protagonista dello spettacolo dei belgi Collectif H2Oz di Sandrine Clark è invece un piccolo cubo che prima vediamo muoversi attraverso delle immagini in movimento in un vasto mare ma che poco dopo prende forma e sostanza reale attraverso tre performer. Corentin Delpierre, Zosia Ladomirska e Florence Laloy che vi sono nascosti dentro lo esplorano attraverso il movimento e la danza riconsegnandoci tutte le sue possibili forme e possibilità, scomponendolo in un continuo gioco. Soprattutto nella prima parte lo spettacolo si fa amare attraverso giochi di divertente sostanza.Nella seconda parte il gioco scenico diventa meno interessante e ripetitivo.
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Lo spettacolo straniero che più ci ha intrigato insieme ai piccoli spettatori e spettatrici è stato Knuet dei lussemburghesi “Kopla Bunz Asbl “di Jean Berme per l’occasione accompagnato da Nicholas Ankoudinoff, Ela Baumann e Benoit Martiny che si muovono in un mondo incantato creato da Dagmar Weitze. Un mondo incantato di sapore marino fatto di corde e di nodi, di funi da collegare, altalene, conchiglie formate da corde colorate intrecciate tra loro, scale verso il cielo, fili da comporre e tirare insieme. Uno spettacolo,una performance immersiva dove i bambini vi si gettano a capofitto, un concerto dove trova posto anche una misteriosa ghironda che dialoga con il flauto e la batteria e dove una voce baritonale ci ammalia con un’antica nenia . Ogni volta diversa perché gli strumenti ogni volta cambiano, quello che non cambia è la magia di un mondo dove anche le emozioni di chi partecipa sono legati dai nodi dell’emozione.

MARIO BIANCHI

Qua invece Rossella Marchi ci parla in profondità di SOQQUADRO – Teatri di Pistoia, Teatro del Piccione

C'è un bambino o una bambina dentro ognuno di noi. Una parte che conserva la curiosità, l'innocenza e l'entusiasmo della nostra infanzia. Questa parte può emergere quando ci permettiamo di esplorare il mondo con meraviglia, portando freschezza e creatività alla nostra vita adulta. "Soqquadro", il nuovo convincente e curato buon lavoro dedicato ai bimbi dai 3 anni ma che in realtà parla a tutti, è una produzione Teatri di Pistoia e Teatro del Piccione e ci racconta come riconnettersi con la propria parte infantile e darle voce restituisca un senso di meraviglia alla vita quotidiana e faccia bene alle persone e alle relazioni. In scena gli efficaci Danila Barone e Dario Garofalo, che firmano anche la drammaturgia, sono una coppia.( Di nascosto intanto Paolo Piano coordina tutti i trucchi della messa in scena.) Una normale coppia alle prese con la girandola dei giorni, che quando gira forte non ti fa più percepire la differenza tra un giorno e l'altro e rende il colore tutto omogeneo, quasi un grigiastro vorticoso che risucchia tutti i colori. La sveglia che suona, la colazione al volo, lo spazzolino elettrico che si muove e rimuove ogni traccia di imprevisto, il vestito, la spazzatura e, presa la porta, ci si porta al lavoro. E i baci "domani". Non c'è tempo per il saluto, per una tenerezza. Si fugge da sé stessi per andare altrove da sé e si torna la sera a casa stravolti da quella stanchezza vuota che viviamo tutti quando siamo stati per troppo tempo lontani da noi. Ma poi accade il giorno del Temporale. Il TempoR(e)ale che trasforma i lampi in occasioni e le buche in pozzanghere, dove Aldo, il nostro protagonista, immergendo i piedi inizialmente per sbaglio, proverà una strana, piacevole sensazione: quella del Tempo che improvvisamente si ferma, che porta con sé l'ingresso in un mondo più nutriente del reale. E nuota nella pozzanghera ormai diventata mare il nostro Aldo, liberando anche noi che lo stiamo guardando piroettare tra i pesci rossi e le barchette di carta. E dalla platea i bambini lo chiamano per nome, riconoscono quel piacere irresistibile di entrare con i piedi nelle pozzanghere, alterarne il moto e ascoltare il suono dell'acqua che schizza e bagna e rende tutto più morbido, come un liquido amniotico che ti avvolge, ti porta e protegge nel viaggio. Alba tornerà a casa (bellissime e significanti le scenografie di Valentina Albino e Simona Panella) e trovando la valigetta aperta ascolterà finalmente anche lei il richiamo di quel mondo senza spazzolino e spazzatura ed entrerà nella valigetta, tra lo stupore degli occhi di chi si fa stupire perché nella valigetta ci è entrato molte volte e lo sa che si può fare. Alba volteggerà tra i pesci e le barchette mentre Aldo, ormai deciso a riprendersi tutti i colori, passa da un mondo all'altro prima vestito di mare e poi con la sua motocicletta e il suo casco a strisce. Si ritroveranno insieme poi con i sorrisi tutti sudati, pieni di cose da raccontarsi, con i vestiti spazzolati dal grigiore e sgargianti di colori, stanchi ma di una pienezza che li ha nutriti e riempiti fino all’orlo. E finalmente balleranno Aldo e Alba, sotto gli sguardi di quei bambini che ascoltando la loro storia hanno compreso di essere detentori di un bellissimo potere: sono proprio loro i depositari dei colori, sono loro, ricordo vivente per gli adulti, che possono prendere per mano Aldo e Alba, un papà o una mamma, e andare insieme a mettere a soqquadro i giorni monotoni. In fondo ci vuole soltanto una pozzanghera. E un bacio.

ROSSELLA MARCHI



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Giovanna Palmieri ci racconta invecece le varie e interessanti  attività collaterali, laboratori e incontri a cui ha partecipato.

Accanto agli spettacoli in programma durante il Festival, si è svolta anche in questa edizione quella parte di attività fatta di laboratori , incontri , presentazione di libri e progetti che, come ogni anno  dalla nascita del Festival  , consente agli ospiti presenti di partecipare a momenti di dialogo confronto e ascolto molto stimolanti che ad ogni edizione arricchiscono piacevolmente il bagaglio di conoscenza ed esperienza di chi vi partecipa .
Personalmente non c’è stata una edizione dove io formatrice e programmatrice di Teatro per ragazzi non mi sia portata via una intuizione, una piccola o grande VISIONE appunto ,che mi ha permesso di riflettere non solo sul teatro dedicato alla primissima infanzia ,non solo sul teatro tout court, ma in generale su ogni forma d’arte e di sperimentarne successivamente idee e stimoli nella mia pratica teatrale quotidiana .
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Vado a descrive per sommi capi le attività alle quali ho partecipato durante la mia presenza al Festival dal 14 al 16 marzo ’24 che quest’anno avevano come filo conduttore l’ascolto :l’ascolto nella creazione ,l’ascolto del corpo, l’ascolto del proprio pubblico cercando di trasmettere il più possibile ciò che mi sono portata a casa .
Appena arrivata al Festival ho partecipato al Laboratorio di Omar Meza coreografo e danzatore della compagnia Date Danza di Granada dal titolo Il Corpo in sala: insieme ad un gruppo eterogeneo di partecipanti composto da educatori , ex educatori , danzatori, programmatori ,Omar ci ha condotto in un sentiero di ascolto del proprio corpo dove era necessario sondare a fondo il sentire personale negli aspetti più scuri e in quelli luminosi e comunicarlo attraverso il corpo in movimento e nello spazio .
Difficile descrivere la qualità dell’ascolto personale e degli altri che ha attraversato le due ore e mezza di esperienza ma credo che ognuno ha portato nel bagaglio qualcosa di profondo di sé stesso ed nella relazione con gli altri : bello il dialogo finale che si è protratto anche nei giorni successivi tra i partecipanti .
Nella serata di giovedì 14 marzo si è svolta la presentazione del progetto internazionale "AMAEY-Artists meet Early years"rivolto a giovani artisti under 35 di diverse nazionalità (Australia,Italia,Messico,Brasile) chiamate (tutte donne) a confrontarsi con i bambini dei nidi di Bologna brevi studi per possibili futuri spettacoli. Mi ha colpito molto oltre la ovvia diversità culturale delle proposte , il diverso uso dell’oggetto in scena ( in particolare l’uso delle campane delle pecore dell’artista italiana )e il diverso approccio al corpo come strumento di dialogo: comune denominatore era la difficoltà di non capire le parole dei bambini italiani che a detta delle artiste straniere ha creato un po’ di difficoltà, mentre corpo e suono in quanto linguaggi universali hanno raggiunto il pubblico dei bambini di giorno e gli adulti la sera.

Interessante e pieno di stimoli è stato l’incontro sul libro  “Follow up" di Gerd Taube Insegnante di storia e teoria del Teatro ragazzi e direttore del Festival Berlinese Augenblick Mal! e del KITZ di Francoforte, già collaboratore dei progetti europei small-size e mapping. Un pretesto per dialogare sul significato di drammaturgia nel teatro per ragazzi e dell’importanza della figura , in Germania istituzionalmente riconosciuta, ,dello Scienziato del Teatro ovvero colui che ricerca ,fa riflettere , fa pensare discutere e scrivere del Teatro e insegna una vera e propria materia riconosciuta all’ Università tedesca : il Teatro per ragazzi appunto.
Interessante oggetto di riflessione è stato il concetto di drammaturgia del Teatro per i piccoli illustrato da Gerd : premettendo di non aver inventato nulla a riguardo, ha gettato dei semi stimolanti ad artisti e a tutti i presenti in sala.
La drammaturgia come concetto ampliato negli ultimi anni, ovvero tutto ciò che tiene in piedi uno spettacolo , ovvero le condizioni che creano la cornice di uno spettacolo per bambini e ragazzi : il ritmo . lo spazio, limiti, confini e le regole ed infine il gioco tra le parti ,artisti e pubblico. Infine ha toccato la drammaturgia del pubblico dove l’artista ha il dovere di rendere lo spettatore oggetto e soggetto della performance e che si basa sull’ascolto attento e profondo ancora una volta del proprio pubblico. E per chiudere : la drammaturgia del prima e del dopo lo spettacolo, cioè tutto ciò che precede la visione dello spettacolo e tutto ciò che accade dopo nella vita quotidiana dello spettatore ,materia di ricerca di una vita della nostra ricercatrice e grande ascoltatrice Mafra Gagliardi .

"Babel talk " è stata invece  la presentazione del progetto sull’arte dell’ascolto , nato da un gruppo di Assitej international formato da Luis Valente ,Yannick Boudeau e Roberto Frabetti frutto di riflessioni sulle necessità del Teatro Ragazzi nel mondo : un progetto che coinvolge 6 aree geografiche, 3 network internazionali Assitej (Small Size-YDN,IIAN) .e 22 partner .Un progetto molto ampio finanziato da Europa Creativa che ha lo scopo di lavorare per allargare gli spazi di inclusività di tutte le differenze e specificità attraverso anche 6 workshop regionali che si svolgono durante Festival internazionali di Teatro Ragazzi, ai quali partecipano giovani artisti di tutto il mondo segnalati da 8 partecipanti al progetto e 4 dai network internazionali. I partecipanti seguiranno tutti gli workshop nei Festival ospitanti, scambiando idee e dialoghi con le compagnie ed ospiti dei Festival .A Bologna ed anche in altri paesi nel mondo gli workshops condotti, in un continuo work in progress, da Brighitte Dethier regista e Ives Thuwis danzatore e coreografo concentrano l’attenzione sull’ascolto tra artisti in scena e sull’ascolto tra artisti e pubblico di bambini di altre culture . Un’esperienza tra diverse generazioni unica ,che terminerà con una pubblicazione : un catalogo di idee che raccoglierà tutte le esperienze vissute .Ancora l’ascolto………

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Ultima ma non meno importante esperienza infilata nel mio bagaglio è stata la conferenza nata da una collaborazione tra GNNI(Gruppo nazionale Nidi ed Infanzia )Comune di Bologna e La Baracca-Testoni Ragazzi . Titolo : In ascolto……Il corpo…..
Ancora il corpo al centro di 3 percorsi di osservazione e dialogo che si sono svolti in nidi di tre luoghi in Italia : Roma, Felino e San Michele in Tiorre in provincia di Parma e Bologna .
Tre diversi approcci per chiedersi come ascoltare le parole sì, ma soprattutto i corpi dei bambini e come i bambini percepiscono i corpi degli adulti che li accompagnano nella vita del nido, perché l’ascolto è sempre reciproco altrimenti non funziona …..
Nel teatro come detto sopra l’ascolto del pubblico è imprescindibile ma in abito educativo in generale è necessario : ascolto dei bambini ma anche degli adolescenti .
Tre esperienze dove si è partiti dagli elementi importanti nella relazione corporea : il tempo .e lo spazio di percezione .
Tre percorsi come ha sottolineato Marina Manferrari attenta pedagogista , formatrice e collaboratrice da anni della Baracca – Testoni Ragazzi il cui denominatore comune non seguiva una pista precisa e l’attenzione sull’ascolto si è basata sullo stato del non fare , per porre l’attenzione al corpo del bambino nel suo muoversi quotidiano o nello stare fermo, nello spazio, nelle piccole cose di ogni giorno per percepirne il suo sentire profondo . Incontrare quindi i gesti dei bambini da parte dell’educatore è stato un percorso di formazione vera. L’importanza di tutto ciò con l’intreccio della dimensione artistica che possiamo trovare nei gesti dei bambini, “piccole danze” quotidiane, osservandoli non come gesti automatici ma come “corpi narranti”, come “corpi dei sentimenti” in relazione con l’adulto come contatti di corpi prima di tutto .
Tre sono state le declinazioni di tutto questo e le piste di esplorazione :
1.Il focus dell’esperienza nei nidi di Roma è stata il corpo abbraccio : attraverso dei diari quotidiani le educatrici hanno esplorato insieme ai bambini cosa accade in un abbraccio tra adulto e bambino , nell’abbraccio tra bambini e cosa evoca un abbraccio, che sensazioni che sentimenti e che tipo di abbraccio sentiamo ed osserviamo : un abbraccio sospeso ,un abbraccio sincero e gli abbracci tra adulti ?
Osservando le immagini dell ‘esperienza quotidiana sono state poste due domande : la prima :Il corpo è … la seconda :il mio corpo è…..utilizzando poche parole significative per rispondere Il corpo è :sicurezza, parola, contatto  Il mio corpo è : - emozioni-energia-libertà -Tempo da donare e donarsi
2.In provincia di Parma il focus era : il corpo postura dove l’osservazione è stata condotta con l’uso della go-pro in primis sul corpo fermo . un altro aspetto interessante era la go-pro fissata sul capo del bambino che permetteva di vedere il suo punto di vista dell’adulto che gli apre la porta ,in piedi , seduto al suo livello . L’osservazione delle immagini ha consentito di riflettere donare pensieri agli altri su altri aspetti  : lo spazio come connettore,la distanza come relazione asimmetrica,il gesto come riconoscimento, l’altro da me , l’importanza dello sguardo , l’inatteso del corpo.
Insomma mettersi in gioco continuamente proprio come accade nel buon Teatro
3. Nei nidi di Bologna si è esplorato Il corpo gioco che ha seguito diverse tappe a partire da un laboratorio teatrale con La Baracca -Testoni Ragazzi passando attraverso l’osservazione per poi confrontarsi su alcuni nuclei di riflessione : la ripetitività dei gesti (l’automatismo)Voce come corpo ovvero come usare le parole senza giudicare, il corpo come desiderio , da de-siderare come mancanza di stelle a con-siderare con le stelle ovvero il corpo deve considerare i bambini .
Tante osservazioni tanti pensieri ed idee che consegnate al pubblico presente hanno aperto finestre comuni , attraverso le quali guardare in modo altro il proprio fare, programmare e creare teatro per bambini ed adulti in realtà più agiate ma soprattutto in quelle più difficili dando corpo appunto ad altri percorsi e nuove esplorazioni educative e artistiche. Grazie Visioni e a tutti coloro che ne hanno permesso e contribuito a questo ricco e stimolante programma. Alla prossima , in …….ascolto naturalmente !

GIOVANNA PALMIERI















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