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Eolo
recensioni
IL REPORT DI EOLO SU ''TEATRO TRA LE GENERAZIONI 2024''
A CASTELFIORENTINO SI è TENUTA LA TREDICESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL

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Eccoci come sempre, a Castelfiorentino, all’inizio di ogni primavera, da tredici anni a questa parte, a documentare “Teatro fra le generazioni” il Festival teatrale dedicato all’Infanzia, che quest'anno si è svolto dal 19 al 22 marzo, organizzato da Giallo Mare Minimal Teatro, la compagnia teatrale empolese che nel tempo si è trasformata in una vera e propria residenza interprovinciale, creando un proficuo e importante laboratorio progettuale di qualità.
Il programma del Festival, come al solito, ha offerto nei quattro giorni di programmazione non solo venti appuntamenti teatrali, tra cui due anteprime nazionali, sette prime nazionali, quattordici compagnie teatrali, fra cui una francese, ma anche incontri di approfondimento che si sono tenuti oltre che nelle due sale del Teatro del Popolo, anche al Teatro C'Art e all'Ex Oratorio San Carlo.
All’interno del festival si sono tenuti ogni giorno incontri di approfondimento su alcuni degli spettacoli presentati, a cura di Giorgio Testa e Giuseppe Antelmo della Casa dello Spettatore di Roma. Abbiamo anche potuto vedere alcuni degli stralci del Documentario di Assitej, realizzato da Alessandro Scillitani con interviste e altri diversi materiali sulla storia del Teatro Ragazzi in Italia, un progetto che pone attenzione alle origini di questo importante Comparto culturale che tanto amiamo e sosteniamo. Verrà creato dunque un documento importante che farà memoria di ciò che è stato, momento necessario per capire le sue evoluzioni, il suo passato, il presente, creando un ponte per il futuro. Assitej era anche al festival con una sua posizione per la registrazione di nuove interviste necessarie alla realizzazione del documentario.
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Moltissimi come sempre gli stimoli teatrali presenti al Festival.
Dopo avere affrontato temi come la lotta alla mafia, le migrazioni, il razzismo, Giorgio Scaramuzzino in “ Mia” porta avanti ancora il suo personale percorso di teatro civile: il nuovo capitolo del “progetto Urgenze” affrontando il femminicidio e più in generale la violenza sulle donne. Sul palco con Scaramuzzino a Castelfiorentino, come accadrà per ogni replica dello spettacolo, è stata presente e partecipe, come testimone, una ragazza ogni volta diversa, protagonista con lui della performance, significativamente, interpretando testi, testimonianzee stralci di lettere .

La pugliese Bottega degli Apocrifi ha riproposto il riallestimento di “Schiaccianoci swing” con la regia, luci e scene Cosimo Severo, con il curioso e originale arrangiamento musicale di Fabio Trimigno della celebre fiaba resa immortale da Tchaikovsky. Lo spettacolo la trasforma in una specie di sogno ad occhi aperti dove protagonisti sono dei musicisti/ giocattolo di grande e suggestiva valenza scenica.

Ancora da registrare nel renderli più dinamici e comprensibili sia il progetto vincitore del bando Bugs, habitat multidisciplinari per il teatro ragazzi 2023 “Gianna che vive in una bolla” di Alice Bachi e Silvia Grande con Silvia Grande e “Talento”, la performance di danza prodotta da Aldes con Aline Nari, affiancata per l'occasione dal tenore Marco Mustaro.
Durante il Festival abbiamo rivisto con piacere “Habitat Kids !” il progetto immersivo di danza a forma di Happening in cui genitori e ragazzi possono lasciarsi andare, danzando con gli artisti presenti, Sara Campinoti, Martina Francone e Agnese Lanza sulle musiche di Simone Tecla a stretto contatto con le sculture di Eva Sgrò.

Lastricato di buonissime intenzioni, ma ancora fortemente da riposizionare su diversi aspetti per poterlo far risultare una creazione di forte impatto teatrale, nonostante la presenza sul palco di 4 attori che si muovono in una scenografia multicolore e di grande effetto è a nostro avviso “La Fabbrica delle Parole” del Teatro Popolare D'Arte con la regia di Gianfranco Pedullà e Irene Paoletti che ne cura anche la drammaturgia, realizzato in collaborazione con AnimaScenica Teatro . Liberamente ispirato a “La grande fabbrica delle parole” di Agnès de Lestrade e Valeria Docampo.


Presente anche una compagna proveniente dall'estero, la francese “ Melampo” con “Les Petits” Vertus ", creazione dedicata ai piccolissimi, in cui, con grandissimo piacere, con Eleonora Ribis, abbiamo rivisto in scena uno dei maestri del teatro ragazzi italiano, Laurent Dupont. Prendendo spunto dall'omonimo libro di Natalia Ginzburg, costellato, forse ancora di troppi segni, lo spettacolo a stretto rapporto con i bambini, racconta in modo giocosamente delicato la storia del legame esistente tra i componenti delle varie generazioni tra ogni genitore con il proprio figlio e lo fa attraverso il gioco delle mani e dei corpi dei due interpreti che si cercano e si lasciano, espresso in una scenografia di semplice e luminosa consistenza.
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CIRCOLO POPOLARE ARTICO




Sacchi di Sabbia
PLUTO

Prosegue da parte della compagnia Toscana “Sacchi di sabbia “ con il suo particolarissimo stile dissacratorio, ma nel medesimo tempo di ilare profonda sostanza, l’attraversamento del teatro greco ed in particolare di Aristofane. Dopo “gli Acarnesi” eccoci infatti a “Pluto “, l’ultima opera di Aristofane, commedia, solo apparentemente giocosa, in realtà nerissima, pervasa da un umorismo acre e profondamente contemporaneo che prende il nome dal Dio della ricchezza .
Protagonista è Cremilo, un ateniese di buonissimi principi che ha un intimo rovello : come mai chi è ingiusto arricchisce e chi è giusto versa nella povertà? Scopriremo che così avviene perché Zeus, invidioso degli uomini, ha accecato il nostro Pluto, che quindi non sa più distinguere gli onesti dai disonesti finendo per premiare i secondi a danno dei primi. Cremilo da uomo giusto come è allora si mette di buzzo buono per restituire la vista a Pluto, scontrandosi anche ovviamente con il Bisogno /Povertà che si mostra in carne ed ossa in scena e che dice le sue ragioni. Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, mescolando dialetti e modi del raccontare, muovendo i loro corpi in scena con estrema semplicità, ripropongono i quesiti sempre attuali dell' opera di Aristofane con l'acre ironia che distingue la loro compagnia, riproponendola nella sua interezza, con tutti i suoi personaggi, ridonando i suoi eterni insegnamenti, senza fatica alcuna, sempre più necessari ( ancora) nel mondo in cui siamo immersi.


Giallo Mare Minimal Teatro
APE PINA

Dopo averci raccontato non solo con le sue sole parole ma anche con l'utilizzo di immagini, il viaggio di un piccolo pesce, chiamato Gaetano, Vania Pucci narra agli spettatori e alle spettatrici più piccoli le peripezie di una piccola ape chiamata Pina che si è persa entrando nel teatro, vagando di qua e di là. E' per questo che Vania si prende il difficile compito di accompagnarla dove il suo vagabondare dovrebbe finire : al suo alveare. Nel tragitto che Vania e Pina faranno insieme incontreranno luoghi diversi, strade affollate e paesaggi naturali bellissimi ma anche pericoli inaspettati da cui guardarsi. È un viaggio importante sia per Vania sia per Pina. La prima capirá quanto sia importante preservare in maniera consapevole il mondo che la circonda, la seconda diventerà grande imparando la sua particolare natura,così benefica per noi umani.
Una storia semplice semplice ma a suo modo complessa che Vania Pucci racconta con poche misurate parole e tanta empatia per il suo piccolo pubblico, accompagnata dal vivo da Adriana Zamboni alla lavagna luminosa, Ines Cattabriga alla computer graphic e con il disegno luci e suoni da Saverio Bartoli che caratterizzano il percorso delle due protagoniste rendendocelo vivo e presente .

Daria Paoletta
MALEDETTA PRIMAVERA

Daria Paoletta, dopo il bellissimo risultato di “Amore e Psiche “, torna ad attraversare con il suo particolarissimo modo di raccontare anche il mito di “Proserpina”, innestandolo significativamente anche con il suo vissuto.
Il ratto di Proserpina narra il rapimento della figlia Cerere, protettrice della Terra, da parte del Dio degli inferi, Dite : da quel momento, nulla tornerà più ad essere come prima. L’ira di Cerere, ferita nell'intimo come madre, sarà infatti implacabile e la sua furia si abbatterà su ogni prodotto della natura, rendendolo sterile e senza vita. Soltanto l’intercessione di Giove potrà placarla, consentendo a Cerere di tornare da lei sei mesi l’anno, periodo in cui il mondo intorno a noi potrà ancora ridestarsi. E' per questo che noi così lo percepiamo il mondo in Primavera ed Estate, mentre in Autunno e Inverno, ritornando  la fanciulla  da Dite, il mondo ripiomba in un'atmosfera cupa e senza i frutti della Terra. Muovendo la sua ispirazione dai versi di Ovidio, Daria Paoletta, in compagnia di Rita Pelusio ed Enrico Messina che disegna le luci e la Regia, compone una vivida narrazione ( divertentissima la resa scoppiettante di Daria della composita famiglia di Zeus)  che mescola in modo ironico i fatti raccontati dal mito con i suoi sentimenti di figlia e di donna, rendendo contemporanea e universale una storia senza tempo.

Gli Omini
CIRCOLO POPOLARE ARTICO

E' sempre bello e corroborante per il Teatro ragazzi quando una compagnia teatrale, che non lo ha mai attraversato, si misura con il pubblico più giovane, lasciando intatto il suo stile per innestrarlo in una narrazione viva e palpitante che possa interessare in modo empatico spettatori così particolari ed esigenti come quelli dell'infanzia.
Questo è successo a Castelfiorentino con “Circolo Popolare Artico” coprodotto insieme alla Fondazione Sipario Toscana, dalla Compagnia degli Omini, gruppo che seguiamo con interesse da un decennio per il suo stile intriso di surreale ironia, venata spesso di intima asprezza paradossale. Lo spettacolo mette in scena tre episodi dalla saga artica dell’antropologo e scrittore danese Jørn Riel che ha al suo centro l'amicizia tra Herbert e Anton, due cacciatori che abitano vicino al Polo Nord, tra i ghiacci infiniti dell'Antartide, nel nordest della Groenlandia, un’isola che è otto volte più grande dell’Italia. Vivono su un’isola che si sta sciogliendo in un' atmosfera dove regna la Solitudine e dove la Natura mostra tutta la sua forza spesso devastatrice. I due fanno parte di una minuta popolazione di 15 cacciatori, sparsi in baracche, lontanissimi tra loro, che affrontano ogni giorno notti sterminate, animali feroci e una vita di rinunce, proponendo nel contempo un encomiabile senso di comunità, nonostante i continui pericoli e la lontananza. In questo luogo sperduto “Comprendi per la prima volta la grandiosità della natura. E anche la tua. E dico grandiosità, ma potrei dire divinità. Perché quello che senti, è qualcosa di sacro” . Insieme ai nostri due eroi saranno della partita anche due inuit ( gli abitanti indigeni del luogo) un orso e un tricheco, tutte e due in carne ed ossa e con loro un simpatico gallo canterino.
Mescolando la loro proverbiale ironia colma di paradossi benefici con una narrazione mai didascalica che ci avventura alla conoscenza di quelle terre desolate, Francesco Rotelli e Luca Zacchini, attraverso gli animali polari, creati per l'occasione da Eleonora Spezi, sulla scoppiettante scrittura di Giulia Zacchini, parlano ai ragazzi di amicizia che va al di là dei confini dell'usuale , di emarginazione e resistenza, dove la capacità di adattamento in un mondo così imprevedibile ti spinge a guardare al di là dell'orizzonte.
E sarà ovviamente alla fine un Tricheco a regalarci la morale del tutto e dello spettacolo : I cacciatori della Groenlandia Nordorientale non sono minimamente diversi dalla gente di altri posti del mondo. Hanno solo altre opportunità. Per chi vive tutta la vita dietro le sbarre protettive della società, il solo pensiero di vivere in Antartide fa accapponare la pelle. La desolazione delle distese di ghiaccio, la spaventosa solitudine in un mondo sterile e sconfinato. Ma per chi il deserto ce l’ha nel sangue è un’altra cosa. La desolazione non è mai desolata. Ogni montagna ogni fiordo ogni iceberg riserva sorprese. Raramente la solitudine è più grande di quanto si possa sopportare e più spesso l’isolamento dà una straordinaria sensazione di libertà. La terra polare è piena di vita e di mutamenti. Non c’è altro ostacolo che gli elementi, altra guardia che la natura, altra legge chequella pattuita tra uomo e uomo. La gente lassù non è diversa, forse solo un po’ più felice, per via delle circostanze.
MARIO BIANCHI

Giallo mare minimal teatro
TRAME SU MISURA

A Castelfiorentino Renzo Boldrini dopo “Trame su misura – Vol. 2” presentato l'anno scorso con grande successo, al Festival,  ha voluto donare anche la prima parte di queste curiose e singolari narrazioni, che aveva debuttato a Roma per “Contemporaneo Futuro” . I due spettacoli insieme rappresesentano un dittico veramente unico nel Teatro ragazzi Italiano che ben rappresentano la vena ironica e visionaria dell'artista toscano. Qui riproponiamo la recensione di Rossella Marchi durante il debutto romano.

Nella splendida cornice del Teatro Torlonia va in scena “Trame su misura – Vol. 1” divertentissima narrazione con composizione grafica dal vivo e animazione di oggetti e figure, ad opera della compagnia Giallo Mare Minimal. Renzo Boldrini in scena con un testo magistralmente scritto in rima, dove la rima è a servizio della narrazione e non viceversa, ci racconta due storie riscritte e adattate in chiave contemporanea: “Lupo Romeo e Capretta Giulietta”, rivisitazione de “Il lupo e i sette capretti”, e “Casa di paglia, di legno e di mattoni”, rivisitazione de “I tre porcellini”. Il nostro narratore racconta da un pulpito le due storie con l’ausilio delle immagini che gli scorrono sotto le spalle che non risultano mai una componente didascalica della narrazione bensì seguono il racconto e diventano strumento dell’attore che, sapientemente, le mescola con le parole. Scorrono via leggere le due storie raccontate che, come accade agli spettacoli ben fatti, catturano occhi e orecchie di bambini e di adulti. La capretta Giulietta infatti, entra nel cuore di tutti quando, dopo la lettura di Romeo e Giulietta, cerca disperatamente il proprio Romeo e lo identifica proprio con il Lupo che, una volta entrato nella sua casa, sta minacciando le sue sei sorelle caprette. Ma l’amore così puro della capretta Giulietta avrà la meglio sul cuore del Lupo Romeo che risparmierà le caprette e vivrà felice e contento con la sua dolce, ovina Giulietta. Con un risvolto rosso la storia riscritta dei Tre porcellini: i porcelli felici di mangiare, fanno manifestazioni a salvaguardia del diritto di essere liberi di mangiare come maiali. E sarà proprio sulla capacità di mangiare che il porcellino più furbo tra i tre fratelli riuscirà ad avere la meglio sul lupo. Il lupo infatti, come se conoscesse già il copione, affronta immediatamente la casa di mattoni e, passando astutamente dal camino, si mangia il primo porcello. Passerà poi alla casa di legno che con facilità butterà giù mangiandosi anche il secondo porcello. Ma sarà dal terzo porcello che il lupo incontrerà il suo destino: il maiale infatti lo sfiderà ad una gara sostenendo che il maiale sia in grado di mangiare più del lupo. Il lupo per dimostrare il contrario mangerà talmente tanto da gonfiarsi la pancia come un pallone fino allo scoppio finale. Bellissime e originali le animazioni agite con l’ausilio della lavagna luminosa da Daria Palotti. Impreziosiscono ulteriormente l’ottimo lavoro drammaturgico e la magistrale leggerezza di quello attoriale.

ROSSELLA MARCHI






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L'Abile Teatro/ATGTeatro Pirata
LEGAMI

Legàmi  o lègami? In entrambe le forme si celano le meraviglie e le sfide delle relazioni tra gli esseri umani che testimoniano la complessità dell'esperienza di vita. In scena due fattorini, Simon Luca Barboni e Mirco Bruzzesi, hanno una missione, o meglio un lavoro che sentono come una missione: recapitare i pacchi perché loro "...non abbandonano mai il tuo pacco. Non importa quanto devono aspettare". E infatti sul palco troviamo una cassa legata con corde di canapa: è il prezioso pacco che i due devono recapitare ad Antoine. Sul palco i due fattorini si muovono in un'atmosfera rarefatta di nebbia che ci porta in un luogo che esiste dappertutto oppure da nessuna parte. Finalmente i nostri protagonisti arrivano all'indirizzo indicato nel giorno e ora prestabiliti. Ma Antonine non si vede. Inizia quindi l'attesa dei due fattorini che devono a tutti i costi portare a termine la propria missione: consegnare il pacco al legittimo destinatario. Questa attesa attraverserà varie fasi che rispecchiano lo stato d'animo dei due di fronte al tempo che passa nell'attesa di portare a termine la missione che loro sentono fortemente identitaria. L'attesa fa emergere nitidamente le caratteristiche diverse dei due personaggi: uno entusiasta che propone giochi con le corde per ingannare il tempo, l'altro più introverso che però alla fine si lascia coinvolgere. E sul palco le corde diventano strumenti di gioco, integrandosi con i corpi, scivolando su di essi, costringendoli ma anche liberandoli. Il linguaggio della giocoleria, perfettamente integrata nella storia, aiuta a sdrammatizzare l'attesa ma anche a drammatizzarla. Diventa infatti profondamente drammaturgica data la natura stessa dello strumento che usano e che è davvero il protagonista dello spettacolo: le corde. Corde che servono per legare e assicurare, ma servono anche a far esplorare in sicurezza, servono a sostenere quando si cade e servono a trattenere quando si è fragili come nel momento in cui uno dei due vuole abbandonare il pacco al suo destino perché troppo ha atteso. Sarà infatti l'altro a trattenerlo legandolo ad una corda e non sarà un'azione di forza ma una mano tesa che lo sostiene e lo aiuta a superare un momento di fragilità riuscendo alla fine a riportarlo sull'obiettivo comune che soltanto insieme possono raggiungere. E dopo varie illusioni sull'arrivo di Antoine ecco che una luce si aprirà dall'alto a segnare finalmente l'arrivo del proprietario del pacco. I due fattorini, legati tra loro da quest'esperienza, portano ad esplorare il contrasto tra la stabilità e la flessibilità nei legami umani, suggerendo che, nonostante le variazioni nelle forme e nelle intensità delle connessioni, l'essenza dei legami rimane intrinsecamente legata alla natura umana e alla necessità di relazioni significative. Il sapore di "Aspettando Godot" è evidente ma arriva fresco e rinnovato in questa nuova produzione del Teatro Giovani Teatro Pirata con L'Abile Teatro, realtà di nuovo circo e teatro di strada. Il regista Simone Guerro ben è riuscito ad amalgamare i linguaggi non facendo mai sentire strappi ma utilizzando al meglio le possibilità che i due performer in scena offrivano. Nasce così "Legami", senza accento perché in fondo, crediamo li contenga tutti e due.

Catalyst /Kaos Balletto di Firenze
PELLE D'ASINO

Appena si entra in teatro colpisce questa enorme, bellissima figura alta tre metri. L'attrice Giorgia Calandrini infatti da lassù dominerà la scena narrando la storia di Pelle d'asino. Sul palco con lei, in questa nuova produzione di Catalyst in collaborazione con Kaos Balletto di Firenze, la danzatrice Letizia Filippucci e il sound designer Giovanni Magaglio. Non facile la scelta di portare sul palco la celeberrima fiaba di Perrault nel riadattamento, peraltro molto fedele, del regista e autore Riccardo Rombi, in quanto il tema dell' incesto del padre che vuole sposare la figlia perché disperato per la perdita della consorte che gli chiede come ultimo desiderio di trovare un'altra moglie bella quanto lei, è sempre molto controverso e difficile da rappresentare. La danzatrice Pelle d'asino riesce bene a raccontare lo sgomento, la delusione e lo sconcerto quando capisce le intenzioni del padre e a farci attraversare tutti i suoi stati d'animo e di crescita, dalla consapevolezza alle strategie per appropriarsi della sua vita e del suo destino. Ma preferiamo soffermarci sulle scelte della messa in scena e sulla molteplicità dei linguaggi utilizzati.  Teatro d'attore, danza contemporanea e live electronics si fondono insieme per offrire un'esperienza immersiva allo spettatore che vede materializzarsi davanti a se' tutti i personaggi narrati dall'attrice che, grazie al lavoro dal vivo che opera il sound designer in tempo reale, subisce trasformazioni vocali che delineeranno in modo peculiare, a tratti anche inquietante, il carattere dei personaggi e la danzatrice, Pelle d'asino, che accompagnerà la narrazione e il pubblico nel suo viaggio di crescita e di passaggio dal mondo dell'infanzia a quello adulto. È sicuramente efficace la scelta artistica di utilizzare la commistione di linguaggi anche se in alcuni momenti abbiamo sentito forse troppo presente la parola, la distorsione vocale, il suono, come se questo eccesso di voler fare, di voler dire, di voler rappresentare per quanto ben fatto, in alcune parti non ci permettesse di fare la nostra parte di spettatori. Molto interessante la scelta registica di tenere in scena e quindi sul palco il sound designer anche se sentiamo la necessità di capire il perché sia in costume, elemento che lo fa diventare immediatamente un altro personaggio della storia che però, a nostro avviso, non è del tutto chiarita. La drammaturgia, riadattata in versi che conservano fedelmente la storia, è una scelta ben precisa di affidare solo ai linguaggi utilizzati i cenni di contemporaneità che non intaccano però la storia che rimane quindi, crediamo volutamente, in uno spazio tempo altro distante da noi.

Stilema
PICCOLI PRINCIPI E PRINCIPESSE

Soltanto i cantastorie sembra che cantino anche quando raccontano senza suonare. Forse perché l'anima dei cantastorie riesce a cogliere la melodia che sottende la realtà e le cose del mondo. O forse, dovremmo dire, le cose dei mondi perché  sono tanti quelli in cui ci trasporta Silvano Antonelli sul suo aeroplanino di carta, nella nuova produzione della compagnia piemontese Stilema "Piccoli Principi e Principesse" dedicata ai più piccoli ma che in fondo riguarda anche i grandi. È dal celebre racconto di Antoine de Saint-Exupéry "Il Piccolo Principe" infatti che il nostro aeroplanino di carta decolla per portarci però lontano dal racconto originale anche se mantenendone sempre la rotta. In scena un Silvano Antonelli attraversa tutte le sue età in modo assolutamente credibile perché è dentro di lui che ritrova gli anni della sua vita talmente profondamente da riuscire senza difficoltà a farci conoscere il Silvano bambino, l'adolescente e l'adulto. È il racconto, incastonato nella scenografia semplice ma che riempie perfettamente lo spazio di sette, colorati pianeti autoportanti distribuiti a semicerchio e un banco di scuola con una sedia al centro, che ha il potere del volo che ha la poesia. Riesce infatti a passare dai ricordi preziosi di un Silvano bambino che ritrova pochi oggetti significativi con cui ci narra la sua infanzia, un ciuccio, un paio di occhialini da piscina, un cucchiaino verde con i quali fa volare l'aeroplano  della sua vita, al momento in cui inevitabilmente, come succede a tutti noi ad un certo punto della vita, perde quota e precipita. Ma non sempre la caduta è un momento negativo. Spesso può essere utile per darsi il tempo di riappropriarsi della propria identità e della propria storia. E può essere anche possibile che il deserto dove si crede di essere precipitati non sia poi così deserto. Arriva infatti in aiuto uno stilizzato ometto, quasi un disegno infantile vivente, che accompagna il il nostro protagonista alla scoperta dei pianeti che gli stanno intorno e di cui forse lui non si era mai accorto, perché ognuno di noi è un pianeta, un mondo di cui è il principe o la principessa. E ogni pianeta svela un'esperienza, un aeroplano che vola con tutti gli elementi significativi che lo caratterizzano: c'è il pianeta della bambina che piange silenziosamente senza fermarsi mai, quello del bambino che vuole avere sempre ragione, il pianeta del bambino che mangia sempre pizza e quello del bambino che ha sempre caldo, insomma, un'infinità di pianeti che sono quelli emersi proprio dai bambini e dalle bambine nei laboratori condotti in Lombardia, Piemonte e Puglia. Proprio la molteplicità dei pianeti da una parte in alcuni momenti ci ha fatto desiderare di sapere di più della bambina che piangeva sempre silenziosamente o cosa avrà fatto il bambino per avere meno caldo, dall'altra ha consentito di restituire la complessità delle esperienze di vita e di incontri. Sarà così che, seguendo il volo del nostro piccolo amico stilizzato, il nostro protagonista potrà riprendere in mano il suo aeroplanino di carta e far nuovamente decollare la sua vita, portando con se' quel bambino che aveva creduto perduto.

ROSSELLA MARCHI



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