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Eolo
recensioni
IL GIOCO DEL TEATRO
RECENSIONI A CURA DI MARIO BIANCHI E MAFRA GAGLIARDI./I RISULTATI DEL CONCORSO DEL FESTIVAL TORINESE

Edizione di passaggio quella duemilasette de “Il Gioco del Teatro” che si è svolta a Torino dal 13 AL 22 Aprile e che comincia finalmente ad appropriarsi adeguatamente del grande e funzionale spazio della 'Casa del teatro ', pur non disdegnando altri luoghi come alcuni teatri cittadini e la bellissima sede del Circolo dei lettori, dove abbiamo trovato un Silvio Bastiancich in veste di imbanditore culinario di sicuro avvenire.Molte e diversificate le creazioni viste a Torino, senza grandi vette se si eccettuano la produzione belga del 'Theatre de Galafronie ', la conferma della poetica di Silvano Antonelli e la curiosa narrazione con musica dei valdostani ' Sinequanon ', vera importante scoperta del festival.
Piacevolissimi anche i burattini di 'OltreilPonte ' che aggiungono una nuova e importante direzione a questo gruppo torinese tra i più innovativi nel campo del teatro di figura italiano. ”La principessa Preziosa”vista a Torino ,che fa parte di una trilogia sulle fiabe di Basile ,è infatti il primo riuscito tentativo della compagnia formata da Beppe Rizzo e Manfredi Siragusa di spettacolo tradizionale in baracca dove però la tradizione viene rivisitata con un uso continuo dell’ironia che si riverbera felicemente su ogni elemento della creazione e quindi sul pubblico

Senza grandi vette 'Il gioco del Teatro 'di quest'anno ma neanche senza eccessive cadute a conferma di come il Teatro ragazzi italiano viva in aque placide ma poco profonde.Edizione di passaggio, si diceva, alla ricerca di una sua giusta dimensione con la netta impressione che molti spettacoli come per esempio le nuove produzioni di “Nonsoloteatro” “Onda”e “Melarancio” ,per altro ancora in debutto, seppur piacevoli e ben costruite, abbiano bisogno ancora di un maggior azzardo
Diverso il discorso per le due grandi produzioni della Fondazione teatro ragazzi e giovani , “Kalok” in cui ,pur con risultati gradevoli , i linguaggi del teatro e del circo, nonostante i grandi sforzi di Olivia Ferraris e Milo Scotton, non riescono ancora ad amalgamarsi con sufficiente leggerezza e “Amadè” che ci pare, pur nella sua lucida e perfetta confezione, uno spettacolo di servizio più che una creazione autonomamente poetica.
Di azzardo nel complesso riuscito si può invece parlare per ”Barnabò delle Montagne” , la creazione che Assemblea Teatro ha tratto dall’omonimo romanzo di Buzzati con la regia di Gianni Bissaca e la drammaturgia di Remo Rostagno.
Tutto basato sul tema dell’attesa ,lo spettacolo si affida a tempi volutamente rarefatti , complici una scelta musicale accurata e una narrazione pacata che rimandano alle atmosfere delle alte vette dove si svolge la vicenda di Barnabò . Sandro Buzzatti e Andrea Collavino assecondano il disegno registico con una recitazione che mescola le inflessioni dialettali al racconto, dando all’insieme le cadenze di un’ elegia dedicata agli umili.
MARIO BIANCHI

Unoteatro/Stilema ( Torino) - Storia di un palloncino di Silvano Antonelli
Che cosa hanno in comune un palloncino e un bambino? Nulla, diremmo di primo acchito. Ma quando, sul palcoscenico della Sala Grande della Casa del Teatro, Silvano Antonelli si presenta circondato da queste piccole creature volatili e ne sceglie uno, piccolo e azzurro, come partner del suo gioco teatrale, noi spettatori non abbiamo alcun dubbio e lo seguiamo docilmente nella metafora: ecco lì un vero e proprio bambino, con il quale è possibile intrecciare una relazione, stabilire un dialogo. Soprattutto è possibile assistere al suo fortissimo, irreprimibile desiderio di volare Volare verso l’alto, sottraendosi continuamente alle contingenti realtà quotidiane per fantasticare in assoluta libertà.; ma anche provare nostalgia per il suo piccolo pezzo di mondo lasciato lì in terra, che, visto dall’alto, sembra un puntino.
L’infanzia del Palloncino Azzurro si dipana tra queste due dimensioni: l’ebbrezza di raggiungere il paese “più per aria che c’è” e le piccole avventure del crescere: i compagni di scuola, il primo amore,una farfalla, le nuvole, il tempo che passa… E’ straordinario come, rimanendo rigorosamente fedele alla propria poetica dell’infanzia, Antonelli ne sappia esplorare ogni volta versanti diversi: anche questo suo ultimo spettacolo si colloca nella scia dei precedenti, inscrivendosi in una cifra che è per così dire, come un marchio di fabbrica : eppure è completamente nuovo, e fresco, e stimolante .
Alla Casa del teatro, alla fine dello spettacolo qualcuno aveva gli occhi lucidi per l’emozione: a me la Storia di un palloncino ha lasciato soprattutto un senso di letizia per la limpida poesia di cui è portatore: e perché , se è vero che in questa storia il palloncino/bimbo viene ogni volta riacchiappato e reinserito nella realtà del quotidiano, è pur vero anche che lo slancio che lo spinge a volare è irrefrenabile e inesausto. E, come avviene per ciascuno di noi, basta ad arricchire la vita.

Théatre de Galafronie ( Bruxelles) - On pense à vous, ( testo e interpretazione di Marianne Hansé, regia di Didier De Neck, versione italiana di Graziano Melano).
Forte delle sue 250 recite all’estero e della fama gloriosa che circonda il teatro belga (La Galafronie) che lo produce, arriva anche da noi questo spettacolo che accoglie non più di cento spettatori alla volta in una Yourt, l’abitazione tradizionale dei popoli mongoli. La struttura rotonda, senza angoli, interamente foderata di tappeti orientali, offe agli spettatori una duplice suggestione: da un lato un senso d’intimità, di raccoglimento ( e permette oltretutto a ciascuno una perfetta visibilità sullo spazio centrale), dall’altro un’allusione al nomadismo, all’itineranza, al viaggio immaginario. Di questo infatti si tratta: di un viaggio immaginario che la protagonista (la bravissima Marianne Hansé) compie verso gli “invisibili”, quelle persone lontane nel tempo e nello spazio, che abitano stabilmente in una piccola parte della sua testa e del suo cuore: la sorella morta precocemente, i genitori, la figlia …”Il mondo visibile dissimula dei continenti invisibili, che si tratta di riportare alla vista dell’occhio e dello spirito”(Vandercam): immagini di occhi germogliano dovunque sugli oggetti, sugli anfratti del soffitto, sul pavimento.
Occhi dello spirito, che riflettono lo sguardo interiore; ma anche occhi sensibili, che cercano nelle linee, nei colori, nelle macchie, nelle cancellature di una pittura “in diretta” (che dal foglio viene proiettata, ingrandita, sulla tela della tenda), le tracce della memoria. Pittura che non riproduce la realtà, ma la evoca. Così come una caffettiera ricorda la mamma, un sedia sta per il papà, la sorella morta è richiamata dall’immagine di un gabbiano che si allontana all’orizzonte.
Ironica, tenera , felicemente immune da ogni forma di retorica o di luogo comune, Marianne Hansè si muove tra la materialità della pittura e la dolcezza della narrazione, offrendo un saggio di grande creatività. Riservato ai bambini dai sei anni in su? Io lo vedrei meglio rivolto a un tout public: lo spessore emotivo della performance e il suo livello estetico possono essere letti a livelli diversi da adulti e bambini.

Sinequanon ,Valle d’Aosta - Mucche ballerine ( testo di Marco Bosonetto da un’idea di Alessandra Celesia, con Alessandra Celesia, regia di John McIlduff, musiche originali di Christian Toma).
Sulla scena, una rastrelliera piena di campanacci e tre musicisti, che si alternano a suonare l’oboe, il corno inglese, il clarinetto basso, la fisarmonica, il contrabbasso su musiche originali di Christian Toma. La loro musica, ma anche la loro voce, interferisce con l’io narrante in primo piano: una mucca di nome Regina, un’intrepida mucca valdostana, a cui dà versatile voce e postura Alessandra Celesia. Regina racconta la sua estate del ’44, quando la Valle d’Aosta ospitò importanti azioni di guerriglia partigiana contro l’occupazione tedesca sostenuta dai fascisti: racconta di sabotaggi e di rappresaglie feroci, di incendi di interi paesi, e di esecuzioni sommarie; il tutto inframmezzato dall’ascolto di Radio Londra e delle canzoni del trio Lescano, e da registrazione di discorsi mussoliniani. Detto così, il plot può apparire strampalato: invece risulta molto meno paradossale di quanto possa sembrare, grazie alla qualità di un testo che coniuga ironia e tenerezza, umorismo e tragedia in un mix originalissimo, di grande presa sul pubblico.
Una scrittura, quella di Bosonetto , che viene dall’esperienza narrativa (l’autore ha pubblicato in precedenza tre romanzi): ma anche alla prima prova con un monologo teatrale sa mantenere sapore e intensità. Ai precisi riferimenti storici e geografici sulla Resistenza, alterna la descrizione della vita nell’alpeggio (divenuto stazione radio di una banda di partigiani) con i suoi episodi comici e sentimentali: la passione della mucca Ardita per Tornado, toro da monta ”professionalmente infedele”, l’amore tra due “bipedi umani”, la padroncina Denise e un giovane partigiano, la gara finale tra mucche combattenti…-
La vicenda filtrata dal grande occhio bovino di Regina si sottrae a ogni retorica celebrativa e acquista un tono di profonda, dolente umanità. La capacità interpretativa di Alessandra Celesta (solo qualche volta sopra le righe) fa il resto. Ne risulta uno spettacolo che avvince e che commuove.
MAFRA GAGLIARDI

RISULTATI DEL CONCORSO DEL FESTIVAL

Torino, 20 aprile 2007 - Si è concluso oggi il concorso dell’undicesima edizione del festival “Il Gioco del Teatro” , che anche quest’anno ha raccolto oltre 6000 presenze di pubblico e circa 150 operatori nazionali ed internazionali.
La giuria composta da Carlos Herans (presidente giuria) - Acciòn Educativa Madrid, Patrizia Garrone - Assessorato Cultura Regione Piemonte, Emilia Obialero - Ufficio Teatro Professionale della Città di Torino, Daniele Angi - Giornalista di “City”, e Maurizio Babuin - Compagnia SantiBriganti Teatro, ha premiato lo spettacolo “Mucche ballerine” della compagnia Sinequanon, che racconta gli anni dell'occupazione tedesca e della resistenza dalla prospettiva di una reina valdostana che ascolta il Trio Lescano. È stato definito dalla giuria uno spettacolo che affronta il rapporto con la storia e con la gente attraverso un nuovo punto di vista coraggioso, originale, commovente ed evocativo.
Due menzioni speciali sono state assegnate a; “La principessa Preziosa”, lo spettacolo della compagnia Oltreilponte Teatro, liberamente tratto da “Lo cunto de li cunti” di Gianbattista Basile, per la sua semplicità e freschezza, e per il puro e sano divertimento che si instaura tra gli attori e il pubblico; “Kolok” nuova produzione della Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani, un evento di teatro-circo comico sul tema dei terribili vicini di casa, che ha cercato di mettere in relazione le capacità acrobatiche degli attori con la drammaturgia del testo.




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