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Eolo
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REPORTAGE DA EDINBURGO
Dal nostro inviato Tonio De Nitto/La seconda puntata dalla Yurta kids

E’ da giorni che ci ripromettiamo di scrivere il nostro punto di vista sulla giostra di Edimburgo, ma davvero trovare un solo momento libero è impossibile e così ci apprestiamo a  consegnarvi solo ora, al rientro,  il nostro contributo.

Torniamo a casa dopo aver sviluppato sintomi diversi su cui domina su tutti la nausea da flyeraggio. Abbiamo battuto in lungo e in largo tutti i posti possibili e consegnato volantini dei nostri spettacoli anche agli embrioni… eppure non li abbiamo finiti. C’è un’immagine molto significativa (che rubo e vi ripropongo) con la quale l’amico e comedian Antonello Taurino racconta Edimburgo, una snowball (palla con la neve) con il castello di Edimburgo dove rovesciandola cadono giù i flyer al posto della neve.


Della nostra avventura condivisa con le altre due compagnie (ScarlattineTeatro e Principio Attivo) possiamo dire che è stata un’esperienza meravigliosa, umanamente e artisticamente. Dopo aver fatto lo spettacolo per ventidue giorni di seguito con montaggi da mai dire banzai e aver provato il caldo, il freddo, il chiasso, il vuoto, i pienoni, la caccia all’operatore, l’attesa del critico, le sostituzioni, le traduzioni, le stelline e tutti i pianeti… è bello sapersi già al lavoro a caccia di nuovi orizzonti che non mettano fine a quanto qui iniziato. E infatti già si ragiona su prossime tourneè e progetti comuni, che ci impegneranno insieme già dall’estate 2014. Il modello YURTAKIDS! ha funzionato e quanto da noi proposto ha decisamente “bucato” il fringe.


Tornando a noi, eccoci dunque in veste di spettatori solo dopo la paralisi della prima settimana dove, tra prove, riunioni e assestamenti vari dei nostri spettacoli, c’era pochissimo tempo per vedere altro.  Partiamo dal presupposto che la nostra venue, Summerhall, aveva pochissime produzioni destinate all’infanzia, ma si concentrava di più e con scelte molto efficaci nel teatro di ricerca, nel teatro-danza  e nelle arti performative.


Erano altre invece, le venue con vocazione più marcata per il tout publique o per l’infanzia, Underbelly, Pleasence, o il bosco per bambini di Assembly. In queste molti gli spettacoli di circo contemporaneo o di pantomina, poche davvero le voci in circolo sugli spettacoli che valeva la pena di vedere.

Oltre ai lavori già citati nel primo articolo di Michele Losi, mi sono imbattuto in questi tre spettacoli di circo:


Flown prodotto da Crying Out Loud, visto ad Underbelly, nel gigante teatro-tenda a forma di mucca capovolta, è uno spettacolo un po’ bizarro basato sempre sulla sorpresa e sulla finta imprecisione nell’esecuzione dei numeri. Il clown che cerca di cucire le diverse discipline circensi assume le forme di una barbie anatroccola, aspirante diva a cui ne succedono di tutti i colori per poi trasformarsi in una capacissima acrobata aerea e svelare il suo talento.

Ognuno è impegnato ora come musicista e cantante, ora come contrappeso per i numeri aerei. Nell’entusiasmo di grandi e piccini lo spettacolo termina con tutto il cast, musicisti e batterie comprese, sospesi per aria.


Di tutt’altra fattura e slancio poetico è Bianco del NoFit State circus di Cardiff con la regia dell’italiana Fiorenza Guidi, spettacolo per spettatori in piedi, che presenta una caratteristica molto speciale, quella di essere in continuo movimento, nel farsi e disfarsi delle scene davanti agli occhi degli spettatori, catturati dagli abilissimi e velocissimi spostamenti tecnici che a volte sono anche più interessanti dei numeri in sé. Nei due tempi di cui si compone questo lavoro, due bei momenti di poesia dove tutto il cast coralmente osserva il numero aereo del momento e la nevicata finale su tutti, ma anche numeri su numeri eseguiti un po’ meccanicamente. Tutto ci affascina, ma si ha comunque l’impressione che tutti questi “giochi” potrebbero guadagnarsi uno slancio poetico più forte se inseriti in un contesto drammaturgico più solido che non deleghi alla trovata del tutto a vista e tutti in piedi, il ruolo di fil rouge.


Smushed di Gandini Juggling, visto nella storica venue di Assembly, è un delicato e divertente omaggio alla Baush attraverso 9 giocolieri alle prese con 80 mele ma anche con tazze, tazzine e teiere. Uno spettacolo raffinatissimo ma con una buona presa anche sui più piccoli per la straordinaria bravura dei giocolieri e l’ironia sottesa a tutti i numeri.



Tra gli altri spettacoli non circensi un Peter Pan della Flying High Theatre Company visto a theSpace , in cui ho avuto la sensazione di trovarmi in una di quelle recite che compaiono in alcuni film per famiglie in bianco e nero, con calzamaglie, oggetti sconnessi, fondalini dipinti, quindici giovanissimi attori e una serie di domande rivolte al pubblico per fare in modo forse che non cedessero alla soporifera messinscena. Ovviamente il teatro era pieno.


Interessante e rivolto più al pubblico dei giovani, Feral di Tortoise in a Nutshell, visto a Summerhall, un racconto d’animazione creato dal vivo attraverso due piani, quello del plastico animato a vista e del video ripreso in diretta dagli operatori, montato e sonorizzato dal vivo. E’ un racconto un po’ spietato e senza ritorno di una città quartiere che si corrompe e si macchia di ogni crimine con l’avvento del nuovo supermercato, una specie di Mall americano dove si passa dalla spesa al Bingo e dove si relegano tutte i momenti sociali sopravvissuti a facebook. Un momento di poesia, quando l’operatore-animatore entra nel video per raccogliere il corpo della sua creaturina assassinata e comunque interessante l’idea di mostrare un processo creativo dal vivo.

Tonio De Nitto

Factory compagnia transadriatica






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