
QUEST'ANNO LA NUOVA CREAZIONE SARA' CON Anna Ivanova-Brashiskaya/ECCO L'INTERVISTA
PIP 2017 DIRETTO DA
Anna Ivanova-Brashinskaya
Il PIP 2017 si svolgerà in due periodi:
PRIMO PERIODO:
dal 22 agosto al 8 settembre 2017. Creazione, messinscena e prove
SECONDO PERIODO:
dal 30 settembre al 3 ottobre. Prove finali in teatro (Casa del Teatro Ragazzi e Giovani) e presentazione il 3 ottobre in occasione dell'inaugurazione di INCANTI.
Anche
nel 2017 INCANTI - Rassegna Internazionale di Teatro di Figura dà il
via al PIP Progetto Incanti Produce attraverso un bando rivolto a
studenti e professionisti del Teatro di Figura di tutto il mondo. Il
progetto 2017 sarà diretto da Anna
Ivanova-Brashinskaya
a cui abbiamo rivolto alcune domande sul Teatro d' Oggetti e sul
Teatro di Figura in generale.
Nel
1996 consegue il dottorato di ricerca alla St. Petersburg Theater
Arts Academy con una tesi sul Teatro di Figura dal titolo “Theatre
Puppet: Semantics of the Traditional Methods of Manipulation”.
Dopo
10 anni di insegnamento di Storia del Teatro di Figura e altri corsi
teorici alla St. Pietroburgo Theatre Arts Academy (e seguendo
contemporaneamente il dipartimento di Puppetry), è stata invitata
nel 2001 in Finlandia, alla Turku Arts Academy, da Ari Ahlholm con
cui ha costruito l'unico sistema di istruzione regolare per
burattinai nei paesi nordici e baltici inventando un metodo unico per
insegnare teatro di figura basato sul singolo progetto.
Nel
2009 ha iniziato la carriera di regista dirigendo spettacoli
visual-teatrali in Finlandia, Polonia e Lituania, la maggior parte di
loro basati su materiale drammaturgico originale. Nel 2005 ha
costituito un'associazione artistica indipendente per la promozione
del Teatro di Figura in Finlandia - la Turku International Puppetry
Connection (TIP-Connection), con cui, dal 2010, ospita il Turku
International Puppet Theatre Festival - Il TIP-Fest.
Invitata
a tenere diversi workshop (al Puppetry Department of the Aleksander
Zelwerowicz Theatre Academy di Varsavia, l'IIM di Charleville-Mezier
fino al MasQue Festival di Helsinki) è membro onorario di UNIMA
Finlandia.
Grazie
al teatro di figura ho scoperto un sacco di cose impossibili sulla
natura umana e l'umanità. E tuttavia, sono assolutamente certa che
“da
qualche parte, qualcosa di incredibile è in attesa di essere
conosciuto” (Oscar
Wilde).
Com'è
stato l'incontro con il teatro e la drammaturgia di Kantor e Craig e
qual è stata la loro influenza rispetto all'idea di marionetta? Negli
anni '80 ho studiato all'Accademia Teatrale di San Pietroburgo.
All'epoca non c'era niente di innovativo
nel
teatro di figura, soprattutto a San Pietroburgo e a Mosca. Quindi la
lettura teorica è stata per me un sostituto dell'esperienza dal vivo
in teatro. Il manifesto del Teatro della Morte di Tadeusz Kantor e i
saggi di Edward Gordon Craig sulla marionetta mi hanno ispirato e
portato a considerare le marionette come portatrici di messaggi da
luoghi e tempi lontani, messaggi che sempre ci circondano, ma non
sono necessariamente visibili. Penso che le marionette siano una
sorta di guardiani: controllano i confini tra le realtà e ci dicono
molto di più di quanto qualsiasi attore umano possa fare. Qual
è il linguaggio teatrale che preferisce nel panorama del teatro di
figura? Mi
piacciono i inguaggi sconosciuti, inaspettati e incomprensibili. Quei
linguaggi che non sono ancora stati scoperti. O anche inventati.
Cercare un linguaggio durante il lavoro su uno spettacolo è per me
la parte più stimolante e importante del processo. Mi piacciono
particolarmente quelle produzioni in cui la presenza di un puppet
non
viene considerata solo "tecnicamente" - cioè quando la
risposta alla domanda, perché ci sono pupazzi sul palco, non è
semplicemente perché si sta facendo uno spettacolo di teatro di
figura . Il puppet è uno strumento così potente che il suo uso deve
essere giustificato dall'idea
dello spettacolo. E per questo motivo il pupazzo deve essere
inventato o reinventato, secondo le esigenze di quella produzione
specifica. Non ho mai cominciato un lavoro preselezionando una
tecnica di manipolazione, scala o materiale, l'esplorazione della
storia conduce sempre alle scelte giuste. Qual
è, per lei, e come si articola il rapporto tra oggetto, marionetta e
attore/manovratore?
Tutti
e tre devono avere una funzione specifica per coinvolgere il
pubblico. Mi piace quando il pupazzo fa quello che non ci aspettiamo
dal pupazzo, quando un oggetto si comporta come un artista di circo e
quando un attore agisce come un oggetto. Ci sono miracoli e misteri
nelle connessioni e nei rapporti tra umano e non umano. A volte uno
può parlare più chiaramente per conto dell'altro. E per me è
indiscutibile che un pupazzo o un oggetto possano esprimere le
emozioni umane più impercettibili
molto
meglio di qualunque attore. Come
pensa di costruire il lavoro sulla fiaba di Grimm?
Amo
lavorare con le fiabe perché necessitano sempre di una attenta
rielaborazione, una nuova interpretazione che richiede sempre agli
attori una rigorosa esplorazione a un livello personale molto
profondo. Mi affido sempre molto all'iniziativa dei partecipanti.
Cominceremo con l'analisi del testo originale e parallelamente ci
saranno compiti e incarichi individuali. Abbiamo un obiettivo serio:
lavorando con un testo molto noto dobbiamo trovare significati
personali nascosti dietro i suoi simboli e le sue azioni simboliche.
L'illustrazione letterale delle frasi non funziona mai in teatro,
dobbiamo interrogare e interpretare ogni singola parola dei Fratelli
Grimm. Che cosa è un piffero, chi sono i ratti, chi è il Pifferario
/ Ratcatcher? Pur avendo un tempo così breve e intenso per fare uno
spettacolo, non ho intenzione di ridurre il tempo della ricerca
artistica e del processo di creazione.
Dobbiamo trovare l'accordatura perfetta per lo spettacolo. C'è
bisogno di tempo. Ma solo dopo averla trovata sapremo a cosa stiamo
puntando. Prima di trovarla, non avrebbe alcun senso ideare lo
spettacolo, sarebbe falso.
Anna
Ivanova-Brashinskaya

