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Eolo
recensioni
DOSSIER DIGITALE 3 : TEATRO DELLA TOSSE E SILVANO ANTONELLI DI UNOTEATRO
LE RISPOSTE SULL'UTILIZZO DEL DIGITALE DA PARTE DI ALTRE DUE DIVERSE ANGOLAZIONI.

Come vi siete avvicinati al mezzo digitale, a quale mezzo e con quali motivazioni ?

Distinguerei tra l'utilizzo del digitale come mezzo di produzione artistica e lo strumento digitale come opportunità di relazione a distanza .
CI siamo avvicinati al mezzo digitale con molta prudenza, all’inizio direi quasi con diffidenza. Il digitale e le sue tecniche legate alla produzione artistica sono cose serie, esistono al di là della contingenza e fanno capo a professionalità specifiche con le quali stiamo entrando in contatto con grande interesse ma che non sono il nostro mestiere e non contiamo lo diventeranno. Non abbiamo mai creduto alla riproduzione online degli spettacoli da palcoscenico, riprodotti più o meno bene e con più o meno mezzi. Mentre siamo piu’ interessati a nuovi terreni performativi nati per questo canale.
Da quest’anno infatti siamo partners del bando nazionale delle residenze digitali, ideato e promosso dal Centro di Residenza della Toscana (Armunia - CapoTrave/Kilowatt), con l'Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, la Cooperativa Anghiari Dance Hub, ATCL – Circuito Multidisciplinare del Lazio per Spazio Rossellini, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’Arboreto Teatro Dimora di Mondaino - La Corte Ospitale), ZONA K di Milano.
Il bando, alla sua seconda edizione, è una chiamata agli artisti della scena contemporanea, che vogliano espandere i propri confini, esplorando lo spazio digitale nel proprio percorso autoriale ed ha raccolto lo scorso anno 398 proposte artistiche coinvolgendo 600 spettatori. Siamo curiosi di vedere come andrà quest’anno.
Quello cui certamente lo strumento digitale ci sta aiutando molto è mantenere ed incrementare la relazione con lo spettatore, a creare paradossalmente una nuova intimità, un dietro le quinte che sta favorendo nuovi processi di conoscenza reciproca.
Progressivamente nel corso dell’anno il lavoro - non solo quello compiuto in prima persona da registi e attori “interni” ma anche coinvolgendo figure esterne con cui siamo entrati in relazione - si è evoluto e ha fatto nascere forme ibride.
Da dicembre a marzo abbiamo programmato una serie di appuntamenti in streaming sui nostri canali youtube e facebook di natura mista sia appoggiando forme di rappresentazione che utilizzassero il linguaggio del video sia utilizzando il digitale per dialogare molto con il pubblico, sia quello che abitualmente ci segue dal vivo sia quello che, per ragioni geografiche, non può essere nostro spettatore fisico.
Il risultato è stato buono, sia dal punto di vista numerico sia nei riscontri che abbiamo avuto dagli spettatori.

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In questo ambito quali difficoltà e quali opportunità avete riscontrato nel vostro lavoro e nella relazione con il vostro pubblico ?


L’esperienza della chiusura dei teatri e la consapevolezza che forse questa sospensione, data l’emergenza sanitaria, non avrebbe probabilmente provocato grandi reazioni nella politica e nella società, ci ha portato fin da subito anche a ripensare il nostro ruolo, sia come artisti che come strutture.
In realtà, al di là delle nostre aspettative, abbiamo sentito fortissimo il calore del pubblico, lo abbiamo trovato molto consapevole e disposto ad avventurarsi insieme a noi su terreni inconsueti per entrambi.
Questo ci ha spinto a pensare anche a strade nuove per dar valore al nostro lavoro, che incontrassero esigenze piu’ legate alla quotidianità e alle urgenze; siamo scesi dal palco per cercare di connettere le nostre professionalità con le persone in luoghi diversi dal consueto, utilizzando alcuni canali, soprattutto i social o le piattaforme come zoom, non solo come strumenti di informazione “in uscita”, ma anche come luogo di ascolto.
Proprio da questo genere di riflessione è nato un progetto che si chiama UNA VOCE DAL PALCO : un progetto di supporto didattico per docenti e studenti delle scuole superiori nato con l’obiettivo di offrire ai docenti un sostegno pratico per le lezioni a distanza attraverso la voce degli attori e agli studenti un coinvolgimento attivo, fatto anche di esercizi fisici e vocali , nelle lezioni favorendo la relazione, anche tra loro, la comunicazione e la comprensione dei testi. L’iniziativa è partita, in fase sperimentale e a titolo completamente gratuito, lo scorso dicembre, coinvolgendo circa 20 insegnanti della scuole superiori genovesi, e proseguirà, in questa veste, fino al termine dell’anno scolastico in corso.
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Avete scoperto cose nuove e utili per la vostra poetica, continuerete la vostra sperimentazione anche dopo ?

Abbiamo soprattutto incontrato artisti capaci di usare il mezzo tecnologico in modo diverso da quanto eravamo in grado di fare noi e sento che continueremo a coinvolgerli, lasciandoci contaminare e procedendo in questo percorso di sperimentazione. 
TEATRO DELLA TOSSE DI GENOVA
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Come vi siete avvicinati al mezzo digitale, a quale mezzo e con quali motivazioni ?

Al mezzo digitale mi sono avvicinato da molti anni. Almeno dieci. Prima progettando una web-tv rivolta ai ragazzi. A cui non ho mai dato il via perché avevo la sensazione che fosse una dimensione troppo complessa e che avrebbe assorbito troppe energie. Avevo bisogno di qualcosa di più “immediato”.
In anni più recenti ho fatto molti esperimenti di clip video con gli studenti di cinema e televisione dell’Accademia di Belle Arti di Torino. In questi esperimenti abbiamo prodotto diversi prototipi.
Le motivazioni del mio interesse non sono mai state quelle di fare cinema o televisione con mezzi più contenuti, né quella di trasferire il teatro in tv. La mia curiosità era quella di trasferire un certo spirito, una modalità di relazione e certi contenuti propri del teatroragazzi in un altro mezzo. Lo stesso mezzo in cui bambini, genitori e noi tutti siamo immersi quotidianamente. L’idea di tenere unita e allargare una comunità di riferimento, in modo che anche il momento del ritrovarsi a teatro diventasse più prezioso.

In questo ambito quali difficoltà e quali opportunità avete riscontrato nel vostro lavoro e nella relazione con il vostro pubblico

Le difficoltà sono state quelle di superare la sudditanza psicologica con il linguaggio video. L’idea che si trattasse di produrre un contenuto e poi di “appaltarne” la realizzazione a un altro linguaggio. Ho capito che si trattava di capire come far “fiorire” e crescere la modalità digitale dentro al teatro. Come un elemento aggiuntivo della sua artigianalità. Arrivando al paradosso di rivendicare la completa ignoranza del linguaggio video (esagero un po’, naturalmente) per farlo crescere dal suo grado zero incardinato sulle esigenze di espressione e comunicazione proprie del teatro. Cercando una forma nuova e non la surrogazione di una mutilazione.
Le opportunità e le scoperte sono state molte. Migliaia di bambini e adulti con cui venire a contatto. Un dialogo continuo e costante. Una platea apparentemente virtuale ma, oggettivamente, reale di persone coinvolte. Una evoluzione dell’artigianato del fare video che si è evoluta nel tempo, costruendo piccole competenze specifiche. La richiesta e il desiderio di rivedersi a teatro, quel luogo prezioso che si è circondato di una rete digitale di relazioni.

Avete scoperto cose nuove e utili per la vostra poetica, continuerete la vostra sperimentazione anche dopo ?

La poetica, il modo di fare, si nutre di tutte le dimensioni con cui viene a contatto. Contemporaneamente è la poetica che tiene il timone della visione del mondo e, nello specifico, del modo di porgere artisticamente ciò che ci ha attraversato e che cerchiamo di riflettere con quel piccolo prisma che abbiamo dentro. E allora, nell’esplorare questi mezzi, nel cercare di metterli in relazione con l’eterno gioco del teatro, penso di essere stato impercettibilmente cambiato. Nei pensieri, nella chiarezza dell’approccio alle idee. Consapevole che, nella sostanza, per me non è cambiato nulla. Ho ragionato il digitale come ho ragionato il teatro: come un linguaggio, non come un prodotto. Cercando di trovare i modi affinché questo linguaggio entrasse in relazione con quei destinatari che ho sempre frequentato. In un altro modo ma non in opposizione. Cercando tra due modalità apparentemente in antitesi l’intreccio che rende contemporaneo un linguaggio antico e antico un linguaggio contemporaneo.
Continuerò certamente gli esperimenti e i progetti sul rapporto tra teatro e digitale. L’emergenza, per ciò che mi riguarda, ha solo accelerato e messo in primo piano pensieri e azioni che da tempo stavo portando avanti.
SILVANO ANTONELLI





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