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Eolo
recensioni
IL LABIRINTO DEL TEATRO DELL'ARGINE
UNO SPETTACOLO POST-TEATRALE IN REALTA' VIRTUALE.

E' da diversi anni che il Teatro dell'Argine, una piccola compagnia che ha la sua sede a San Lazzaro di Savena, un minuscolo comune alle porte di Bologna, si sta caratterizzando per una serie di bellissimi progetti, dedicati soprattutto agli adolescenti. Spettacoli come “ Mi chiamo Andrea faccio fumetti” su Andrea Pazienza o “ Gli equilibristi “, iniziative a largo respiro, che nascono attraverso diverse collaborazioni,abbracciando un numero assai consistente di giovani virgulti che si stanno affacciando alla vita, come è stato il caso di “Futuri Maestri”, progetto che ha visto, a partire da ottobre 2015 fino a giugno 2017, entrare in teatro migliaia di allievi e allieve per chiedere loro cosa pensano del mondo in cui vivono e come vorrebbero cambiarlo, mettendoli anche a contatto con intellettuali, scrittori e poeti, sono diventati parte di un progetto totale preciso e unico nel nostro paese.
Per questi motivi e anche per avere l'occasione di sperimentare un nuovo modo di immaginare la realtà, di cui avevamo avuto solo sporadiche esperienze, ci siamo recati con massima curiositàall'’Istituto Aldini  Valeriani di Bologna per essere protagonisti, è il caso di dirlo, de “Il Labirinto “, l’ultima tappa del progetto Politico Poetico ( composto da laboratori, conferenze, serate pubbliche, incontri con esperti, sui temi dell’Agenda 2030), uno spettacolo post-teatrale in realtà virtuale che anche questa volta vede al centro gli adolescenti, raccontandocene 14 storie, in modo assolutamente straordinario, come vedremo, esemplari di come spesso l'adolescenza venga non solo dimenticata, ma purtroppo sopraffatta, oltraggiata, violentata, distrutta, uccisa da un mostro dalle mille facce, simile al Minotauro.
Storie vere (scritte da Giacomo Armaroli, Nicola Bonazzi, Mattia De Luca, Giulia Franzaresi, Silvia Lamboglia) e dirette da Andrea Paolucci .
Il riferimento che abbiamo fatto al Minotauro non è casuale, né il numero 14; 14 infatti (7 ragazzi e e 7 ragazze) erano i fanciulli che la città di Atene doveva inviare a Creta per placare la fame del Minotauro, racchiuso nel Labirinto, costruito da Dedalo, per volontà di Minosse.
Abbiamo solo accennato al modo straordinario in cui siamo entrati nelle viscere mentali dei 14 ragazzi : infatti, dotati di un visore, uno speciale dispositivo che proietta chi lo indossa in uno scenario così realistico da sembrare vero, ci siamo trovati, pur restando fermi in una piccola aula, ad essere trasportati in un dedalo di corridoi e stanze dove ci sono apparse, come vere ,14 esistenze di un 'età che dovrebbe essere la più bella della vita, così piena di prospettive e di speranze e che invece troppe volte è messa in discussione da prove indicibili, impossibili spesso da superare. Abbiamo detto che ci sono apparse come vere, ma vere sono, perchè sono state raccolte per mezzo di interviste, di racconti presi dalla realtà e resi teatrali in un meccanismo di condivisione totale.
Storie di prostituzione minorile, di isolamento, di sopraffazione, di privazione della propria dignità di essere umano. Una vera e propria esplorazione di presa di coscienza, anche, perchè , è facile intuire, che il viaggio, di questo si tratta, è anche, e prima di tutto, dentro noi stessi, perchè forse siamo noi il Minotauro, un mostro che permette e avalla questi comportamenti e atteggiamenti. E infatti gli adulti che troviamo nel nostro peregrinare tutt'altro virtuale, o sono impotenti, o incoscienti o molte, troppe volte, conniventi con ciò che a accade ai ragazzi.
Gli stessi ragazzi e ragazze che poi riconosceremo muoversi, tra noi, nella piazza principale di Bologna, nel toccante finale, per ricordarci che il teatro e la vita devono per forza collimare,che il teatro deve avere la forza di radiografare la realtà anche in tutta la sua crudezza, ed il mezzo usato per rendere teatrale il percorso de “ Il Labirinto” ce li ha fatti conoscere da vicino, quasi realmente toccandoli, per farcene comprendere da vicino tutta la loro fragilità e solitudine.
MARIO BIANCHI






















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