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ARRIVANO DAL MARE 2023/ IL REPORT DI MARIO BIANCHI
DUE GIORNI AL FESTIVAL DIRETTO DA ROBERTA COLOMBO

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Anche frequentando solo per due giorni il Festival di Teatro di figura “ Arrivano dal mare”,confinato per questa quarantottesima edizione a causa dell’alluvione solo a Ravenna, l’esperienza ci ha regalato anche quest’anno importanti stimoli, visioni e incontri inattesi . Le scelte della direttrice artistica Roberta Colombo del Teatro del Drago ha infatti spaziato in tutte le direzioni con cui questo particolare, da noi amatissimo linguaggio teatrale, si manifesta. Nella nostra memoria rimarrà per esempio, sempre l’incontro con “Barti” una marionetta a fili, mossa con estrema perizia da 35 anni dal danese di origine macedone Alex Mihajlovski. Ma parlare di marionetta ci sembra restrittivo, Mister Barti è un essere umano come noi, che ha un’anima sensibile ma che a forza di soli sguardi sa farsi valere, colloquiando e discutendo con il suo creatore e con gli spettatori suonando poi chitarra e pianoforte, seppur in miniatura ma li suona. Su un semplice tavolo si muove invece Plastic Heroes di Ariel Doron di cui del quale ci relazionerà il collettivo femminile Unterwasser che al Festival ha presentato Untold. Assai interessante anche la mostra virtuale di Fritz Wortelmann, proveniente da Bochum “ Museo senza mura” che abbiamo potuto visitare con appositi visori al Museo della città. Percorrendo attraverso la realtà aumentata 5 stanze apparentemente immaginarie abbiamo potuto vedere come se fossero vere decine di figure provenienti da tutto il modo, raccolte dal ricercatore tedesco in 70 anni di attività, introdotte e approfondite da un piccolo burattino digitale. Appena arrivati abbiamo potuto gustare anche tre studi inseriti in “ Cantiere “Il progetto che ha lo scopo di promuovere il Teatro di Figura in Italia, intendendo offrire ai giovani artisti non solo spazi di visibilità, ma anche supporto costante alla produzione con momenti di incontro, sostegno e verifica, una residenza per ogni compagnia selezionata e la possibilità di partecipare al festival Pendientes de un Hilo di Madrid. Al Festival sono stati presentati “Chiuma “ della compagnia Gambe Nuove. “Toccami “ di Elena Longobardi e “Variazione sul carnevale degli animali” di Creature Ingrate, che hanno raccolto le indicazioni dei fondatori del progetto per arrivare allo spettacolo finito . Molto vivificante per noi è stata la presenza al Festival di una ventina di allievi e allieve del Corso di Formazione per il teatro di figura Animateria. I ragazzi e le ragazze hanno potuto immergersi nel teatro di figura, assistendo agli spettacoli, discutendo con gli artisti, essere coinvolti in performance al loro inizio, frequentando laboratori. Tanti i burattinai presenti nei nostri due giorni a Ravenna : il lombardo Ivano Rota inventandosi dal nulla una nuova maschera, partendo dal legno, materia che ha reso famosa la sua città Cantù, racconta le avventure del suo Truciolo con un cavallo a dondolo speciale . Vladimiro Strinati, coraggiosamente si misura con la celebre storia della maschera di ferro, il famoso personaggio ignoto ricordato tra gli altri da Dumas e Casanova, adombrando in esso la figura del burattinaio, chiuso nella baracca di cui si conoscono le sue opere ma non la sua faccia. Ci manca personalmente un po’ di mistero avventuroso ma belli ed efficaci sono i duelli con le spade e la presenza ironica di tutte e tre i Moschettieri,bravo ! Il mantovano Giorgio Gabrielli invece si mette a giocare con una maschera che non gli apparterrebbe, il ruvido Sandrone, reinventandola con la moglie Pulonia, alla sua maniera, rendendola umana e in tenero nel rapporto con i bambini e andando addirittura nella pancia del diavolo. “A Togliere” è stata una performance creata per l’occasione da Patrizio Dall’Argine, un’esibizione costruita come sempre con il suo modo ironico permeato di melanconico disincanto per un mondo che non gli piace che vorrebbe migliore ma di cui comprende le possibilità di bellezza, complice Remigio un tenero vitellino e delle gocce dipinte che prendono vita . Un’altra bella esperienza è stata quella di assistere all’esibizione finale da parte dei ragazzi di Animateria del breve laboratorio dell’artista Ucraina Kateryna Lukianenco. Gli spettatori bendati sono stati condotti dagli altri sensi, udito e tatto, attraverso il passaggio delle stagioni in un mondo in continuo cambiamento, popolato anche dalle voci degli uomini e delle donne che lo attraversavano, realizzato dai ragazzi di Animateria per mezzo di semplicissimi accorgimenti.
Oltre a rivedere con immenso  piacere al Teatro Rasi " La pazzia di Astolfo" con i pupi della famiglia d'arte Cuticchio guidati dal figlio del maestro  Mimmo,Giacomo, all' Almagià vero centro pulsante del Festival abbiamo potuto rivedere uno dei capolavori del Teatro ragazzi italano de 1995 “ Vaggio in aereo” della compagnia Drammatico Vegetale tratto dal “Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry a testimonianza di come uno spettacolo per le nuove generazioni sia pressochè immprtale cambiando ogni volta il suo pubblico che sempre si rinnova. Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni,Gianfranco Tondini ci fanno immergere letteralmente ancora nel viaggio del protagonista  a rivivere le sue esperienze in mondi immaginari di suggestiva sotanza.
Il viaggio ha inizio con l’ingresso del pubblico in una navicella dalla struttura esagonale. La storia è raccontata con proiezioni di immagini sulle pareti dell’esagono in un gioco di alternanza tra ombre e luci e interpretazione d’attore. Spettacolo agito a contatto diretto con i piccoli spettatori, prezioso e immaginifico.




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E ORA VI OFFRIAMO DUE SPETTACOLI DEL FESTIVAL ATTRAVERSO LO SGUARDO DI UN GIOVANE COLLETTIVO E DI UN ANTICO MAESTRO.


PLASTIC HEROES DI ARIEL DORON VISTO PER NOI DAL COLLETTIVO UNTERWASSER ( Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti, Giulia De Canio)
Ariel Doron, artista israeliano, classe 1984, è stato ospite lo scorso 25 maggio del festival "Arrivano dal Mare" a Ravenna con il suo "Plastic Heroes". Avevamo già avuto la fortuna di vedere questo spettacolo (nato nel 2015), al festival "AnimArt 2017" a Łódź, in Polonia, dove Ariel Doron ha ricevuto il "Best Animation Award".
Plastic Heroes è una geniale e amara riflessione sulla banalità della guerra.
In scena l'attore è solo, seduto di fronte ad un tavolo che diviene il palcoscenico su cui vengono animati i protagonisti dello spettacolo, una moltitudine di giocattoli iconici: soldatini, carri armati, elicotteri, barbies e peluches. Ariel Doron, partendo dalla propria personale esperienza, racconta con amara ironia la vita da militare: le ore tutte uguali passate a piantonare un muro di confine, l’addestramento fisico, le partenze per missioni vuote di senso, la noia, la perdita dell'identità e del libero arbitrio, la nostalgia. L'artista dirige abilmente lo sguardo dello spettatore in modo cinematografico, gioca con le diverse dimensioni degli oggetti per creare campi lunghi, campi medi o primi piani in cui è lui stesso a impersonare e dare voce ai piccoli soldatini di plastica (che si chiamano tutti Jonny). I pochi brevi dialoghi dello spettacolo sono in un americano stereotipato, da film di guerra. La controparte dei soldati è rappresentata da una tigre di peluche, metafora delle popolazioni invase ma anche della Natura che reagisce alla guerra in modo istintivo e innocente, facendone emergere l'ineluttabile insensatezza. Ogni scena è ricca elementi comici e trovate esilaranti, ma le risate sono sempre il preludio di riflessioni dolorose. Inaspettatamente noi spettatori ci ritroviamo ad empatizzare con tutte le parti, anche con il piccolo soldatino di plastica verde, che vorremmo nascondere nella nostra tasca, per portarlo via dalla giostra di morte nella quale è costretto. Plastic Heroes è, per noi, uno degli esempi più brillanti di Teatro di oggetti contemporaneo. Ci auguriamo di vedere Ariel Doron più spesso in Italia.

SIGNORA ROSSETTA DI DONATELLA PAU DI IS MASCAREDDAS DIRETTA DA ANNA FASCENDINI VISTO PER NOI DA STEFANO GIUNCHI
"Signora Rossetta" è una bellissima prova di Donatella. Intenso intreccio di un volto e un corpo dolenti con oggetti privati e intimi. Gli oggetti escono da bauletti e scatole e vengono mostrati da Rosetta con intenzione a un pubblico immaginario, ma che pure palpita nell'oscurita' della scena.
L'azione è minimale, ma desiderosa di comunicare senso. È Cornelia che mostra i suoi gioielli, che riescono a fatica ad esprimere significati durevoli. Fettucce rosse, nidi-cappello rituali, casettine di carta da assemblare, cordelle di lana che si intrecciano in una figura.. sono tanti oggetti quotidiani spenti che mostrano la voglia di vivere, di essere animati. Una Sarda anziana, incupita nel tempo, ma dalla passione intatta, che mostra i suoi teatrini possibili. Hanno un significato noto solo a lei, ma che lei impudicamente tenta di condividere.
Poi ammiccamenti ingenui o corrivi, brusche interruzioni, costruzioni faticosamente allestite e riposte con un gesto di stizza..
Desiderio di dare anima alla materia, con la pulsione intensa di in vulcano e l'occhio dallo sguardo corvino. Spesso attonito o sorpreso..
Poi un finale inatteso (che non disveliamo), dove un evento di forte impatto realizza un sogno (bisogno) viscerale durato tutta la vita.
Un abbraccio e un sonno pacificatore fa rientrare Rosetta nel buio (è appagata? la ricerca sperimentale di una vita si è compiuta? le viscere e l'anima si sono finalmente riunite..)
Rossetta entra per sempre nel suo delirio appagante. o sta preparandosi a rientrare "con nuove avventure"? Ci piacerebbe rivederla, come Sganapino, Areste Paganos, Père Ubu..



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