PREMIO SCENARIO INFANZIA E ADOLESCENZA 2024
IL REPORT COMPLETO DEL PREMIO A CURA DI MARIO BIANCHI
Nucleo centrale del Festival è stata la Finale della decima edizione del “Premio Scenario infanzia e adolescenza 2024 “ rivolto a progetti originali e inediti destinati alla scena infantile e adolescenziale creati da Artisti e artiste under 35, provenienti da tutto il territorio nazionale.
I progetti finalisti del Premio Scenario sono stati presentati in un vero e proprio Festival che ha visto anche nel Giardino del Cavaticcio la programmazione di spettacoli di gruppi emersi nel corso degli oltre trentacinque anni di storia del Premio come il Teatro delle Apparizioni, Principio Attivo, Zaches, il vincitore della scorsa edizione " Nunc" della compania Brat, a cui si sono aggiunti gli spettacoli di burattini di Patrizio Dall’Argine, presente anche con la sua personale di opere pittoriche “Komos”.
La Giuria ha assegnato due premi di 8.000 euro ai vincitori del Premio Scenario infanzia e del Premio Scenario adolescenza e ha conferito inoltre due menzioni speciali non onerose, attestando così la ricchezza di proposte presentate in questa finale del premio. Gli spettacoli vincitori debutteranno in forma compiuta, a livello nazionale, nell’ambito di un’iniziativa promossa da Associazione Scenario.In virtù della convenzione siglata con Scenario ETS, la Fondazione Teatro Metastasio sosterrà l’iter produttivo di una delle compagnie vincitrici con importo pari a 16.000 euro, che andrà a copertura delle giornate lavorative per il personale di compagnia, e programmerà inoltre lo spettacolo compiuto nella propria sede, dal 12 al 15 marzo 2025.
Sono inoltre previste quattro residenze artistiche retribuite, finalizzate al completamento degli spettacoli, presso il Teatro Due Mondi di Faenza e presso L’arboreto - Teatro Dimora di Mondaino nel quadro dei progetti di residenza siglati dall’intesa tra Governo, Regioni e Province.
QUESTI I PROGETTI VINCITORI DECRETATI DALLA GIURIA DEL PREMIO SCENARIO 2024.
Progetto vincitore del Premio Scenario infanzia 2024: “Cosa hai in testa?” di Natiscalzi DT (Castelnovo di Sotto, Re) con la seguente motivazione: «Cosa hai in testa? custodisce la grazia dell’avvicinarsi con delicatezza alla sfaccettante interiorità che contraddistingue la specie umana. I linguaggi della danza e della figura sono armonici messaggeri delle correnti emotive che si animano a vele spiegate. Dallo stupore al desiderio di spensieratezza e gioco, dagli inverni alle rinascite esistenziali, la vita si sfronda in attesa del suo rifogliarsi con cura e calore. Un’occasione preziosa per le nuove generazioni, e non, di lasciarsi toccare dalla vita, nei suoi fuochi di artificio, nei suoi slanci oltre i confini terrestri, nei suoi corvi neri che sorvolano e atterrano sui nostri terreni vulnerabili. Claudia ed Elena indagano con coraggio e rigore nelle pieghe più profonde dell’animo scoprendo una consistenza materica inaspettata, dura e friabile, un gesso bianco che risplende nelle oscurità e stimola un costante senso di meraviglia».
Progetto vincitore del Premio Scenario adolescenza 2024: “Tinta Una storia autobiografica” di Cicconi/Vono (Milano) con la seguente motivazione: «Un racconto intimo, profondo, che per un lungo tempo non trova le parole per essere espresso perché manca il fiato. Una storia privata che viene liberata grazie alla sua conoscenza. La storia di una ragazza di sedici anni, del suo viaggio dal Sud al Nord e poi di nuovo al Sud. Una altalena di vicende, di soprusi, di affermazioni che rimane nel più profondo dell’animo fino al giorno in cui la nonna non decide che è giunto il momento di rispettarsi e farsi rispettare accettando di registrare il suo vissuto. Un atto forte, che sfida il pudore e sceglie il teatro come custode della memoria, un atto spontaneo che, dalla più profonda intimità, sfocia nello spazio pubblico. In scena pochi elementi: una cima da ormeggio che è anche un gomitolo, un filo di Arianna che può portare lontano nella memoria, ma anche farci tornare alle nostre origini di popolo di emigranti. Una favola nera, disincantata, reale, portata in scena dalla nipote Eleonora».
DUE LE MENZIONI SPECIALI DELLA GIURIA
“C.I.U.R.M.A.! - Pendagli da forca” di Sea Dogs Plus (Foligno, Pg) con la seguente motivazione: «Il dialogo ritmico e fortemente ironico della compagnia Sea Dogs Plus rappresenta il racconto di due bambini pirati troppo cresciuti e di un pappagallo femmina, parlante e capitano, alla ricerca di un tesoro su un galeone che non c'è, ma non lo sa. Il viaggio raccontato diventa un omaggio alla fantasia in cui i pirati, simbolo di autenticità e aderenza alla natura selvaggia, lontani dai canoni stereotipati della società, ci narrano l'importanza della cura dell'ambiente e dell'altro, attraverso la trasmissione dei valori dell'amicizia e della solidarietà, in un clima di educazione all'emozione che non cade mai nella superficialità. Il gruppo, attraverso l'utilizzo di materiali di riuso, del teatro d'attore e del linguaggio dei pupazzi, porta in scena un gioco pregno di significato con ritmi comici incalzanti».
“It’s a match !” di Micol Jalla (Torino) con la seguente motivazione: «Un mondo distopico in cui fare match significa abbinarsi, appaiarsi attraverso profili affidati a un social network, nell’illusione che un meccanismo algoritmico possa aggirare la casualità dei destini individuali sovvertendo la naturalità delle relazioni genitoriali. Sono stati i preadolescenti coinvolti in una indagine sull’argomento a fornire le domande da affidare a un’immaginaria app di incontri destinata a risolvere la difficoltà tutta contemporanea di essere genitori e figli. Uno spettacolo che, nel disegnare la simulazione agghiacciante di vincoli famigliari affidati a un meccanismo di compravendita dell’identità e dei legami, inquieta e lascia aperte le domande che riguardano i confini fra imposizione e autoimposizione, aderenza alle aspettative e accettazione dell’imperfezione, dipendenza dall’approvazione degli altri e libertà di essere se stessi».
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Cosa ci fa una tigre nella cantina di Lillia, una bambina di 10 anni ? Dove sarà finita la sua amica Anna che finalmente ha accettato l'invito di giocare insieme a lei ? Da queste belle suggestioni metaforizzanti Cecilia Bartoli in “India”, diretta da Federico Ghelarducci, ci racconta la storia di una bambina che cova dentro di sé forse un risentimento, una frustrazione che ha bisogno di uno sfogo, simile al ruggito di una tigre. "India" così diventa una storia sulla solitudine, sull'accettazione di se stessi e sulla possibilità di potersi riconnettere con il mondo intorno, con gli altri che non ti accettano. Per ora tutto questo corollario di belle suggestioni è appena accennato, avendone tutte le notevoli possibilità di essere espresse teatralmente, siamo molto curiosi di capirne gli sviluppi.
6 invece quelle scelte nella sezione dedicata all'Adolescenza : "Per Atena!" di Le scimmie Cuori teneri, anime forti: l’avventura antinazista dei fratelli Scholl dei siciliani Misfatto a Palazzo " Earth.Trilogia della fine del mondo" di Manuel Di Martino,"It’s a match!" di Micol Jalla, " Maìo" di cromo collettivo artistico, "Tinta- una storia autobiografica" di Eleonora Cicconi, drammaturgia e regia Verdiana Vono
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“Earth. Trilogia della fine del mondo” del napoletano Manuel Di Martino è invece una sagace e intelligente commedia in tre atti, che racconta, attraverso altrettanti paradossi, senza nessuna ombra di didascalismo, come ahimè spesso succede, corroborata invece da un'aura di benefica ironia, i disastri dovuti alla crisi climatica e alla conseguente, per ora metaforica, scomparsa della civiltà. In scena osserviamo Pasquale Aprile, Francesca Cercola e Gianluigi Montagnaro, durante tempi e luoghi differenti, ben delineati nella loro diversità e significativa sostanza, accompagnare catastroficamente in modi originali e teatralmente eterogenei, i ragazzi ad attraversare le diverse fasi del cambiamento climatico, verso la non lontana eventualità del disfacimento del Pianeta che ci accoglie.
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It’s a match! su regia e drammaturgia di Micol Jalla con Martina Montini e Letizia Russo, è invece una intelligente e divertente indagine sulla famiglia e in particolare sul rapporto madre e figlia che nasce anche da un lungo processo di indagine sul campo attraverso apposite domande poste a un campione selezionato di persone sui concetti di aspettativa, di perfezione, di scelta, di predeterminazione, di adattamento, di delusione, di crescita e dunque sulla difficoltà di essere figli e di essere genitori.
Tutto ciò è stato trasportato in un mondo distopico in cui genitori e figli si scelgono a vicenda su un social network, denominato “Kinder”, che contiene una serie di profili con cui fare match di possibili convergenze emotive dove vediamo misurarsi un’aspirante madre e un’aspirante figlia, Martina Montini e Letizia Russo. Dopo una serie di incontri/scontri sfortunati, le due si conoscono e decidono finalmente di adottarsi per sempre. Ma potersi scegliere tiene alla larga i problemi? Proposto in una cornice visiva interessante pensata da Rosita Vallefuoco con i costumi di Katarina Vukcevic, significativamente colorata, il progetto propone agli adolescenti una serie di intelligenti stimoli per osservare le varie declinazioni su cui si potrebbero sviluppare i rapporti familiari.
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Giustamente non poteva mancare uno spettacolo su un tema oggi centrale, quello del lavoro: ci ha pensato Cromo Collettivo artistico con Maìo su regia Ivo Randaccio che si è avvalso come dramaturg di Tommaso Burbuglini. Arianna Serrao, Valerio Sprecacè e Andrea Perotti sono tre operai che lavorano presso una misteriosa fabbrica. I tre muovendo dei misteriosi pacchi, sono costretti a muoversi incessantemente nello stesso modo, attraverso un’invisibile catena di montaggio, al servizio di una voce che dall'alto impone loro ritmi impossibili, coccolandoli alla bisogna, stimolandoli quando il ritmo sempre uguale perde sostanza. A rompere il tossico equilibrio di tutto ciò, è uno di loro, Arianna, che si azzarda a farsi domande, rompendo tutte le certezze su cui prima si era mossa. Molto efficace la prima parte del progetto in cui il corpo dei tre attori dà adeguata sostanza ai suoi intendimenti, ne attendiamo con curiosità il completamento, attraverso una simile efficace teatralità, che possa dare risposte alle possibilità di conservare una proria identità in un mondo che ci porta inesorabilmente verso l'omologazione di pasoliniana memoria.
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IL REPORT COMPLETO DEL PREMIO A CURA DI MARIO BIANCHI
TINTA-UNA STORIA AUTOBIOGRAFICA
Dall'1 al 4 Settembre a Bologna si è svolta, nell’area della Manifattura delle Arti, la Settima edizione di Scenario Festival, quest'anno espressamente dedicato a Stefano Cipiciani e Alessandra Belledi, da poco scomparsi, ai quali, nella prima giornata della manifestazione, diversi artisti hanno dedicato bellissime e significative testimonianze video e azioni performative, tese a ricordare il fondamentale impegno dei due importanti operatori teatrali e nostri carissimi amici, in relazione a Scenario e in generale alle nuove giovani generazioni di artisti che si affacciano all'arte teatrale.
In questo ambito il 2 e 3 settembre sono stati presenti alla Giuria e al pubblico, 10 corti teatrali di venti minuti a conclusione di un articolato percorso di selezione che ha fatto emergere i finalisti di questa edizione del Premio per la prima volta divisi in due distinte categorie, Infanzia e Adolescenza.
La Premiazione avvenuta il 4 settembre è stata preceduta tra gestualità e poesia dall'emozionante talk dalla danzatrice e coreografa, per due volte negli anni vincitrice del premio, Valentina Dal Mas. che ha presieduto la giuria, composta da Benedetta Bruzzese di Arteven, circuito Teatrale multidisciplinare del Veneto, Roberta Colombo,direttrice del Festival di Teatro di Figura " Arrivano dal mare" e per l'Associazione Scenario, dalla presidente Cristina Valenti e dal suo vice Jacopo Maj.
Inoltre accanto agli spettacoli sono stati programmati come al solito diversi laboratori : l’Osservatorio critico condotto da Fabio Acca, riservato agli studenti dell’Università di Bologna, il Tavolo critico coordinato da Stefano Casi, “Luce Nera” laboratorio creativo per bambine e bambini dai 5 ai 10 anni, condotto da Veronica Ambrosini e Patrizio Dall'Argine, Teatro Medico Ipnotico, “Nuovi Sguardi. Piccolo Osservatorio di accompagnamento alla visione degli spettacoli rivolti a bambine e bambini dai 6 ai 10 anni e a ragazze e ragazzi dagli 11 ai 18 anni condotto da Beatrice Baruffini che ne ha restituito i profondi pensieri dei partecipanti sulle performance viste.
Sono inoltre previste quattro residenze artistiche retribuite, finalizzate al completamento degli spettacoli, presso il Teatro Due Mondi di Faenza e presso L’arboreto - Teatro Dimora di Mondaino nel quadro dei progetti di residenza siglati dall’intesa tra Governo, Regioni e Province.
C.I.U.R.M.A
Una edizione di sicuro rispetto quella del Premio a cui abbiamo assistito con 10 progetti, che come spesso è accaduto, ha fotografato perfettamente la situazione del Teatro dedicato all'Infanzia in Italia con le sue potenzialità e le sue debolezze. Come ogni volta abbiamo apprezzato la serietà e l'impegno di tutti gli artisti e tutte le artiste coinvolte. Come normalmente è accaduto ci siamo trovati perfettamente in linea anche con le scelte della giuria che ha decretato due vincitori e due menzioni in un contesto artistico sfaccettato e pieno di stimoli. Sono state infatti toccate diverse problematiche e suggestioni proprie dell'infanzia e dell'Adolescenza, dall' inestinguibile bisogno della fantasia come strumento benefico della vita, alla necessità del controllo e analisi dei propri sentimenti, dal tema del ricordo sia personale che storico per comprendere il presente, dal tema del Lavoro inteso non come oppressione, all'amicizia e alla tutela dell'ambiente.
Nelle due sezioni del Premio sono stati presentati 4 progetti per l'Infanzia e 6 per l'Adolescenza a testimonianza, anche in relazione della qualità delle creazioni a cui abbiamo assistito, di una caratteristica già per altro notata in altri contesti, le molte difficoltà degli artisti delle nuove generazioni a scrivere spettacoli per la prima infanzia. Inoltre, altra caratteristica comune che abbiamo notato, è stata la mancanza in scena dei così detti nuovi linguaggi a cui sono stati tendenzialmente preferiti, nell'esprimere tuttavia spesso urgenze contemporanee, la narrazione, il dialogo, il teatro di figura spesso solo come mero supporto al racconto e altre forme squisitamente tradizionali, in un caso addirittura la prosa accompagnata dal Canto. La Danza è stata presente in uno solo dei 10 progetti, mentre in un solo il corpo ha espressamente assunto valore simbolico.
QUESTI I PROGETTI VINCITORI DECRETATI DALLA GIURIA DEL PREMIO SCENARIO 2024.
Progetto vincitore del Premio Scenario infanzia 2024: “Cosa hai in testa?” di Natiscalzi DT (Castelnovo di Sotto, Re) con la seguente motivazione: «Cosa hai in testa? custodisce la grazia dell’avvicinarsi con delicatezza alla sfaccettante interiorità che contraddistingue la specie umana. I linguaggi della danza e della figura sono armonici messaggeri delle correnti emotive che si animano a vele spiegate. Dallo stupore al desiderio di spensieratezza e gioco, dagli inverni alle rinascite esistenziali, la vita si sfronda in attesa del suo rifogliarsi con cura e calore. Un’occasione preziosa per le nuove generazioni, e non, di lasciarsi toccare dalla vita, nei suoi fuochi di artificio, nei suoi slanci oltre i confini terrestri, nei suoi corvi neri che sorvolano e atterrano sui nostri terreni vulnerabili. Claudia ed Elena indagano con coraggio e rigore nelle pieghe più profonde dell’animo scoprendo una consistenza materica inaspettata, dura e friabile, un gesso bianco che risplende nelle oscurità e stimola un costante senso di meraviglia».
Progetto vincitore del Premio Scenario adolescenza 2024: “Tinta Una storia autobiografica” di Cicconi/Vono (Milano) con la seguente motivazione: «Un racconto intimo, profondo, che per un lungo tempo non trova le parole per essere espresso perché manca il fiato. Una storia privata che viene liberata grazie alla sua conoscenza. La storia di una ragazza di sedici anni, del suo viaggio dal Sud al Nord e poi di nuovo al Sud. Una altalena di vicende, di soprusi, di affermazioni che rimane nel più profondo dell’animo fino al giorno in cui la nonna non decide che è giunto il momento di rispettarsi e farsi rispettare accettando di registrare il suo vissuto. Un atto forte, che sfida il pudore e sceglie il teatro come custode della memoria, un atto spontaneo che, dalla più profonda intimità, sfocia nello spazio pubblico. In scena pochi elementi: una cima da ormeggio che è anche un gomitolo, un filo di Arianna che può portare lontano nella memoria, ma anche farci tornare alle nostre origini di popolo di emigranti. Una favola nera, disincantata, reale, portata in scena dalla nipote Eleonora».
DUE LE MENZIONI SPECIALI DELLA GIURIA
“C.I.U.R.M.A.! - Pendagli da forca” di Sea Dogs Plus (Foligno, Pg) con la seguente motivazione: «Il dialogo ritmico e fortemente ironico della compagnia Sea Dogs Plus rappresenta il racconto di due bambini pirati troppo cresciuti e di un pappagallo femmina, parlante e capitano, alla ricerca di un tesoro su un galeone che non c'è, ma non lo sa. Il viaggio raccontato diventa un omaggio alla fantasia in cui i pirati, simbolo di autenticità e aderenza alla natura selvaggia, lontani dai canoni stereotipati della società, ci narrano l'importanza della cura dell'ambiente e dell'altro, attraverso la trasmissione dei valori dell'amicizia e della solidarietà, in un clima di educazione all'emozione che non cade mai nella superficialità. Il gruppo, attraverso l'utilizzo di materiali di riuso, del teatro d'attore e del linguaggio dei pupazzi, porta in scena un gioco pregno di significato con ritmi comici incalzanti».
“It’s a match !” di Micol Jalla (Torino) con la seguente motivazione: «Un mondo distopico in cui fare match significa abbinarsi, appaiarsi attraverso profili affidati a un social network, nell’illusione che un meccanismo algoritmico possa aggirare la casualità dei destini individuali sovvertendo la naturalità delle relazioni genitoriali. Sono stati i preadolescenti coinvolti in una indagine sull’argomento a fornire le domande da affidare a un’immaginaria app di incontri destinata a risolvere la difficoltà tutta contemporanea di essere genitori e figli. Uno spettacolo che, nel disegnare la simulazione agghiacciante di vincoli famigliari affidati a un meccanismo di compravendita dell’identità e dei legami, inquieta e lascia aperte le domande che riguardano i confini fra imposizione e autoimposizione, aderenza alle aspettative e accettazione dell’imperfezione, dipendenza dall’approvazione degli altri e libertà di essere se stessi».
IT'S A MATCH !
Nella sezione dedicata all' Infanzia, come si diceva 4 le proposte portate in finale dall'Associazione Scenario: “C.I.U.R.M.A.! – Pendagli da Forca” di Sea Dogs Plus “Cosa hai in testa?” di Nati scalzi, unica creazione di danza, presente al Premio, “India” di Cecilia Bartoli e “ Lino e Lone” di V.A.N. Verso altre narrazioni .
Il potere dell'immaginazione è stata al centro di “C.I.U.R.M.A.! – Pendagli da Forca” dei folignati Sea Dogs Plus, dove Francesco Bianchi e Silvio Impegnoso, sono due bambini “troppo cresciuti”, due adulti che sognano di fare i pirati. L’irruzione nelle loro vite dell'energetica Arianna Primavera a forma di pappagallo parlante del Venezuela li stimola, complice il pubblico dei bambini, a crederci davvero, trasportandoli da capo spedizione in grandi avventure, prima tra tutte quella di cercare un tesoro, del quale il sagace uccello ha rubato la mappa per poi condurli attraverso semplici artifici teatrali in territori sempre diversi di immaginifica sostanza “C.I.U.R.M.A.! – Pendagli da Forca” ci è parso uno squarcio teatrale , ben costruito, un gioco teatrale di semplice e accattivante empatia di cui ci piacerà osservare il proseguimento.
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“Cosa hai in testa?” di Nati Scalzi su regia e coreografia di Claudia Rossi Valli, danzatice di cui conoscevamo già la perizia artistica, che questa volta è in scena con Elena Grappi, ci introduce in diversi mondi di suggestiva sostanza. Il progetto, liberamente ispirato all’albo illustrato “Il bambino con i fiori nei capelli" di Jarvis, è stato l' unico spettacolo di Danza, proposto in simbiosi con il teatro di figura, presentato a Scenario e mette in scena, attraverso una storia di amicizia, tutto il potere della fantasia e della immaginazione : L'amicizia tra Valentina e Ale, la reale possibilità che i capelli di Valentina hanno di trasformarsi in rami e foglie, una chioma magica dalla quale può uscire tutto ciò che lei immagina. Così in scena vedremo navigare le due amiche sul veliero della fantasia, attraverso un tappeto musicale sempre cangiante, verso mondi assai diversi, finché un giorno qualcosa cambia : fa improvvisamente capolino a forma di corvo la morte e così una ad una, le foglie sulla testa di Vale cadono. Uno spettacolo che, attraverso la danza e il teatro di figura che si mescolano sapientemente insieme, pone continue domande ai ragazzi, suggerendo sogni e speranze possibili, indagando con delicatezza così il mondo complesso delle emozioni. Una sfida ardua e accattivante quella di dover continuare il progetto.---------------------
Cosa ci fa una tigre nella cantina di Lillia, una bambina di 10 anni ? Dove sarà finita la sua amica Anna che finalmente ha accettato l'invito di giocare insieme a lei ? Da queste belle suggestioni metaforizzanti Cecilia Bartoli in “India”, diretta da Federico Ghelarducci, ci racconta la storia di una bambina che cova dentro di sé forse un risentimento, una frustrazione che ha bisogno di uno sfogo, simile al ruggito di una tigre. "India" così diventa una storia sulla solitudine, sull'accettazione di se stessi e sulla possibilità di potersi riconnettere con il mondo intorno, con gli altri che non ti accettano. Per ora tutto questo corollario di belle suggestioni è appena accennato, avendone tutte le notevoli possibilità di essere espresse teatralmente, siamo molto curiosi di capirne gli sviluppi.
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“Lino e Lone “ dei Siracusani V.A.N. Verso altre narrazioni, su regia e drammaturgia di Ornella Matranga con Gabriele Manfredi e Gabriele Rametta affronta con semplicità i temi dell’incontro, del valore della diversità e dell’amicizia. Protagonisti sono due esseri umani diversissimi tra loro, Lino e Lone, per corporatura e indole. In scena i due protagonisti durante una giornata davvero speciale, colma di belle avventure, attraverso il gioco e la scoperta uno dell'altro, accompagneranno i piccoli spettatori a scoprire e a meravigliarsi di quanto proprio la diversità non sia un ostacolo ma una risorsa in ogni esperienza che condividiamo. Consiglieremmo agli autori del progetto di proporlo ai piccolissimi, sino ai 4 anni, per i più grandi pensiamo che gli stereotipi, per ora presenti, legati all'amicizia e alla scoperta dell'universo che ci sta intorno, abbiano bisogno di diversa sostanza.
6 invece quelle scelte nella sezione dedicata all'Adolescenza : "Per Atena!" di Le scimmie Cuori teneri, anime forti: l’avventura antinazista dei fratelli Scholl dei siciliani Misfatto a Palazzo " Earth.Trilogia della fine del mondo" di Manuel Di Martino,"It’s a match!" di Micol Jalla, " Maìo" di cromo collettivo artistico, "Tinta- una storia autobiografica" di Eleonora Cicconi, drammaturgia e regia Verdiana Vono
Protagonisti di “Per Athena !” della compagnia napoletana “Le Scimmie” (che già conoscevamo per il progetto dedicato alla famosa fiaba “ I vestiti nuovi dell'imperatore “) scritto da Ciro Burzo con la regia di Carlo Geltrude che insieme sono in scena, sono due dimenticati dalla Storia, Epeo, costruttore del cavallo di Troia e Sinone, soldato scelto con il compito di convincere i Troiani ad accettare il cavallo in segno di pace. Li vediamo davanti a un piccolo cavallo, simbolo di un epopea più grande di loro, che tuttavia, in qualche modo, li ha visti protagonisti. Da lì si snoda un fitto dialogo che, entrando anche in modo ironico nelle vicende della famosa guerra decennale di Troia, conduce il pubblico dei ragazzi a farsi delle domande “Cosa si è disposti a fare per salvare il proprio popolo? Quanta terra vale una vita? Quante vite vale una terra?” Se l'incipit del progetto è veramente interessante nella caratterizzazione dei due personaggi, consiglieremmo la compagnia a rendere teatralmente più allusive in scena nel proseguimento del progetto, gli intendimenti morali e le domande sulla natura dolorosa della guerra, per ora solo enunciati, che sono alla base dello spettacolo, di cui però ci piacerebbe vedere il finale.
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“Cuori teneri, anime forti: l’avventura antinazista dei fratelli Scholl “ dei siciliani Misfatto a Palazzo, scritto da Salvo Canto su soggetto di Arianna Vinci, con in scena Salvo Canto, Sara Cilea, Arianna Vinci, è un variegato e composito omaggio a due veri eroi dell'antinazisno, Hans e Sophie Scholl, fondatori della “Rosa bianca”, martiri della Resistenza tedesca.
La loro storia è narrata da un’adolescente, simile pubblico a cui il progetto è destinato ( è necessario ? e nello stesso tempo rischioso quando un adulto interpreta un adolescente,anche se ne comprendiamo l'intendimento) nel pieno della sua ribellione che si lascia appassionare dalla loro storia che la madre le racconta tutte le sere. Davanti e dietro a una scenografia che rimanda ai quadri di Piet Mondrian, artista messo al bando da Hitler come degenerato, assistiamo, nel corso del progetto, prima alla loro adesione al Nazismo e poi piano piano alla loro consapevolezza dell'orrore nascosto dentro le idee del dittatore tedesco. Il progetto, seppur di impianto tradizionale, utilizza in modo congruo tutti i linguaggi possibili della scena, dalla prosa, al teatro di figura, persino in modo inusuale il canto, per narrare agli adolescenti la storia terribile del sacrificio di 2 loro coetanei in difesa della libertà.----------------------------
“Earth. Trilogia della fine del mondo” del napoletano Manuel Di Martino è invece una sagace e intelligente commedia in tre atti, che racconta, attraverso altrettanti paradossi, senza nessuna ombra di didascalismo, come ahimè spesso succede, corroborata invece da un'aura di benefica ironia, i disastri dovuti alla crisi climatica e alla conseguente, per ora metaforica, scomparsa della civiltà. In scena osserviamo Pasquale Aprile, Francesca Cercola e Gianluigi Montagnaro, durante tempi e luoghi differenti, ben delineati nella loro diversità e significativa sostanza, accompagnare catastroficamente in modi originali e teatralmente eterogenei, i ragazzi ad attraversare le diverse fasi del cambiamento climatico, verso la non lontana eventualità del disfacimento del Pianeta che ci accoglie.
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It’s a match! su regia e drammaturgia di Micol Jalla con Martina Montini e Letizia Russo, è invece una intelligente e divertente indagine sulla famiglia e in particolare sul rapporto madre e figlia che nasce anche da un lungo processo di indagine sul campo attraverso apposite domande poste a un campione selezionato di persone sui concetti di aspettativa, di perfezione, di scelta, di predeterminazione, di adattamento, di delusione, di crescita e dunque sulla difficoltà di essere figli e di essere genitori.
Tutto ciò è stato trasportato in un mondo distopico in cui genitori e figli si scelgono a vicenda su un social network, denominato “Kinder”, che contiene una serie di profili con cui fare match di possibili convergenze emotive dove vediamo misurarsi un’aspirante madre e un’aspirante figlia, Martina Montini e Letizia Russo. Dopo una serie di incontri/scontri sfortunati, le due si conoscono e decidono finalmente di adottarsi per sempre. Ma potersi scegliere tiene alla larga i problemi? Proposto in una cornice visiva interessante pensata da Rosita Vallefuoco con i costumi di Katarina Vukcevic, significativamente colorata, il progetto propone agli adolescenti una serie di intelligenti stimoli per osservare le varie declinazioni su cui si potrebbero sviluppare i rapporti familiari.
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Giustamente non poteva mancare uno spettacolo su un tema oggi centrale, quello del lavoro: ci ha pensato Cromo Collettivo artistico con Maìo su regia Ivo Randaccio che si è avvalso come dramaturg di Tommaso Burbuglini. Arianna Serrao, Valerio Sprecacè e Andrea Perotti sono tre operai che lavorano presso una misteriosa fabbrica. I tre muovendo dei misteriosi pacchi, sono costretti a muoversi incessantemente nello stesso modo, attraverso un’invisibile catena di montaggio, al servizio di una voce che dall'alto impone loro ritmi impossibili, coccolandoli alla bisogna, stimolandoli quando il ritmo sempre uguale perde sostanza. A rompere il tossico equilibrio di tutto ciò, è uno di loro, Arianna, che si azzarda a farsi domande, rompendo tutte le certezze su cui prima si era mossa. Molto efficace la prima parte del progetto in cui il corpo dei tre attori dà adeguata sostanza ai suoi intendimenti, ne attendiamo con curiosità il completamento, attraverso una simile efficace teatralità, che possa dare risposte alle possibilità di conservare una proria identità in un mondo che ci porta inesorabilmente verso l'omologazione di pasoliniana memoria.
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L'appassionante melanconica storia di Tinta / Giovanna, la protagonista dell'emozionante progetto " Tinta-una storia autobiografica", nasce da una storia autobiografica,quella di Eleonora Cicconi che, sulla drammaturgia e regia Verdiana Vono, ce la racconta in scena: ci racconta del viaggio fatto in aereo da una adolescente con la propria nonna a Toronto in aereo, non per una gita di piacere ma per fare uscire dalla memoria della madre di sua madre una storia appassionante cucita con il dolore e la speranza. Dalla memoria così esce il ricordo di un altro, questa volta lungo viaggio, fatto molti anni prima da nonna Giovanna, su un un transatlantico per andare dalla sua Sicilia a incontrare un uomo, con cui si era appena sposata per procura. Quella ragazza, ora anziana, narra così alla nipote quei ricordi, ricucendoli con il filo della memoria. Eleonora così li riporta sulla scena con tutti i mille ostacoli che la nonna aveva trovato, con le speranze di una nuova vita, con le molestie subite. In scena un grande gomitolo da cui esce un filo bianco ci ricorda non solo della sua passione, il cucito, ma è anche metafora dei fili della memoria che si connettono, dei fili che ora la possono connettere alla felicità. Tutto ciò avviene mentre la sua voce registrata svela segreti, desideri e sogni infranti.
E tra il pubblico possiamo abbracciare la vera Giovanna che ci sorride.
MARIO BIANCHI
FOTOGRAFIE