LO SLASH FESTIVAL A MILANO : LO HA VISITATO PER NOI SAMUEL ZUCCHIATI
Per un teatro dell'accessibilità che cerca di innovarsi sempre in questa direzione.
Nella sempre vibrante cornice culturale di Milano, lo Slash Festival ha inteso spostare il baricentro verso le periferie, proprio lì dove la città rallenta il suo passo. Si concentra nel Municipio 7, vicino alle riserve verdi e a pochi minuti dalla casa dove Francesco Petrarca trascorse il suo periodo milanese. Il festival, curato da Artevox Teatro, che si è svolto dal 13 al 22 Settembre, si muove ai margini: ai margini della metropoli, ai margini della cultura, ai margini del palcoscenico. Attraverso un programma variegato e audace si è parlato di accessibilità non come aggiunta, ma come sostanza. Non "teatro accessibile" ma una ricerca sull'accessibilità, un percorso che non finisce mai, proprio perchè la diversità è la fonte della nostra umanità.
In un periodo in cui Milano non è ancora avvolta dal suo frenetico caos, il palinsesto dello Slash Festival si è sviluppato tra spettacoli che spaziano dal teatro sperimentale alla performance art, passando per la danza contemporanea e il teatro fisico.
Tra gli appuntamenti più caratteristici ci ha molto interessato "Autoritratto" di Diana Anselmo del collettivo Al.Di.Qua. In tre atti, Diana ci porta dentro il suo sguardo, che abita un corpo disabilitato. Lo sguardo degli altri, intrusivo, che carica di stigma. E infine lo sguardo riappropriato, quello che prende il potere di autodeterminarsi. Diana ci sfida a ripensare il corpo, a non accettare passivamente quella visione riduttiva di chi, come dice lui stesso, progetta un mondo solo per uomini bianchi, cis, etero e occidentali. Qui Goffman e la Teoria Critica diventano strumenti per ribaltare la prospettiva, per dirci che la diversità non è un’anomalia ma una realtà.
"Dimmi cosa vuoi vedere" di Marta Cuscunà ci porta invece a condurre una riflessione profonda su cosa significhi davvero "vedere". Originariamente concepito come spettacolo di teatro visuale, grazie alla collaborazione con il collettivo Al.Di.Qua, lo spettacolo è realizzato ora per un pubblico ipovedente. Attraverso la narrazione audio, Marta e gli artisti del collettivo aprono un dialogo tra immagini e parole, un gioco sottile che spinge lo spettatore a rivedere (letteralmente) le sue percezioni e a interrogarsi su cosa voglia veramente vedere.
Ogni messa in scena, anche le più interattive come Arcipelago di Teatro Telaio, invita a un'esperienza personale e condivisa. In Arcipelago "ogni bambino, ogni bambina, mossi da alcune parole di magico spessore (ascolta, guarda, senti, racconta) vi si immerge dentro, rispondendo ai diversi stimoli, suggeriti da ogni isola, creando un proprio diario emozionale che poi viene condiviso con tutti." (dalla motivazione del Premio Eolo 2023). E non dimentichiamoci di Hamelin, che dopo aver conquistato il Premio Eolo 2023, conferma che il teatro per ragazzi può essere totalizzante, sensoriale, capace di parlare a più livelli.
Tra workshop, incontri con gli artisti e laboratori, lo Slash Festival non è solo spettacolo, è riflessione, è crescita, è comunità avendo come valori fondanti : Accessibilità e Innovazione.
Lo Slash Festival non ci parla di inclusività, ma di accessibilità. Non si tratta di fare spazio, ma di togliere le barriere. Quelle barriere che disabilitano, che rendono il diverso un’eccezione. Questo è un festival che Marta Galli e Artevox hanno fortemente voluto, perché il teatro può (e deve) arrivare a chi oggi non ha accesso. Pubblici che non sono pubblici, non ancora almeno.
Come spiega Marta Galli: “Ci siamo chiesti che tipo di lavoro si poteva fare per arrivare a quei pubblici che attualmente non vengono a teatro, perché hanno delle barriere di accesso”. Non è un caso che la ricerca sull’accessibilità abbia guidato tutto il percorso di progettazione del festival, influenzata dalle esperienze vissute all'estero.
Infatti, guardiamo all'estero: dove festival come Unlimited al Southbank Centre di Londra o il Liberty Festival hanno già dimostrato come l'accessibilità possa essere il cuore pulsante della performance. In Israele, spettacoli accessibili per i non vedenti includono narrazioni in tempo reale e tour tattili del palcoscenico, creando esperienze coinvolgenti anche per chi, solitamente, resta ai margini della platea. Questi esempi hanno contribuito a ispirare lo Slash Festival a renderlo un Palcoscenico per una Milano sempre meno accessibile
Così Slash Festival negli intenti degli organizzatori non è non è solo una festa del teatro, ma un atto politico. Un atto che sfida Milano, una città sempre più gentrificata, sempre meno accessibile. Mentre le barriere sociali ed economiche si innalzano, lo Slash Festival abbassa quelle culturali, invitando artisti e pubblico a dialogare in spazi inusuali, dove la periferia si fa centro. Ogni anno, ogni edizione, questo festival diventerà un segno, un richiamo per ricordare a Milano che l'accessibilità non è un favore, è un diritto e un percorso da camminare.
Per un teatro dell'accessibilità che cerca di innovarsi sempre in questa direzione.
Nella sempre vibrante cornice culturale di Milano, lo Slash Festival ha inteso spostare il baricentro verso le periferie, proprio lì dove la città rallenta il suo passo. Si concentra nel Municipio 7, vicino alle riserve verdi e a pochi minuti dalla casa dove Francesco Petrarca trascorse il suo periodo milanese. Il festival, curato da Artevox Teatro, che si è svolto dal 13 al 22 Settembre, si muove ai margini: ai margini della metropoli, ai margini della cultura, ai margini del palcoscenico. Attraverso un programma variegato e audace si è parlato di accessibilità non come aggiunta, ma come sostanza. Non "teatro accessibile" ma una ricerca sull'accessibilità, un percorso che non finisce mai, proprio perchè la diversità è la fonte della nostra umanità.
In un periodo in cui Milano non è ancora avvolta dal suo frenetico caos, il palinsesto dello Slash Festival si è sviluppato tra spettacoli che spaziano dal teatro sperimentale alla performance art, passando per la danza contemporanea e il teatro fisico.
Tra gli appuntamenti più caratteristici ci ha molto interessato "Autoritratto" di Diana Anselmo del collettivo Al.Di.Qua. In tre atti, Diana ci porta dentro il suo sguardo, che abita un corpo disabilitato. Lo sguardo degli altri, intrusivo, che carica di stigma. E infine lo sguardo riappropriato, quello che prende il potere di autodeterminarsi. Diana ci sfida a ripensare il corpo, a non accettare passivamente quella visione riduttiva di chi, come dice lui stesso, progetta un mondo solo per uomini bianchi, cis, etero e occidentali. Qui Goffman e la Teoria Critica diventano strumenti per ribaltare la prospettiva, per dirci che la diversità non è un’anomalia ma una realtà.
"Dimmi cosa vuoi vedere" di Marta Cuscunà ci porta invece a condurre una riflessione profonda su cosa significhi davvero "vedere". Originariamente concepito come spettacolo di teatro visuale, grazie alla collaborazione con il collettivo Al.Di.Qua, lo spettacolo è realizzato ora per un pubblico ipovedente. Attraverso la narrazione audio, Marta e gli artisti del collettivo aprono un dialogo tra immagini e parole, un gioco sottile che spinge lo spettatore a rivedere (letteralmente) le sue percezioni e a interrogarsi su cosa voglia veramente vedere.
Ogni messa in scena, anche le più interattive come Arcipelago di Teatro Telaio, invita a un'esperienza personale e condivisa. In Arcipelago "ogni bambino, ogni bambina, mossi da alcune parole di magico spessore (ascolta, guarda, senti, racconta) vi si immerge dentro, rispondendo ai diversi stimoli, suggeriti da ogni isola, creando un proprio diario emozionale che poi viene condiviso con tutti." (dalla motivazione del Premio Eolo 2023). E non dimentichiamoci di Hamelin, che dopo aver conquistato il Premio Eolo 2023, conferma che il teatro per ragazzi può essere totalizzante, sensoriale, capace di parlare a più livelli.
Tra workshop, incontri con gli artisti e laboratori, lo Slash Festival non è solo spettacolo, è riflessione, è crescita, è comunità avendo come valori fondanti : Accessibilità e Innovazione.
Lo Slash Festival non ci parla di inclusività, ma di accessibilità. Non si tratta di fare spazio, ma di togliere le barriere. Quelle barriere che disabilitano, che rendono il diverso un’eccezione. Questo è un festival che Marta Galli e Artevox hanno fortemente voluto, perché il teatro può (e deve) arrivare a chi oggi non ha accesso. Pubblici che non sono pubblici, non ancora almeno.
Come spiega Marta Galli: “Ci siamo chiesti che tipo di lavoro si poteva fare per arrivare a quei pubblici che attualmente non vengono a teatro, perché hanno delle barriere di accesso”. Non è un caso che la ricerca sull’accessibilità abbia guidato tutto il percorso di progettazione del festival, influenzata dalle esperienze vissute all'estero.
Infatti, guardiamo all'estero: dove festival come Unlimited al Southbank Centre di Londra o il Liberty Festival hanno già dimostrato come l'accessibilità possa essere il cuore pulsante della performance. In Israele, spettacoli accessibili per i non vedenti includono narrazioni in tempo reale e tour tattili del palcoscenico, creando esperienze coinvolgenti anche per chi, solitamente, resta ai margini della platea. Questi esempi hanno contribuito a ispirare lo Slash Festival a renderlo un Palcoscenico per una Milano sempre meno accessibile
Così Slash Festival negli intenti degli organizzatori non è non è solo una festa del teatro, ma un atto politico. Un atto che sfida Milano, una città sempre più gentrificata, sempre meno accessibile. Mentre le barriere sociali ed economiche si innalzano, lo Slash Festival abbassa quelle culturali, invitando artisti e pubblico a dialogare in spazi inusuali, dove la periferia si fa centro. Ogni anno, ogni edizione, questo festival diventerà un segno, un richiamo per ricordare a Milano che l'accessibilità non è un favore, è un diritto e un percorso da camminare.
Una prima edizione che promette molto, quindi: tenete d'occhio questo festival.
SAMUEL ZUCCHIATI